ChatGPT, il chatbot nato dalla grande inventiva di OpenAI, è un argomento di discussione e d’interesse ormai da mesi sul web. Per via del suo virtuosismo e della curiosità che suscita il suo utilizzo, non è affatto raro leggere online delle bizzarre situazioni che si vengono a creare attorno a questo tipo di tecnologia.
La grande curiosità, però, in alcuni casi si trasforma in altrettanta preoccupazione. In alcuni ambiti lavorativi, infatti, si sta già sperimentando il suo utilizzo al posto degli operatori umani, ed è questo che causa alcune ansie ai lavoratori digitali.
Ad esempio, diversi siti web lo stanno già testando come copywriter invece di assumere articolisti umani. Il che lascia inevitabilmente la controparte in carne e ossa senza più un posto di lavoro. La storia di oggi è sempre su questa linea, e riguarda quanto accaduto di recente proprio a due copywriter stranieri, che hanno dovuto cercare “un vero lavoro” dopo essere stati licenziati.
La necessità di reinventarsi
Il primo esempio è Eric Fain: un creatore di contenuti scritti che ha dovuto cercare un lavoro “tradizionale” dopo essere stato sostituito da ChatGPT dai suoi clienti.
Eric Fain veniva pagato 60 dollari l’ora per i suoi testi, che consistevano in descrizioni di prodotti e altri piccoli brani per siti web aziendali. Almeno 10 clienti però hanno deciso di liberarsi di lui nell’ultimo periodo, facendo sparire in poche ore almeno metà di ciò che costituiva il suo reddito annuale.
Adesso, il content writer sta cercando di “imparare un mestiere” tradizionale. In particolare, vorrebbe diventare un idraulico e sta acquisendo pratica nell’installazione di condizionatori. Questo perché, secondo lui, in futuro il lavoro artigianale probabilmente sarà tra i pochi a non correre il rischio di essere soppiantato dalle AI.
Nelle scorse ore, una storia simile è stata condivisa anche da Olivia Lipkin. Anche lei era una copywriter, che ha dovuto fare i conti con le previsioni sollevate dalla Goldman Sachs qualche mese fa. Il gruppo infatti aveva pubblicato una analisi secondo cui almeno 300 milioni di posti di lavoro fossero sostituibili dalle IA, e Olivia ne ha avuto conferma: ad aprile, è stata velocemente licenziata dalla sua azienda.
“Ho la prova che era vero, le ansie sull’intelligenza artificiale erano giustificate. Sono senza lavoro a causa delle AI”.
Sono già diverse le aziende che hanno sostituito alcuni dei classici lavori d’ufficio e copywriting con le IA, e gran parte di esse ha comunque in qualche modo preso in considerazione l’idea di modificare il loro piano di assunzioni. Considerando che siamo solo all’inizio dell’era delle intelligenze artificiali, non ci si aspettava che il cambiamento iniziasse già ora. Alcuni lavoratori digitali stanno però scoprendo velocemente che le cose non stanno proprio così.
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