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Resident Evil 4, la recensione: il RE è tornato con un remake perfetto

Correva l’anno 2005. Le console della generazione, ormai avviatasi ben 3-4 anni prima, stavano vedendo il loro ciclo vitale esaurirsi pian piano. Nonostante ciò tuttavia, le software house continuavano imperterrite ad impegnare ogni sforzo produttivo possibile per fare felici i tanti videogiocatori che, in quel tempo, pensavano di vivere nell’epoca d’oro del videogioco.

Tra i tanti capolavori che si avvicendavano di mese in mese, uno in particolare riuscì a far drizzare le antenne ai tanti fan di una saga leggendaria; stiamo parlando ovviamente di Resident Evil, ed in particolare del suo quarto capitolo. Dopo Resident Evil 0 infatti, Capcom decise di innovare la sua creatura, scuotendo le fondamenta sia di una serie di videogiochi capace di fare la storia, sia del mondo videoludico stesso.

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Le premesse del titolo, ben visibili sin dal trailer di presentazione mostrato durante l’E3 del 2004, erano molto grosse; con Resident Evil 4 infatti il brand avrebbe subito una vera e propria rivoluzione, abbandonando parzialmente le tinte survival in favore di un approccio più action, e soprattutto stravolgendo completamente la visuale che passava da fissa in ambienti prerenderizzati – che fecero a loro modo la storia della saga – ad ancorata dietro le spalle del protagonista, che altri non era se non un redivivo ed adulto Leon S. Kennedy, già controllato nella cupa stazione di polizia di Raccoon City che faceva da sfondo alla storia narrata in Resident Evil 2.

Ecco la nostra recensione di Resident Evil 4 Remake!

Una volta arrivato sul mercato – prima in esclusiva Gamecube e poi su praticamente tutte le console in commercio – Resident Evil 4 fu capace di stupire tutti, venendo definito da molti critici e non come un game changer, capace come già detto di scuotere le fondamenta dell’intero mondo videoludico e di essere dunque considerato come una delle opere videoludiche più belle di sempre, capace di ispirare numerose software house negli anni a venire.

Tuttavia, Resident Evil 4 era una creatura meravigliosa ma imperfetta; il sistema di “controllo” di Ashley, compagna di Leon per gran parte del titolo, non era infatti dei migliori, così come la sua IA, che portava spesso ad indesiderati game over, e la massiccia presenza di QTE favoriva la spettacolarità ma allo stesso tempo alla lunga sembrava oltre che noiosa anche inserita in maniera un po’ forzata. Inoltre alcuni utenti lamentarono una presenza un po’ troppo eccessiva di situazioni particolarmente trash e surreali, tra cui non possiamo non ricordare quella relativa alla statua di Ramon Salazar, divenuta un meme negli anni a venire.

Nonostante queste imperfezioni, Resident Evil 4 è considerato ancora oggi uno dei migliori, se non il migliore, capitolo della saga ideata da Shinji Mikami; per questo motivo Capcom, proseguendo nella strada tracciata con l’eccelso remake di Resident Evil 2 e con il traballante Resident Evil 3, ha deciso di riproporre al pubblico uno dei suoi titoli di maggior successo in una veste completamente rinnovata, e non solo nella grafica.

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Il titolo, sin dalla prima presentazione, ha voluto mandare un messaggio ben preciso al pubblico, presentandosi come più di un semplice remake; le atmosfere della Spagna rurale, luminosa ma allo stesso tempo ingrigita, hanno lasciato il posto ad ambientazioni nettamente più cupe e consone al nobile nome portato dal gioco, mentre la trama è stata ampliata per essere più fedele alla continuity della saga. Insomma, ve lo anticipiamo sin da subito, questo remake è la summa di ciò che un remake dovrebbe essere, e non solo in ambito videoludico.

Abbiamo avuto la fortuna di poter provare in anteprima Resident Evil 4, immergendoci ancora una volta nei meravigliosi ed oscuri meandri della regione di El Pueblo e combattendo ancora una volta con le orribili mostruosità che hanno preso il sopravvento sull’uomo e siamo finalmente pronti a dirvi cosa ne pensiamo. Curiosi? Proseguite pure nella lettura!

Leon è tornato, con qualche modifica

Sono passati sei anni dall’incidente di Raccon City, nuclearizzata dal governo statunitense dopo un’epidemia causata dalla Umbrella Corporation che ha reso tutti gli abitanti – o quasi – della città delle mostruose aberrazioni simili al concetto di zombie che ben conosciamo. Leon, giovane poliziotto della R.P.D., ha abbandonato la città, riuscendo a sopravvivere all’attacco sferrato dal governo. Dopo aver udito le sue gesta, gli Stati Uniti decidono di assoldarlo al proprio servizio, addestrandolo duramente per entrare nei servizi segreti ed incaricandolo, anni dopo, di diventare la guardia del corpo di Ashley, la giovane figlia del Presidente. Prima che Leon possa iniziare il lavoro tuttavia, la ragazza viene rapita in circostanze misteriose; dopo un’attenta indagine, i servizi segreti scoprono che Ashley si trova in una zona rurale della Spagna. Sarà – ovviamente – compito di Leon, forte del suo passato ma anche tormentato dallo stesso, andare a recuperare la ragazza.

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Il pensieroso ex-R.P.D., appena arrivato nella zona interessata, capisce subito che c’è qualcosa di molto strano. Gli abitanti della regione infatti, non appena vedono il giovane, si precipitano ad attaccarlo in maniera estremamente violenta, mossi da un ignota forza che viene data dalle Plagas, dei parassiti capaci di comandare il corpo che li ospita piegandolo al proprio volere. Tutte le Plagas inoltre rispettano il volere di Lord Saddler, possessore della Plaga Leader nonché mandante del rapimento di Ashley per ragioni che non staremo qui a spoilerare.

Dopo essere eroicamente sopravvissuto all’attacco degli Illuminados, la setta creata da Lord Saddler che ha come obiettivo la totale diffusione delle Plagas, Leon, aiutato dal supporto tecnico di Ingrid Hunnigan, si mette alla ricerca di Ashley. Una ricerca che lo porterà a scontrarsi con mostruosità di ogni tipo, oltre che con i suoi demoni interiori nati dopo l’attacco a Raccoon City. Durante il percorso, Leon troverà una serie di personaggi tutti egregiamente caratterizzati, tra cui spiccano una rediviva Ada Wong, presente in Spagna per ragioni che non spoilereremo, Ramon Salazar e soprattutto Luis, uno scienziato di quella che fu l’Umbrella, intento a studiare le Plagas ed a comprenderne a fondo il funzionamento.

La trama, per quanto semplice, scorre via in maniera egregia, ed ha dei momenti capaci di far sussultare ed emozionare il giocatore; in questo remake sono state apportate numerose modifiche all’epopea spagnola di Leon, che regalano un contesto diverso all’intera narrativa ed inseriscono numerosi rimandi alla lore di Resident Evil. Sotto questo punto di vista gli sviluppatori, grazie anche ad una regia estremamente attuale e ad uno svecchiamento di taluni momenti che se riproposti sarebbero risultati stantii, hanno compiuto un lavoro egregio; questo remake infatti riesce a contestualizzare una narrativa che sembra apparentemente slegata dalle vicende di Raccoon City, donando al titolo una luce nuova anche dal punto di vista della continuity.

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Le aggiunte proposte dunque brillano, così come brilla l’intera messinscena, scevra come già anticipato di tutti i momenti più discutibili presenti nel gioco originale. Anche la caratterizzazione di Ashley, leggermente stereotipata nell’opera del 2005, è stata totalmente modificata e resa più idonea ai crismi della narrativa dei nostri giorni, che forse è il “campo” del mondo videoludico che ha subito la più grossa evoluzione nel corso degli ultimi anni. Dimenticate dunque la fastidiosa ragazzina apprezzata (?) quasi venti anni fa, e date il benvenuto ad un personaggio strutturato, la cui evoluta scrittura risulta essere comunque fedele al ruolo che ricopre; non c’è stata snaturazione alcuna dunque, ma un’evoluzione che siamo sicuri farà la felicità dei fan più accaniti e non solo.

In sostanza dunque la narrativa di Resident Evil 4 e le aggiunte presenti in questo remake non possono non essere apprezzate e premiate; gli sviluppatori hanno fatto evolvere il materiale originale con una maestria inaudita, capace non solo di innovare ma anche di collegare – più che in passato – a doppio filo le vicende di El Pueblo con quelle dell’Umbrella e di Raccoon City. Non sappiamo se questo lavoro sia il preludio ad una totale ristrutturazione di Resident Evil 5 e 6, due dei peggiori esponenti della saga, ma siamo sicuri nell’affermare che quando un remake riesce ad evolvere l’opera originale in maniera così netta e di qualità, non si può fare altro che fermarsi ed applaudire.

Un gameplay evoluto, non rivoluzionato

Dal punto di vista del gameplay, Resident Evil 4 brilla di luce propria. La rivoluzione operata da Capcom con l’opera originale, sostanziatasi in un approccio molto più action e meno ragionato, è stata ripresa praticamente alla perfezione, ed attualizzata per essere ancor più convincente e meno macchinosa rispetto al passato.

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Resident Evil 4 infatti non si discosta più di tanto dalla struttura ludica protagonista dei due remake che lo precedono ma, per la natura stessa delle ambientazioni, non più labirintiche ed anguste ma aperte e capaci di offrire notevoli ed innumerevoli possibilità di approccio, soprattutto nei tanti scontri con le decine di Ganado che di volta in volta cercheranno di porre fine alla vita di Leon nella maniera più macabra e violenta possibile.

Per comprendere la libertà d’approccio, basti vedere il primo, folle e frenetico scontro che vede protagonista l’agente Kennedy, che molti di voi avranno già affrontato nella Chainsaw Demo pubblicata qualche giorno fa; infatti, per far fronte alle orde di abitanti affetti dalle Plagas non basterà semplicemente mirare alle loro teste con l’arsenale a disposizione del protagonista, in quanto ciò probabilmente porterà ad un game over quasi certo, soprattutto alla difficoltà più alta.

Per far fronte ai tanti mob presenti, alcuni dei quali capaci di shottare Leon con un colpo, dovrete infatti correre tra le ormai diroccate abitazioni dei Ganados, barricarvi, scappare, saltare ostacoli e staccionate per trarre tutti i vantaggi possibili da ciò che vi circonda. Sfruttare l’ambiente sarà infatti fondamentale per uscire vincitori dagli scontri con le Plagas più coriacee, per le quali non basterà la classica combo headshot e calcio rotante; queste infatti richiederanno una corretta ed oculata gestione delle risorse, di cui il gioco tuttavia non è assolutamente avaro, oltre che delle varie possibilità offerte dall’eccelso level design di cui fa sfoggio questo remake.

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Una delle feature più interessanti aggiunte in questo remake, che contribuisce alla fluidità, alla spettacolarità ed al ritmo dell’azione, è quella del parry; a differenza del gioco originale infatti, Leon avrà la possibilità di parare attacchi mortali e non con il suo coltello. Questo vi darà la possibilità di evitare di morire con un sol colpo, e di gestire al meglio le situazioni più concitate e complicate; attenzione però, in quanto le lame in dotazione del nostro protagonista avranno un grado di durabilità, che, se prossimo allo zero, non vi permetterà di parare il colpo mortale. Assicuratevi dunque di avere numerosi coltelli a disposizione, oltre che di riparare quello in dotazione dall’ormai leggendario mercante ogni volta che si romperà.

Oltre al parry, è difficile trovare le parole giuste per descrivere le tante innovazioni apportate al gameplay, che come già anticipato non si limitano ad una semplice svecchiata. Alcune sezioni di gioco infatti sono state totalmente riviste per essere rese molto più moderne e meno trash, mentre altre sono state addirittura aggiunte; le scelte operate dagli sviluppatori sono tutte di gran pregio, e vanno assolutamente premiate. La naturalezza dei controlli e dei movimenti di Leon infatti, unita all’estrema libertà mette il giocatore istantaneamente a proprio agio, e contribuisce a rendere l’intero titolo estremamente piacevole da giocare. Grazie alle tante aggiunte presenti infatti, questo remake riesce ad elevarsi al di sopra anche dell’ottimo lavoro compiuto con Resident Evil 2, superandolo sotto – quasi – ogni punto di vista.

Tra secondarie, ciondoli ed Ashley

La ristrutturazione del gameplay ha ovviamente coinvolto anche il controllo di Ashley, uno dei veri talloni d’Achille dell’opera originale. In questo remake, per fortuna, il controllo della ragazza è estremamente più naturale, ed è demandato essenzialmente alla pressione dell’analogico destro, utile ad impartire lei l’ordine di rimanere in posizione o di seguire Leon; il tipo di ordine da dare varierà, ovviamente, in base all’approccio del giocatore in quanto nel caso in cui vogliate far fuori tutti i Ganados vi converrà nascondere Ashley per tenerla lontana dalle grinfie dei nemici, mentre se vorrete scappare tenerla vicina sarà sicuramente più utile. Anche l’IA della ragazza è nettamente migliorata, anche se in alcuni casi ci ha comunque creato qualche piccolo problema, relativo soprattutto ai danni ambientali subiti dalla stessa; nulla di grave, sia chiaro, ma secondo chi vi scrive le sezioni di gioco che la vedono co-protagonista avrebbero potuto essere ancor più rifinite di quanto già non siano.

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Ovviamente le aggiunte al nudo gameplay non sono le uniche presenti all’interno di Resident Evil 4 Remake; gli sviluppatori hanno infatti provveduto ad ampliare anche tutto ciò che riguarda le missioni secondarie, indicate da dei fogli blu appiccicati sui muri delle tante e splendide ambientazioni che fanno da sfondo all’avventura. Ognuna di queste missioni, tra cui spicca quella relativa alla ricerca – letteralmente, o quasi – di una gallina dalle uova d’oro, ricompenserà il giocatore con degli Spinelli, degli oggetti viola da scambiare con il mercante per acquistare dei particolari oggetti altrimenti inaccessibili. Il suddetto mercante provvederà inoltre a rifornirvi con gadget ed armi di ogni tipo, da acquistare con le Pesetas che potrete guadagnare o esplorando le vaste aree di gioco o mediante la vendita di alcuni oggetti di valore trovati in giro, su cui sarà possibile incastonare varie pietre preziose che faranno schizzare alle stelle il prezzo di vendita e la conseguente possibilità di avere armi nuove o più potenti, giubbotti antiproiettile e via discorrendo.

Inoltre gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire un particolare sistema di personalizzazione dell’esperienza, mediante l’utilizzo di ciondoli da attaccare alla valigia che come sempre funge da inventario; non possiamo dirvi nulla su questa specifica feature, ma sappiate solo che ogni ciondolo acquisito aumenterà un parametro relativo non a Leon, ma al gameplay stesso. Potrete infatti, mediante un ciondolo specifico, trovare più proiettili da 9MM rispetto al solito, o più erbe rosse rispetto alla media standard. Tale personalizzazione è stata estremamente apprezzata, soprattutto per il modo in cui si acquisiscono i ciondoli, che farà la felicità di numerosi completisti.

In sostanza dunque, il gameplay di Resident Evil 4 rappresenta un’evoluzione naturale, enorme e quasi perfetta di quello che abbiamo già potuto apprezzare nei due precedenti remake della saga. La libertà d’azione permette una varietà d’approccio mai vista nelle due precedenti iterazioni del brand, e le tantissime aggiunte – ripeto, parliamo addirittura di intere sezioni di gioco – unite alle ottime modifiche apportate all’opera originale trascinano questo titolo dritto nell’Olimpo dei remake targati Capcom e non solo.

Tecnica – quasi – sopraffina

Ad alimentare l’estrema bontà di Resident Evil 4 ci pensa un comparto tecnico di tutto rispetto, mosso come sempre dall’ormai apprezzatissimo e versatile Re Engine, capace di compiere veri e propri miracoli anche su una console dall’hardware datato come Nintendo Switch. I modelli dei personaggi, le ambientazioni e la reinterpretazione di alcuni dei volti più iconici di questo capitolo sono uno spettacolo per gli occhi, così come lo sono le animazioni di protagonisti e nemici. Come se non bastasse, i tanti dettagli presenti, con particolare riguardo a quelli relativi alle Plagas, sono davvero perfetti e denotano una cura per il progetto di livello davvero altissimo. L’unica pecca, sotto questo punto di vista, è rappresentata forse da una poca varietà di nemici, i cui modelli si ripetono praticamente per tutta la durata del titolo e da una resa grafica non proprio perfetta in talune situazioni. Anche la direzione artistica, che ha reso l’intera regione spagnola molto più cupa ed idonea al mood della saga, è di livello altissimo, così come lo è il design delle tante ambientazioni presenti, tutte estremamente ben costruite e riconoscibili.

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Durante la nostra prova, effettuata su PS5, abbiamo giocato in modalità prestazioni con il ray tracing attivo; il risultato, rispetto a quanto visto negli ultimi tempi, è semplicemente sbalorditivo. Esclusa infatti una risoluzione leggermente ribassata, e qualche piccolo artefatto sui capelli dei personaggi, il gioco tiene una qualità dell’immagine estremamente pulita e nitida unita a 60 FPS rocciosi, che singhiozzano in pochissime occasioni che paradossalmente non risultavano essere neanche particolarmente concitate. Ottimo anche l’utilizzo dei grilletti adattivi e del feedback aptico del DualSense, che restituisce il feeling di ogni sparo e colpo subito.

In conclusione…

Resident Evil 4 Remake è, senza ombra di dubbio, il miglior esponente della saga creata da Shinji Mikami, unitamente a Resident Evil 2. Grazie ad un gameplay parzialmente rinnovato, ad una cura nei dettagli e nell’attualizzazione di un titolo che oggi risulterebbe leggermente anacronistico, questo titolo raggiunge vette di eccellenza che, probabilmente, non sono mai state raggiunte nella storia del brand. La libertà di azione è enorme, soprattutto se contestualizzata alla saga di appartenenza, e la qualità delle aggiunte ideate dagli sviluppatori è sempre altissima; questi sono infatti riusciti a migliorare un titolo già rivoluzionario, eliminando quasi del tutto quelle criticità che fecero storcere il naso a qualche videogiocatore dell’epoca. Insomma, sul dizionario, sotto la voce remake, troverete Resident Evil 4.

Master 2

Resident Evil 4 - La nostra valutazione

Voto - 9.5

9.5

/10

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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