I fan di Zelda Tears of the Kingdom hanno iniziato a confrontare l’ultima avventura di Link con l’ancora apprezzatissimo Breath of the Wild: secondo molti giocatori, nella lista delle differenze principali tra i due titoli va citata per forza la difficoltà, ma è un dibattito senza soluzione.
Tears of the Kingdom aveva inizialmente perplesso per la somiglianza della sua mappa con quella del titolo precedente, portando qualche voce online a chiamare il gioco “Breath of the Wild 2”. Tuttavia, Switch alla mano, non serve spendere poi molte ore in questa nuova versione di Hyrule per rendersi conto che TOTK è una bestia completamente diversa.
Continua però a essere difficile dare un giudizio assoluto sulla questione difficoltà. Dipendentemente dal vostro stile di gioco e dalle sensibilità personali, TOTK si può rivelare tanto una passeggiata quanto un calvario — inoltre l’ultimo Zelda sembra usare un sistema di esperienza nascosto per scalare il livello di drop e nemici, complicando ulteriormente la faccenda.
Tears of the Kingdom, come definire la difficoltà?
Tears of the Kingdom è un gioco bello strano — noi lo paragoniamo all’anello di Lanterna Verde, perché l’unico limite di Link è la fantasia di chi lo controlla (e le batterie che ha in tasca, qui una guida per potenziarle).
Grazie alla libertà enorme posta nelle mani del giocatore, ed al mondo pieno zeppo di strumenti per far lavorare l’ingengo, è interamente possibile trivializzare le sfide che ci troviamo davanti. L’unico limite è appunto la fantasia, che però si rivela anche l’ostacolo più insormontabile: se non riusciamo a immaginare una soluzione con i pezzi a nostra disposizione, allora il gioco potrebbe sembrare impossibile.
Magari i Boblin sono ancora dei birilli da rovesciare senza secondi pensieri, ma l’impianto del gioco lo rende per forza di cose più complesso rispetto al prequel. Ci sono più componenti del puzzle (sia negli enigmi veri e propri che nel combattimento), più parti mobili che il giocatore deve incastrare correttamente. I nemici fanno molto più danno rispetto a Breath of the Wild, togliendo molteplici cuori ad ogni attacco anche all’inizio dell’avventura. Sulla carta il gioco dovrebbe essere più difficile.
Eppure tutti noi abbiamo visto Link pilotare un mecha armato di laser e lanciafiamme degno di Pacific Rim. O cavalcare in battaglia su un hoverboard carico di bombe come Green Goblin. Il combattimento, che dovrebbe risultare molto più cattivo rispetto al passato, può essere risolto grazie ai congegni Zonau, ed i puzzle possono risolversi con soluzioni che sfiorano l’exploit. Non esiste quasi mai “una soluzione corretta”, quanto piuttosto un insieme di strategie ugualmente valide.
In fin dei conti, la difficoltà di Tears of the Kingdom dipende direttamente dallo stile di gioco. I duelli “alla vecchia maniera” spada scudo e stivali sull’erba sono più punitivi, ma la costruzione giusta sbaraglia accampamenti interi — sempre se riusciamo a immaginarla.