3 aprile 1998: 25 anni fa sulle TV giapponesi veniva trasmesso il primo episodio di uno degli anime più iconici di sempre. Stiamo parlando di Cowboy Bebop, la serie in 26 puntate diretta da Shinichiro Watanabe e prodotta dallo studio Sunrise.
Se Cowboy Bebop e gli anni Novanta sono un binomio inscindibile, di certo l’opera di Watanabe è riuscita a rimanere viva nell’immaginario collettivo anche nei tre decenni successivi. Nel nostro Paese gli spettatori hanno amato Cowboy Bebop grazie a uno dei doppiaggi italiani di maggior fattura in ambito anime. Realizzato da Dynamic Italia (oggi Dynit), il cast di doppiatori rese iconica la serie nella sua trasmissione durante l’Anime Night di MTV.
25 anni dopo, Cowboy Bebop è ancora fisso nella classifica degli anime preferiti di migliaia e migliaia di appassionati del mondo dell’animazione. E negli aggregatori di recensioni come iMDB e MyAnimeList ha voti altissimi (8.9 e 8.75). Un mito intramontabile quello dell’anime di Watanabe.
Un quarto di secolo e non sentirlo
L’idea di Cowboy Bebop nasce proprio da Watanabe e ha rappresentato la sua prima esperienza come regista “solitario”. Egli aveva già partecipato ad altre opere dello studio Sunrise, come Mobile Suit Gundam 0083 Stardust Memory e Wing, e soprattutto, aveva già co-diretto un’opera iconica come Macross Plus.
Come ha raccontato lo stesso Watanabe, la storia è nata dal personaggio di Spike Spiegel e partendo da lui ha costruito tutto il resto della serie. Anche se apparentemente Bebop è un’opera “corale”, il protagonista della serie è effettivamente Spike, sfortunato cacciatore di tagli che naviga a bordo della Bebop con Jack Black.
Insieme a Spike e Jack nel corso della serie troviamo il simpatico e preziosissimo Ein, un cane welsh corgi che diventa la mascotte del Bebop; la misteriosa Faye Valentine, personaggio non scontato che affascina ma fa riflettere lo spettatore; e, infine, Edward, il genio hacker del gruppo.
Ciascuno di questi personaggi rende Cowboy Bebop quello che è, specie il terzetto Spike-Faye-Jack Black. E come se non bastasse ro già loro, anche tutti i personaggi secondari sono memorabili: da Vicous a Pierrot le fou, da Giulia fino a Punch e Judy.
Protagonista della serie insieme a Spike è la colonna sonora scritta da Yoko Kanno ed eseguita dai The Seatbelts. Tutti i titoli delgi episodi di Cowboy Bebop non sono altro che riferimenti a pezzi della musica country, jazz e blues e le tracce di questi generi accompagnano tutta la serie.
Gran parte del suo successo la serie lo deve anche alla iconica sigla di apertura Tank!, un capolavoro assoluto e indiscusso. Non solo per il ritmo della musica così incalzante, ma anche per gli stessi disegni e animazioni che presentano il quintetto del Bebop. Una sigla parodiata in mille salse.
Se non l’avete già fatto, vi consigliamo naturalmente di recuperare Cowboy Bebop, che si trova senza problemi su Netflix. Insomma cosa state aspettando?
I think it’s time we blow this scene
Get everybody and the stuff together
Okay, three, two, one, let’s jam!