È la paura che ha ognuno di noi ormai da qualche mese, soprattutto dopo l’avvento di ChatGPT che riesce ad interagire proprio come un vero essere umano. Però qualcuno può notare già come anni fa, l’intelligenza artificiale poteva tranquillamente sostituire molti di noi nel nostro lavoro, ma perché non è accaduto?
Il primo lavoro colpito da questa enorme rivoluzione poteva tranquillamente essere quello del centralinista, un’occupazione già precaria da anni ormai che molto spesso manca proprio di diritti sul lavoratore. Questo, però, sarebbe andato contro proprio al disinteresse di tutti e, infatti, la maggior parte delle compagnie che alla fine ha optato per un chatbot intelligenze ha comunque lasciato l’opzione per parlare con un operatore fisico.
Però, probabilmente, l’intelligenza artificiale ci sostituirà lo stesso
Già l’IBM, una delle aziende più grandi e storiche del mondo dell’informatica, ha ammesso che l’IA permetterà di congelare altre 7800 posizioni lavorative. Il CEO, Arvind Krishna, infatti, ha sostituito tutti questi lavoratori grazie a ChatGPT e ha specificato che i primi ad essere colpiti sono proprio quelli che lavorano all’interno del reparto Risorse Umane, andando a migliorare la gestione dei dipendenti e dei servizi associati.
A differenza di quanto pensiamo, però, i lavori tecnici come quello dello sviluppatore software o quelli con l’interazione diretta con il cliente saranno probabilmente gli ultimi ad essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Il valore umano di questi ultimi è troppo elevato per essere sostituiti dall’IA, almeno per i prossimi 10 anni. Certo, IBM ha attualmente 260 mila dipendenti attivi e perderne quasi 8000 non è di certo un cambiamento epocale, ma proprio Krishna ha specificato che nei prossimi anni ci saranno altri tagli e cambiamenti.
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Ma lei è solo una delle tante big che si sta spostando lentamente verso il nuovo mondo dell’intelligenza artificiale, prima su tutte la Cina che, secondo il report di Rest of World, ha diminuito del 70% la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi. Il caso cinese ovviamente non è proprio quello mondiale, visto che lì i diritti sui lavoratori non sono propriamente presi alla lettera, quindi sempre meglio affidarsi a un districato numero di algoritmi che permettano di avere lo stesso risultato in meno tempo.
Ora iniziano a partire gli scioperi contro l’IA
Ormai è quasi un mese che è partito lo sciopero generale degli sceneggiatori di Hollywood proprio perché avevano iniziare a vedere le prime produzioni che si appoggiavano su strumenti come ChatGPT e affini. A quanto pare, infatti, sono le stesse case di produzione a crearsi un proprio algoritmo di intelligenza artificiale per generare sceneggiature perfette per i propri titoli, che siano videogiochi o film. Caso emblematico è proprio quello di Ubisoft che ha sviluppato nella divisione canadese il nuovo sistema La Forge.
Ma ci sono anche negozi fisici come Walmart in America che sfrutteranno l’intelligenza artificiale invece di reclutare nuove persone. L’utilizzo dell’AI nella grande distribuzione, infatti, permetterà a queste aziende di risparmiare il 3% circa su ogni contratto, soprattutto visto che i clienti iniziano a preferire sfruttare un chatbot che parlare con un vero essere umano.
I pro e i contro di questa situazione
Secondo una ricerca del World Economic Forum, l’adozione di strumenti come quelli dell’intelligenza artificiale creerà un netto taglio dei posti di lavoro, anche del 75%, andando ad eliminare quasi 26 milioni di posti di lavoro nei prossimi anni. Questa, però, potrebbe essere anche una stima a ribasso visto che, secondo un altro studio di Goldman Sachs, i posti in pericolo sono oltre 300 milioni.
Quindi quale sarebbe il pro della situazione? L’introduzione dell’AI nei posti lavorativi potrebbe aumentare del 7% il PiL mondiale.