Berserk è sicuramente un manga che sin dai primi capitoli ha sempre messo molta carne sul fuoco. Noi lettori siamo ormai abituati a tormentarci sulle tematiche disseminate dall’ormai compianto Kentaro Miura, per non parlare dei numerosi dubbi che ancora oggi ci assillano e che chissà se verranno mai effettivamente chiariti entro il finale. La questione più controversa, o meglio, il personaggio più controverso dell’opera e sul quale i fan si scontrano da oltre trent’anni è sicuramente Grifis.
Grifis, colui che solo per la propria ambizione stermina tutta la sua squadra e che sembra non prova neppure rimpianto per questo, molto spesso è indicato come il personaggio più negativo dell’opera, se non addirittura uno dei più crudeli nella storia dei manga. Negli anni dei meme, poi, se n’è diffuso uno: Grifis non ha fatto niente di sbagliato. Meme che, naturalmente, provoca sempre guerre civili e discussioni ovunque appare, tra difensori e detrattori del Falco Bianco.
Ma oggi, in occasione del secondo anniversario della scomparsa di Kentaro Miura, cerchiamo di essere onesti, proviamo a dirci la verità… Possiamo davvero affermare che Grifis ha sbagliato e fermarci qui?
In realtà Grifis, e Miura lo sottolinea molto spesso attraverso monologhi suoi e di altri personaggi, è un personaggio molto più complesso di così e non possiamo ridurre ciò che rappresenta dicendo semplicemente che ha sbagliato tutto, classificandolo come uomo egoista e crudele al quale nulla è mai importato dei suoi compagni.
Non è così: Grifis è molto più di questo. È molto più delle sue colpe e delle sue cattive azioni, e ridurre uno dei personaggi più straordinari e tormentati (e che inevitabilmente trascina il lettore con sé nel suo tormento) della storia dei manga sembra quasi un insulto al capolavoro di Kentaro Miura.
Attenzione: quella che proporrò oggi non è in alcun modo un’apologia di Grifis. Le sue azioni sono sbagliate sotto tutti i punti di vista e nessuno essere umano sano di mente penserebbe di fare ciò che ha fatto lui. Quella che oggi voglio proporvi è piuttosto un’analisi del percorso di questo personaggio per capire se, collocato in quello specifico contesto e nelle sue caratteristiche, sia completamente condannabile o meno.
Grifis ha sempre avuto qualcosa che gli altri non avevano
Posto che le azioni di Grifis non possano in alcun modo essere giustificate, possiamo proseguire la nostra analisi. Certo, il Falco Bianco ha sbagliato tutto e nessun essere umano dovrebbe anche solo pensare di agire come ha fatto lui, ma… Lui non è un normale essere umano. Anzi, sembra ergersi al di sopra di tutto e tutti, e questo Berserk questo lo ha reso abbastanza chiaro.
Fin dai primi capitoli dell’opera Grifis viene sempre descritto come qualcuno in possesso di “qualcosa” che gli altri non hanno.
“Un giorno fa il santo e l’altro sembra un bambino capriccioso… Un momento ha uno sguardo crudele che ti fa venire i brividi e un attimo dopo ride felice come un bambino. È difficile capire chi sia, se un uomo giusto o un gran mascalzone… Comunque, è diverso da noi. Ciò che per noi modesti mercenari è un’idea folle, un’impresa ispirata dall’alcol, per lui è come se fosse qualcosa di naturale. […] Grifis ha una determinazione che noi, miserabili mortali… Probabilmente non riusciremo a conquistare in tutta la vita.”
Grifis è più determinato, ambizioso e spietato di chiunque altro. È un manipolatore come pochi ce ne sono, sempre cento passi avanti a tutti, che suscita nei compagni ammirazione e desiderio di seguirlo, mentre nei nemici terrore e paura. È un personaggio ambivalente, pieno di sfaccettature e che, lo dice lo stesso Judo nel dialogo citato prima, è impossibile capire completamente.
Anche agli occhi di Caska appare molto diverso da un normale essere umano, tanto che viene paragonato a un angelo o un messaggero di dio.
“Fu meraviglioso… Come se il santo eroe dipinto nella chiesa del villaggio fosse venuto in mio soccorso… Fu una visione divina, lontana dalla realtà.”
Quasi a voler rafforzare questa dichiarazione di Caska, numerosi sono i momenti di Berserk in cui Grifis appare come qualcuno al di sopra di tutti, come se si innalzasse persino al di là del mondo e del destino stesso, fino a venire definito addirittura una sorta di “messia” che porterà il mondo fuori dall’Epoca Oscura in cui è crollato.
Il Figlio del Karma
Il fato è uno dei temi centrali in tutta l’opera. Ne ho già parlato in un mio vecchio articolo sul capitolo “perduto” del manga, ma di fatto Berserk è la storia di due uomini in lotta contro il destino.
Grifis in particolare viene definito “Figlio del Karma”. È un predestinato, prova ne è il fatto che il Behelit continui a tornare da lui e a salvarlo in qualsiasi situazione. Ha fatto un certo cammino nella sua vita perché era il Fato stesso a volerlo: Grifis lo ha seguito, alimentando la sua stessa ambizione e convincendosi di far parte di quel ristretto gruppo di persone che possono tenere il mondo in una mano ed influenzare il corso della sua storia. Ed effettivamente, il dio del male glielo dice chiaramente, è proprio così: Grifis è il prescelto e le sue azioni potranno portare infinita gioia o rovina nel mondo degli uomini.
Tuttavia non è per seguire il destino che Grifis insegue i suoi sogni e sacrifica i suoi compagni; il reale motivo dietro le sue azioni è la sua sconfinata ambizione, ed è proprio tale ambizione che rende Grifis uno dei migliori personaggi mai creati nella storia della letteratura a fumetti a livello mondiale.
È sbagliato, cioè, dire che Grifis abbia seguito il fiume del destino e basta: in realtà è stato tutto frutto di una sua libera scelta. E che il suo percorso coincidesse con quello che il Fato aveva predisposto per lui è un’altra storia che non ha mai influenzato le sue decisioni: se anche avesse dovuto opporsi al destino, Grifis lo avrebbe fatto più che volentieri per il bene della propria ambizione. L’ambizione, da questo punto di vista, è lo snodo fondamentale attorno al quale ruota l’intero personaggio.
L’ambizione e il sogno
Grifis spicca soprattutto per una cosa, tra tante: è fin troppo ambizioso.
Il suo sogno è avere un suo regno e raggiungere quel castello splendente che da ragazzino ammirava mentre correva nei vicoli della città. È un sogno che sembra irrealizzabile, tanto che chiunque al suo posto avrebbe già rinunciato; Grifis, invece, non ha mai abbandonato il proprio sogno neanche per un giorno. Lui ci crede veramente e per anni ha sacrificato ogni parte di se stesso per il bene del suo sogno.
“C’è chi sogna di dominare il mondo e chi dedica tutta la vita alla creazione di una spada. E se c’è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi, c’è anche un sogno simile a una tempesta che spazza via migliaia di altri sogni. Non c’entra la classe, né lo status, e neppure l’età. Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore… Fino alla morte. Se si nasce uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome di un dio chiamato Sogno.”
Da questo discorso che il Falco Bianco fa alla principessa Charlotte emerge, oltre all’altissimo valore che attribuisce ai sogni, un elemento fondamentale e che ho già accennato: Grifis sarebbe disposto a calpestare e travolgere i sogni e la dignità altrui senza pensarci due volte pur di realizzare il proprio sogno.
Possiamo cioè rintracciare un primo seme di ciò che farà durante l’Eclisse. Già qui e in molte altre occasioni dimostra di non farsi scrupoli a ordinare massacri, assassini, a ordire cospirazioni, tutto per raggiungere quel castello.
Da questo punto di vista Grifis è sempre coerente con se stesso e con le proprie convinzioni, perché si dichiara disposto a tutto fin dall’inizio per soddisfare la sua sconfinata ambizione.
Il senso di colpa e la vergogna
Il fatto che Grifis sia disposto a tutto per la realizzazione del suo sogno non significa però che non abbia mai provato disgusto o senso di colpa, anzi Miura ha posto più volte l’accento sul fatto che Grifis, come qualsiasi essere umano, provasse tutto ciò.
“Chi vuole realizzare qualcosa di grandioso… Sopporta di più della gente normale! Grifis… Doveva diventare forte. Però non è un dio, non si vive di soli sogni e ideali!”
Grifis era un essere umano carico di debolezze, paure ed incertezze. Solo col tempo l’ambizione e la grandezza del suo sogno lo hanno costretto a diventare forte, perché per raggiungere quel castello splendente bisogna tenere la spada e gli occhi costantemente rivolti verso alto.
“Dovrei sentirmi in colpa per i compagni che hanno perso la vita sotto i miei ordini? Loro avevano scelto di combattere, esattamente come avevo fatto io. Ma se per loro… Per quelli che sono morti… C’è qualcosa che io possa fare… Quello è vincere. Per realizzare il mio sogno, per il quale sono morti… Devo continuare a vincere. Soltanto grazie ai corpi dei compagni caduti il sogno diverrà realtà.”
Con il tempo ha imparato a sopprimere il senso di colpa, perché pentirsi vanificherebbe tutto. Non riuscirebbe mai a raggiungere il castello: lo dice già durante dei flashback di Caska, e proprio questo sarà il centro del monologo che porterà Grifis a sacrificare i suoi compagni e a causare quel massacro per cui lo definiamo (giustamente, certo) uno spietato egoista disposto a qualsiasi atrocità e che ha sbagliato tutto.
Ma in realtà Grifis pensa… No, sa di avere ragione perché è sempre stato coerente con se stesso. Sa di essere nel giusto perché soltanto continuando a correre verso il castello darà un significato a tutti coloro che sono morti per il suo sogno.
La cerimonia del sacrificio
I capitoli che precedono il sacrificio dei Falchi sono forse i capitoli che più di tutti ci aiutano a comprendere il personaggio di Grifis, oltre che tra i più intensi dell’intera serializzazione di Berserk.
Il Falco Bianco si ritrova costretto a fronteggiare il sogno di una vita, a guardare da tremendamente vicino il tanto desiderato castello, mentre una voce gli sussurra che se davvero arrivare fin lassù è ciò che desidera, allora il suo destino è sempre stato segnato e c’è solo una cosa che può fare: accettare di sacrificare tutto per il proprio egoismo. E sì, si tratta di egoismo, ma ancora una volta, Grifis lo sa benissimo e soprattutto dimostra di accettarlo.
L’accettazione totale del proprio desiderio non deriva dal puro e semplice egoismo, ma anche dalla consapevolezza del fatto che, se abbandonasse quella strada adesso, i compagni che compongono la montagna di cadaveri sulla quale adesso si erge sarebbero morti invano. Non è una giustificazione, né un tentativo di porsi dal lato della vittima a tutti i costi: è una semplice e freddissima constatazione della realtà delle cose. Per rispetto nei confronti dei caduti, ma soprattutto per rispetto verso se stesso, Grifis sa perfettamente che non può fermarsi ora. E dopotutto, fermarsi quando riesce a intravedere il tanto desiderato castello è l’ultima cosa che desidera.
Grifis sa benissimo, come gli dice lo stesso Void, che sin dalla prima volta che ha messo gli occhi su quel castello che gli appariva più brillante di qualsiasi cosa la sua strada è stata segnata e realizza ciò che, infondo al suo cuore, ha sempre saputo e che soprattutto ha sempre accettato: può accettare di calpestare e abbandonare tutto e tutto, perché l’unica cosa che davvero non tradirà mai è il suo sogno.
Grifis ha davvero sbagliato ogni cosa?
Grifis ha sbagliato in tutto ciò che ha fatto? Certo.
Però, considerando la storia del personaggio e il suo sviluppo, è stato coerente e ha fatto esattamente quello che tutti ci saremo aspettati da lui, al punto che vederlo rinunciare al castello o fare anche solo un passo indietro sarebbe sembrato strano, fuori dal personaggio e assolutamente incoerente.
Umanamente Grifis ha sbagliato tutto e infondo va bene così. Forse ci accaniamo così tanto nel dirlo perché, infondo, ciò che lui rappresenta è la parte più crudele ed egoista insita in molti esseri umani, quella parte che vorremo vedere cancellata per sempre, che ci fa vergognare dei nostri stessi desideri, che ci tormenta e ci fa paura e che Kentaro Miura è stato in grado di rappresentare perfettamente all’interno della sua opera, in ogni singolo personaggio creato grazie alla sua penna.
Berserk, tramite i suoi personaggi e soprattutto grazie a Grifis, riesce a mostrarci fin dove i sogni possono spingere gli uomini e i pericoli che nascono dal voler seguire e realizzare a tutti i costi le proprie ambizioni, anche nel momento in cui queste ci portano a sacrificare e calpestare centinaia di vite.
Chi, dinnanzi all’aut-aut tra abbandonare il proprio sogno o sacrificare tutto e tutti sceglierà la prima, verrà sicuramente indicato come un essere umano spregevole, di fronte al quale però non potremo evitare di provare un minimo di ammirazione mista a paura e sgomento.
Grifis ha sbagliato tutto, ma è proprio questo a renderlo un personaggio così memorabile: il Falco di Luce ci costringe ad interrogarci sulle nostre azioni, sul significato dei nostri sogni e su fin dove siamo disposti a spingerci per la nostra ambizione. Ci spinge a chiederci, cioè, se davvero i sogni siano importanti al punto da sacrificare tutto il resto per realizzarli, se vale la pena di vivere la vita di un martire solo per il loro bene.
Nella bilancia che vede scontrarsi gli affetti, l’amore e l’amicizia contro l’ambizione il Falco Bianco ha scelto quest’ultima; e voi che fareste?