Il cinema, come ogni linguaggio artistico, si evolve col passare del tempo e con il modificarsi della società, mutando nello stile e nei contenuti nella virtuosa ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante per un pubblico che si fa sempre più esigente.
In questo senso, siamo sicuri che la missione di ogni regista sia impregnata della necessità di essere originali e fedeli a se stessi anche attingendo dal passato e dai grandi nomi che hanno fatto la storia della settima arte.
Cerchiamo, dunque, di capire quali saranno i registi di cui sentiremo più parlare nei prossimi anni e che hanno già saputo stupire raccontando in maniera personale e sfruttando tecnica e visione per aggiornare un media che, nonostante l’età, riesce a mantenersi giovane anche grazie al contributo di queste nuove leve.
Un piccolo recap
Guardando alla storia del cinema ci sono nomi indimenticabili che hanno segnato in qualche modo la vita di ogni appassionato e che hanno saputo cambiare le regole del gioco. Stiamo parlando di maestri assoluti quali Federico Fellini, Buster Keaton Stanley Kubrick, Akira Kurosawa, Alfred Hitchcock e, più recentemente, Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Steven Spielberg o Spike Lee.
Autori che hanno saputo reimmaginare l’idea di cinema e hanno segnato la cultura pop delle proprie epoche innalzando il livello dell’intrattenimento e, spesso portando sugli schermi qualcosa che va oltre la semplice narrazione di una storia.
Oggi la globalizzazione velocizza e cannibalizza tutto: i cambiamenti sociali e culturali sembrano viaggiare a un ritmo sempre più veloce e le tendenze narrative rischiano di diventare superate dopo soltanto pochi mesi.
Riuscire a catturare e, soprattutto, a mantenere l’attenzione del pubblico è sempre più complicato e richiede la capacità di mantenersi giovane nello spirito e di mettersi continuamente in discussione, alla ricerca di una grandezza duratura nel tempo, che, di certo, non è per tutti.
I più nostalgici e conservatori continueranno naturalmente ad apprezzare esclusivamente, o quasi, quegli autori con cui sono cresciuti o che abbiano dalla loro una storia di successi lunga abbastanza da non essere discussa, ma noi, dal canto nostro, siamo sicuri che il cinema, così come la letteratura, le altre forme di arte o intrattenimento e la società stessa, vadano avanti incuranti di quelli che non sappiano guardare in avanti perché troppo impegnati con le grandezze del passato.
Per chi dovesse riuscire a mettere in discussione i propri gusti accettando nuovi ritmi, nuovi linguaggi e nuovi temi, il panorama appare più luminoso che mai e il novero di nuovi registi, spesso anche autori, sempre più preparati ed eclettici nel proprio lavoro, si fa sempre più ampio.
Giovani registi, nuove rockstar
Entriamo finalmente nello specifico. Gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso sono stati il teatro di filmmaker tanto significativi da diventare icone dei loro tempi, rockstar che hanno saputo imprimere il proprio marchio indelebile su ogni lavoro.
Ma i tempi sono cambiati, il pubblico è cambiato, l’industria cinematografica è cambiata. I nuovi registi hanno dovuto adeguarsi a questi cambiamenti e sono diventati sempre più spesso, proprio seguendo i passi dei loro predecessori, artisti a tutto tondo, infilandosi sotto diversi aspetti nei processi di produzione.
Un filmmaker come Edgar Wright, stella brillantissima del nuovo firmamento hollywoodiano, deve tantissimo del suo successo alla sua capacità di scrittura per il cinema e alla capacità di unire una tecnica sopraffina all’idea di non prendersi troppo sul serio: la Trilogia del Cornetto e Scott Pilgrim vs the World sono opere emblematiche della sua bravura nel divertirsi e nel mantenere uno stile che, pure essendo sempre uguale a se stesso, non smette mai di stupire e difficilmente risulta noioso. Allo stesso modo, film come Ultima Notte a Soho o Baby Driver sembrano esplicitare la sua intenzione di non rimanere mai fermo e di continuare il suo percorso di crescita e di evoluzione a prescindere dai rischi e dalle difficoltà.
Un altro regista che, negli anni, ha saputo costruire una solidità inferiore soltanto all’unicità e riconoscibilità del suo stile è Wes Anderson. Anderson, forse non è più un ragazzino, ma sicuramente è uno di quegli autori che dai primi anni del nuovo secolo ha saputo lasciare la sua firma grazie a inquadrature e sequenze che lo rendono inimitabile e riconoscibilissimo. Quello che Tarantino aveva fatto con il dialogo, Wes Anderson sembra farlo con la cinepresa e con la scenografia.
Allo stesso modo ci sono quei filmmaker che, come dei moderni cantautori, sembrano preoccuparsi del messaggio quanto se non più che della forma e che, riprendendo le gesta dei grandi del passato stanno trasformando e rivitalizzando il cinema di genere.
Jordan Peele è un regista horror molto bravo dal punto di vista tecnico e narrativo ad alzare la tensione e fa dei suoi messaggi politici, espliciti o meno, un marchio di fabbrica che può avvicinarlo ai vari John Carpenter o Wes Craven del passato. Peele infatti sembra dotato di una fantasia capace di trasformare in una metafora horror temi profondi e di attualità come il razzismo, lo sfruttamento e l’ineguaglianza sociale e allo stesso tempo è sicuramente dotato di quel coraggio necessario alla sperimentazione.
I suoi tre film, Scappa – Get Out, Us, e Nope, sono tre piccoli gioielli, molto diversi tra di loro e tutti capaci di incutere ansia, di far pensare e di intrattenere tanto lo spettatore più consapevole quanto quello alla ricerca soltanto di un paio di ore di svago.
Stesso dicasi per Neil Blomkamp, che, nonostante dopo aver stupito il mondo con District 9 abbia avuto diverse battute d’arresto con film meno riusciti del suo lungometraggio d’esordio, avrà sicuramente ancora tanto da dare alla causa.
Come tanto da dare alla causa avrà Ryan Coogler che ha saputo prendere l’idea di Blockbuster ribaltandola e omaggiando di una forte personalità anche quei film ad alto budget, che di solito, per venire incontro all’esigenza di piacere a un’ampia fetta di pubblico, difettano di sperimentazione o originalità.
Potremmo continuare questa lista con altri nomi importanti, che vanno da quelli della nuova onda al femminile con in testa Chloè Zalo a registi affermati e in rampa di lancio come Damien Chezelle o Robert Eggers e chissà ancora quanti altri.
Ci vogliono registi coraggiosi per fare ancora grande il cinema
Il messaggio è chiaro: l’industria cinematografica probabilmente è in difficoltà a causa degli effetti post-pandemici e a causa dell’avvento delle grandi piattaforme di streaming, ma l’evoluzione e l’arricchimento di una delle forme d’intrattenimento più importanti della nostra società continua imperterrita, cercando e proponendo soluzioni che nascano prima di tutto dall’ingegno e dalla passione.
Che si prospetti un futuro in cui la serialità sostituirà del tutto l’idea di lungometraggio o quello in cui nuove possibilità tecnologiche permetteranno un’esperienza sempre più immersiva, i nostri giorni da spettatori sono nelle mani di questi giovani appassionati registi.
E, ancora una volta, l’orizzonte sembra davvero limpido a guardarlo dagli occhi sognanti di questi nuovi narratori che ogni giorno trovano il coraggio di mettersi in discussione e di raccontare il proprio punto di vista nella maniera più divertente possibile.