Inutile prenderci in giro: ad un certo punto della nostra “carriera” di lettori tutti ci siamo ritrovati a tifare almeno una volta per l’antagonista di un manga in particolare. Stessa cosa vale, naturalmente, per gli anime. Ed è proprio il caso di dirlo: se un autore riesce a farci anche solo considerare l’idea di parteggiare per il cattivo della storia allora sta facendo decisamente bene il suo lavoro.
Gli antagonisti sono in qualsiasi media una delle figure più interessanti e al tempo stesso terrificanti che ci siano: ci costringono a confrontarci con quanto di più orribile l’essere umano possa compiere, a scrutare all’interno di quelle che sono le motivazioni e, talvolta, a contemplare nello sgomento la follia più totale.
Ma, fatte queste premesse, quali sono gli antagonisti più memorabili e iconici nella storia della produzione giapponese? Oggi ne abbiamo selezionati sette che, secondo noi, non verranno mai dimenticati.
Light Yagami (Death Note)
Iniziamo con un antagonista decisamente controverso, odiato da molti e amato da altrettanti: c’è chi lo definisce un personaggio superficiale e chi, invece, si sente attratto dai suoi discorsi e trova al loro interno una base di verità, pur degenerata in follia. Per entrambi, comunque, Light Yagami rimane un antagonista tra i più memorabili.
Protagonista di Death Note, appare subito chiaro che rispetto ad Elle sia lui quello con la morale deviata da fermare a tutti i costi: è vero che la società ha molte storture e che molte cose che non vanno, ma pensare di risolvere ogni cosa uccidendo senza pietà tutti i criminali è semplicemente sbagliato.
L’ideale che Light porta avanti diventa ben presto un’ossessione, un credo malato che lo porta a diventare giudice, giuria e carnefice e che lo trasforma nell’essere umano più spietato ed ipocrita che ci sia al punto che alla fine di Death Note la domanda che dovremo porci è… Ne è davvero valsa la pena?
Kumagawa Misogi (Medaka Box)
Inserire Kumagawa in una classifica degli antagonisti più memorabili nella storia di anime e manga potrà sembrare ai suoi fan una contraddizione, dal momento che la sua principale caratteristica è proprio il suo essere un perdente, ciononostante è proprio questo a renderlo un antagonista così straordinario e, subito dopo la fine del suo arco narrativo, uno dei migliori personaggi mai creati dal genio di Nisioisin.
Kumagawa è divertente, colpisce al cuore il lettore e soprattutto riesce a parlare direttamente a tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti sconsolati a causa dei numerosi insuccessi, quasi come se il mondo intero avesse deciso di remare contro, di condannarli a non riuscire.
La delusione di Kumagawa e il suo rinato desiderio di combattere e vincere, da quel punto di vista, non possono non essere uno degli elementi più d’impatto di tutto Medaka Box.
Bondrewd (Made in Abyss)
Molto spesso nel mondo odierno ci ritroviamo a riflette su quanto sia concesso alla scienza e su fino a dove questa possa spingersi in virtù del progresso. Tramite il personaggio di Bondrewd Akihito Tsukushi, autore di Made in Abyss, riflette proprio su questo e ci mostra quanto spaventoso l’uomo possa diventare a causa dello spasmodico desiderio di sapere e di scoprire. Questo è, però, anche l’elemento più affascinante di Bondrewd.
Bondrewd incarna perfettamente l’imperativo machiavelliano secondo cui “il fine giustifica i mezzi” al punto che è disposto a distruggere la vita a centinaia di bambini e traumatizzarne altrettanti pur di compiere anche solo un passo avanti nella propria ricerca.
L’Abisso è spietato e l’oscurità che lo circonda non lascia speranza, perciò è solo logico che anche un uomo che vive al suo interno debba essere altrettanto spietato.
Eren Jeager (L’Attacco dei Giganti)
Parlare di Eren Jeager nei termini dell’antagonista potrebbe essere controverso, ma dopotutto come altro potremo definirlo visto il suo comportamento nei volumi finali de L’Attacco dei Giganti?
E se anche il suo comportamento aveva un fine più o meno nobile alla base, questo non rende giustificabile il genocidio che ha tentato di compiere in virtù di esso.
Eren è sempre stato un personaggio che cercava e desiderava la libertà più di ogni altra cosa. Se nell’infanzia le mura erano ciò che gli impediva di essere libero crescendo ha trovato nuovi ostacoli e, esattamente come per le mura, ha desiderato superarli e calpestarli: le mura sono diventate le altre nazioni, la guerra contro i giganti è diventata la guerra contro qualsiasi popolazione fuori dall’isola e da ragazzo che cercava la libertà è diventato uno spietato assassino disposto a tutto pur di ottenerla.
Gendo Ikari (Neon Genesis Evangelion)
Che fareste se un giorno il vostro più grande amore vi venisse strappato senza avere la possibilità di far nulla a riguardo? E cosa fareste se la disperazione da voi provata in questo mondo vi rendesse impossibile vivere in un mondo senza la persona che amate? Gendo Ikari è la risposta a queste domande.
Inizialmente presentato come un calcolatore completamente privo di emozioni, alla fine di Neon Genesis Evangelion Gendo risulta invece uno dei personaggi più in grado di “sentire” di tutti gli altri, al punto che dopo la morte di Yui non è più riuscito ad andare avanti.
Alla base del Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo e di ogni azione compiuta da Gendo Ikari non c’è altro se non uno sconfinato e disperato desiderio di ritrovare Yui, di vedere il suo sorriso, di stringerle ancora una volta la mano e di essere salvato da lei di nuovo dal baratro di disperazione in cui è crollato.
L’Amico (20th Century Boys)
Entrato nell’immaginario collettivo non tanto grazie alle sue gesta ma grazie alla maschera che indossa, L’Amico è forse una delle figure più iconiche all’interno della letteratura a fumetti giapponese e al contempo più misteriose ed enigmatiche.
Per tutto 20th Century Boys appare come un manipolatore spietato, un uomo pronto a derubare e calpestare le ambizioni e le speranze di chiunque per realizzare un piano ideato da un gruppo di bambini (di cui lui stesso faceva parte) in una calda estate di tanti anni prima. Una delle critiche principali che vengono mosse all’opera di Naoki Urasawa è il fatto che l’identità dell’Amico rimane nell’oscurità fino alla fine, ma col senno di poi possiamo davvero affermare che questo sia un reale difetto?
L’Amico non ha bisogno di un’identità e questo è ciò che lo rende così terrificante: potrebbe essere chiunque e non ha bisogno di un nome che non sia L’Amico. Non ha bisogno di un volto che non sia la maschera che ha reso immagine del suo culto, né ha bisogno di altro per farci tremare al pensiero.
Grifis (Berserk)
Di Grifis nel corso dei decenni si è detto tantissimo e, soprattutto qui su DrCommodore, abbiamo spesso tentato di analizzare la sua figura e le motivazioni che lo spingono a compiere quanto di più tremendo un essere umano possa concepire: sacrificare tutto e tutti, persino i suoi più importanti amici e sottoposti, per il bene del suo sogno.
Di tutto questo e altro ho recentemente parlato in un approfondimento dedicato in occasione del secondo anniversario della prematura scomparsa di Kentaro Miura.
Grifis è l’antagonista che più di ogni altro non guarda in faccia nessuno ma al tempo stesso è anche quello che ha sofferto di più durante il suo percorso. Non è sempre stato così spietato: lo è diventato col tempo, quando scontrandosi con la realtà ha realizzato che sì, il suo obiettivo era talmente importante da portarlo a sacrificare di buon grado qualsiasi cosa. Grifis tradirebbe tutto e tutti, calpesterebbe la vita e le ambizioni di qualunque altro essere umano: l’unica cosa che non tradirà mai, ed è lui stesso a dichiararlo di fronte a Gatsu, è il suo sogno.