Neuralink, il chip di Elon Musk che serve a collegare il cervello ai computer e “sbloccare il potenziale umano” ha appena ricevuto l’autorizzazione alla sperimentazione sulle persone da FDA, il Food and Drug Administration Bureau degli Stati Uniti.
I punti di contesa che avevano portato alla negazione del lasciapassare nel 2022 sono stati risolti. Tra i principali problemi che impedivano a Neuralink di avviare la sperimentazione umana, le difficoltà nell’estrarre i dispositivi senza danneggiare i tessuti cerebrali, la possibilità che i fili dell’impianto si spostassero all’interno del cervello, ed infine i rischi legati alle batterie al litio (che un team milanese sta sconfiggendo con le batterie commestibili).
Neuralink non ha ancora avviato i test sugli umani, e per ora non si accettano ancora “candidature”, ma è solo una questione di tempo, e secondo Reuters ci sarebbe già un istituto pronto a collaborare. Tra gli obiettivi dell’impianto cerebrale, curare cecità, paralisi, e altre condizioni mediche che al momento non hanno una soluzione definitiva. Nel 2020, parlando del progetto Neuralink con Joe Rogan, Musk aveva affermato che nel futuro il chip potrebbe essere in grado di “pilotare” il cervello stimolandolo la produzione di sostanze ed ormoni, configurandosi come una soluzione per malattie mentali, demenza senile, ed Alzheimer.
Perché Neuralink è controverso?
Nonostante gli scopi nobili, Neuralink è oggetto di infiniti dibattiti, e non solo tra i filosofi da poltrona. Tralasciando un’inquietante parentesi del podcast sopracitato, in cui Elon Musk si auspica di poter un giorno “Comunicare stati mentali senza parole” grazie al chip, esistono comunque preoccupazioni molto concrete che si basano sugli esperimenti già completati.
Dibattiti etici e morali a parte, in molti temono che Neuralink non sia ancora pronto per essere impiantato sugli umani. Quest’idea deriva dai risultati dei test già effettuati sui primati, che secondo Physicians Committee for Responsible Medicine, hanno portato al decesso di 15 delle 17 scimmie sui quali è stato impiantato il chip nel 2022, portando il totale dei decessi dall’inizio dell’esperimento a oltre 1500 tra maiali, pecore e primati.
We are excited to share that we have received the FDA’s approval to launch our first-in-human clinical study!
— Neuralink (@neuralink) May 25, 2023
This is the result of incredible work by the Neuralink team in close collaboration with the FDA and represents an important first step that will one day allow our…
Questo dettaglio sarebbe al centro di un’indagine federale, motivata dal sospetto che i primati non siano stati soppressi come parte del normale processo di sperimentazione, né che siano deceduti a causa di problemi con il dispositivo; i primati sarebbero infatti morti in seguito alla manipolazione incauta di agenti patogeni potenzialmente illeciti da parte del personale di Neuralink, che sarebbe stato spinto a lavorare con ritmi serratissimi. L’investigazione federale, avviata nel febbraio 2023, è ancora in corso.
I chip impiantati nel cervello non sono una novità: sotto il nome di BCI (Brain-computer interface), la robotica si sta facendo strada nel sistema nervoso umano già dagli anni ’70, e nel 2008 ha fatto notizia una scimmia in grado di muovere un braccio robotico solo con il pensiero. Più recentemente, un uomo svizzero paralizzato è riuscito a muovere le gambe grazie a uno di questi apparati. Se Elon Musk dovesse quindi riuscire a superare le accuse di maltrattamento animale e mancata diligenza, non dovrebbero esserci più altri ostacoli alle sperimentazioni di Neuralink sugli umani.