Gli anime e i manga sono in un periodo più che florido in occidente. Specialmente i secondi si sono diffusi a macchia d’olio in tutto il mondo, e anche in Italia possiamo vederne gli effetti nelle librerie, sui social, alle fiere o semplicemente discutendo con i nostri amici.
I prodotti animati che arrivano direttamente dal Sol Levante, invece, sono diventati delle opere d’intrattenimento che anche noi dall’altra parte del mondo, molto spesso, attendiamo ormai con grande trepidazione. E la crescita dell’industria si riflette non solo nella nostra percezione soggettiva delle cose.
La cifra ottenuta nel 2012 dal mercato globale anime si è praticamente quadruplicata nel 2021. Questo denota un’indubbia crescita dell’industria. Eppure, se si guardano le cose più da vicino in Giappone, si nota un quadro che è piuttosto diverso da quanto fatto notare finora, oltre che da quanto si potrebbe presumere quando pensiamo al Paese del Sol Levante. Forse, infatti, è ben lontano dall’essere la terra promessa degli anime e dei manga come credono tutti.
Cosa dicono le indagini
In Giappone, bisogna precisarlo, il media è senza dubbio molto popolare. Detto ciò, però, non lo è quanto si crederebbe. Una ricerca di Famistu Intelligent Strategic Marketing denota infatti una situazione ben lontana da quella che solitamente immaginiamo. Pare che meno del 35% della popolazione del paese guardi anime.
Anzi, il dato sembra pure in calo rispetto al 2020, quando era del 37%. Dall’indagine presentata da ComicBook, pare inoltre che in un sondaggio condotto nel 2019 dal Nippon Research Center anche per i manga i risultati non siano poi tanto diversi da quelli ottenuti dalla controparte animata.
Nel sondaggio si cercava di scoprire quante persone leggono manga o guardano anime. Solo il 33% degli intervistati ha affermato di consumare tali contenuti: un risultato che non è affatto lontano da quanto emerso dalla ricerca di Famitsu.
Insomma, anche se nella concezione comune il Giappone dovrebbe essere a dir poco fissato con gli anime e i manga, pare invece che solo parte della sua popolazione sia realmente interessata a tali prodotti. Come ci si aspetterebbe, ciò è vero soprattutto per la fascia d’età che va dai 5 ai 19 anni.
Bisogna sicuramente considerare che ci sono alcune opere che sono diventate così famose da far parte della giornata quotidiana anche del pubblico generalista, ma che rendono il media ben lontano dall’essere popolare tanto quanto crediamo di solito. Un esempio fra tutti è Sazae-San, che ha una reputazione di popolarità simile ai nostri I Simpson.
Infine, bisogna considerare anche l’età media della popolazione giapponese, pari a 46 anni. Il tasso di nascite in riduzione nel paese e la fascia d’età detta prima risultano piuttosto concordi con il fatto che sempre meno persone abbiano tempo o desiderio di guardare tali media. Fortunatamente, noi occidentali sembriamo essere invece un mercato piuttosto florido sul quale ripiegare.
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