Il parco anime di genere Isekai è ogni stagione ricco e assolutamente variegato: dato il genere è possibile creare storie pressoché infinite, certo tutte accomunate da un certo leitmotiv e alcuni cliché a volte un po’ banali. Ciononostante, spesso vengono prodotte opere di pregio, come Tenken – Reincarnato in una Spada, da poco doppiato in italiano da Yamato Video.
Ma quando è il personaggio di un mondo fantasy catapultato nel mondo reale, ecco che abbiamo il cosiddetto “Reverse Isekai” dove, appunto, abbiamo un rovesciamento del genere isekai. Tra i più apprezzati delle passate stagioni non si può non citare Ya Boy Kongming, dove lo stratega militare Zhuge Liang si risveglia nella moderna Tokyo.
E anche in questa stagione primaverile non manca un Reverse Isekai, già citato nei consigli pre-stagionali: Otaku Elf, un anime tutto sommato abbastanza ordinario e poco eclatante ma che di sicuro potrà far riflettere sul serio problema degli Hikikomori, un fenomeno dapprima solo giapponese, ora purtroppo largamente diffuso tra i giovani di tutto il mondo.
Due parole sulla trama di Otaku Elf
La storia di per sé non è particolarmente elaborata, dato che, oltre al genere Reverse Isekai, la serie è anche uno Slice of Life: dopo la morte di suo nonno, la sedicenne Koito Koganei è di recente divenuta la miko (“sacerdotessa”) al tempio Takamimi, nonché la custode della divinità vivente del tempio, l’elfa Eldarie Irma Fanomene, o, in breve, Elda.
Tuttavia, Elda è una vera e propria Hikikomori che ha l’estremo terrore di uscire dal tempio, preferendo di gran lunga svagarsi con le sue passioni, tra videogiochi, cibo spazzatura e maratone di anime. Koito tenterà, con alterne fortune, a tirar fuori dalla sua prigione dorata Elda, mostrandole le bellezze del mondo esterno.
Nonostante il suo carattere, Elda è particolarmente apprezzata dalla popolazione locale, che, passata dall’offrirle semplici doni come riso e sakè, ora le regala oggetti affini alle passioni dell’elfa, tra cui un visore per la realtà virtuale.
E anche Koito, sotto sotto e nonostante le immense fatiche per far uscire Elda dalla sua stanza, la apprezza molto, poiché l’elfa fu una figura di grande conforto quando la ragazza a soli sei anni perse la madre.
Tutto sommato la storia di Otaku Elf non è nulla di innovativo, visto che, a parte alcune ovvie differenze, può essere tranquillamente paragonabile ad anime come Himouto! Umaru-chan o Gabriel DropOut. Ma ancora una volta, ci fa riflettere, sicuramente in maniera scherzosa e allegra, a un problema serio, non più unicamente giapponese ma esteso a livello globale: gli Hikikomori.
Hikikomori: gli isolati dalla vita
Il termine Hikikomori deriva dal giapponese, e in senso letterale significa “stare in disparte“; il termine indica tutte le persone che volontariamente hanno deciso di figurativamente fuggire dalla vita e dalle pressioni sociali legate ad essa. Presente in Giappone fin dagli anni ’80, il fenomeno ha iniziato a diffondersi in Occidente verso gli anni duemila.
E la protagonista di Otaku Elf, Elda, rientra perfettamente in questa categoria: ella ha il terrore di uscire dal suo tempio a causa di un ragazzino che 60 anni prima la prese in giro per le sue orecchie. Perfino il firmare la ricevuta di acquisto da Amazon, largamente usato per comprare pupazzetti e action figures, è un atto quasi insormontabile.
Gli Hikikomori non vanno confusi con le persone affette dalla dipendenze da Internet o dai social networks: queste sono più un fenomeno dovuto al mutamento e all’evoluzione della società, non una chiara e calcolata scelta di isolarsi da essa.
Le cause del fenomeno sono varie: dalle pressioni e dalla celebrazione del successo a tutti i costi imposte dalla società, da episodi di bullismo subiti in giovane età, la degenerazione di altri disturbi psicologici del soggetto o situazioni famigliari complesse e difficili.
Il fenomeno degli Hikikomori è stato già affrontato numerose volte negli anime e nei manga, oltre al qui trattato Otaku Elf: tra i più famosi vi sono Welcome to the NHK e Neon Genesis Evangelion, più seri e introspettivi a riguardo. Anche in ambito videoludico la tematica è stata affrontata, con lo splendido Omori.
Sicuramente non sarà un anime allegro e scanzonato come Otaku Elf a far riflettere in una maniera importante su una questione delicata come il problema degli Hikikomori nel mondo, ma è un altro piccolo tassello di un puzzle che compone un quadro sociale allarmante.
Il manga originale di Otaku Elf, inedito in Italia, al momento di scrittura dell’articolo consta di 7 volumi tankōbon ed è serializzato da Giugno 2019 sulla rivista Shonen Magazine Edge.
L’anime è prodotto dallo studio C2C (Tenken – Reincarnato in una Spada, Wandering Witch) con la direzione a cura di Takefumi Anzai (Hitoribocchi, Angel Beats). I diritti di trasmissione appartengono a HiDive, con sottotitoli unicamente in inglese.
Tra le doppiatrici non si non citare la presenza di Ami Koshimizu, famosa per i ruoli di Kallen Stadtfeld da Code Geass, Caren Ortensia da Fate/Hollow Ataraxia e Beidou da Genshin Impact.