In molte opere di fantascienza e nei sogni di molte persone ci sarebbe la possibilità di accedere online con un unico sistema di accesso, senza dover utilizzare decine e decine di account diversi. Questo sistema in molti Paesi non è solo teorico e prende il nome di “identità digitale“.
Questo tema è tornato alla ribalta negli ultimi mesi per l’avvento del nuovo Governo Meloni che, in diverse dichiarazioni, ha espresso la sua volontà di superare lo SPID. Ma a voler giungere a un unico sistema non è solo il nostro Paese: la stessa Unione Europea da diversi anni sta lavorando a un’identità digitale unica per i suoi cittadini.
Ma quali sono le sfide per arrivare un sistema unico? E perché lo SPID rimane un sistema valido nonostante le critiche ricevute nei mesi scorsi? Scopriamo insieme quali sono le sfide per il futuro dell’identità digitale e quali sono le possibilità per noi cittadini.
Identità digitale: il presente nell’esempio dell’Italia
Lo abbiamo già accennato: in parte l’identità digitale è già realtà anche in Italia. Ci sono due sistemi principali nel nostro Paese: uno è proprio lo SPID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Questo sistema è attivo dal 2015 e permette a tutti gli utenti di accedere ai servizi della pubblica amministraizone e di alcuni privati con delle credenziali uniche.
Per ottenerle bisogna affidarsi a servizi gestori dello SPID, quali TIMid, PosteID, SpidItalia o Aruba. Esistono tre livelli di sicurezza per lo SPID e ogni gestore offre uno, due o tutti e tre questi livelli.
La seconda identità digitale attiva nel nostro Paese è la cosiddetta CIE: la Carta d’Identità Elettronica. Rispetto al classico documento d’identità cartaceo, la CIE è costituita da una tessera che non solo è più “tascabile”, ma tramite PIN permette di accedere ai servizi di molte Pubbliche Amministrazioni in Italia e nell’UE.
Dopo una lunga fase sperimentale, iniziata nei primi anni Duemila, dal 2016 la Carta d’Identità Elettronica ha iniziato a essere introdotta in tantissimi comuni italiani. Da allora è sempre più diffusa nel nostro Paese, anche perché ha del tutto sostituito la versione cartacea per chi deve richiedere un nuovo documento di identità (ovviamente le carte identità cartacee sono ancora valide fino alla loro scadenza naturale).
La SPID e la CIE sono simili e diversi per certi aspetti. Da un lato, con il primo parliamo di un’identità digitale basata solo su credenziali online; la CIE invece prevede anche un documento fisico. Inoltre, lo SPID non può sostituire in toto la Carta d’Identità Elettronica: il primo non è un documento di riconoscimento, la seconda sì. Infine, lo SPID offre un sistema di accesso più semplice rispetto alla Carta d’Identità Elettronica: se con entrambi si possono utilizzare delle app per il login, la Carta d’Identità Elettronica necessità di un cellulare NFC, lo SPID no.
Visto i pro e contro di entrambi i sistemi e la bontà dello SPID, è facile comprendere perché dopo gli annunci iniziali il Governo Meloni abbia fatto alcuni passi indietro. Come ha detto a marzo il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, lo SPID rimarrà “finché non avremo una formula migliore”.
Ciò non toglie che rimane negli obiettivi dell’attuale esecutivo la realizzazione di un sistema unico . Lo ha ribadito lo scorso mese Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. 25 su 27 Paesi UE hanno attivato “almeno un sistema identità digitale”, alcuni ne hanno “più di uno” (l’Italia per esempio): “una moltiplicazione di identità digitali” che va “superata”.
Il futuro dell’identità digitale: la carta d’identità elettronica europea
Ed ecco che arriviamo al futuro dell’identità digitale. Tra i molteplici progetti in cantiere negli organismi europei c’è anche quello per un Wallet digitale europeo: “Un portafoglio digitale personale per i cittadini e i residenti dell’UE”. Parliamo per l’appunto dell’European Digital Identity, che si traduce nella Carta d’Identità Elettronica (eID) europea. Un’iniziativa lanciata tre anni fa e che dopo diversi passaggi lo scorso marzo ha ricevuto un primo “ok” dal Parlamento Europeo. Il prossimo step sono i lavori di negoziazione tra l’UE e i singoli Stati per la definizione di questa eID europea.
Un sistema unico per i 27 stati membri dell’UE avrebbe diversi vantaggi, esposti dalla stessa Commissione Europea:
- Un modo semplice e sicuro di controllare quante informazioni ognuni di noi desidera condividere con i servizi che riechiedono la condivisione di informazioni;
- Uno strumento che funziona tramite portafogli digitali disponibili su applicazioni per telefoni cellulari e altri dispositivi per: identificarsi online e offline; conservare e scambiare informazioni fornite dai governi, ad esempio nome, cognome, data di nascita, cittadinanza; conservare e scambiare le informazioni fornite da fonti private e affidabili; utilizzare le informazioni per confermare il diritto di soggiornare, lavorare o studiare in un determinato Stato membro.
Si potrà arrivare a un’unica identità digitale nei prossimi anni? I vantaggi di questo tipo di sistema sarebbero moltissimi e in parte li abbiamo già citati. Come ricorda la stessa Commissione EU, con un eID europeo si potrebbe per esempio aprire un conto in banca, gestire la dichiarazione dei redditi, fare il check-in in albergo, firmare documenti ed e-mail senza per forza stamparli, e altro ancora.
Le sfide sono naturalmente tante, a partire dalle decisioni che prenderanno i singoli Stati e la preparazione di infrastrutture adeguate. Naturalmente, in Paesi come l’Italia, bisognerà trovare un modo per giungere un sistema unico in mezzo a questa frammentazione, senza gettare via tutto ciò che di positivo ha fatto un sistema come lo SPID.
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Fonti: SPID, CIE, AgendaDigitale, Il Post, Ansa 1 e 2, Commissione Europea