Chi di voi, abitualmente, gioca a Genshin Impact, conosce tutto ciò che è stato aggiunto nella versione 3.5, uscita il 1° Marzo del 2023. In questo contenuto voglio parlare a tutti, a cuore aperto: agli hardcore gamer che conoscono ogni dettaglio della lore e a quelli che saltano ogni dialogo. Voglio parlare, in particolare, della direzione che questo gioco ha preso, concentrandomi sull’ultima missione dell’Archon, aggiunta nella nuova versione: Caribert.
Oltre alla trama (che, ripeto, contiene SPOILER), parlerò anche di piccole chicche che, un po’ alla volta, ho scoperto nel corso della mia seconda esperienza su Genshin Impact. Chi ha letto la mia prima recensione, probabilmente saprà che sono rimasto lontano dal Teyvat per quasi un anno (citazione doverosa che spiegherò alla fine dell’articolo), prima di ricominciare, tra Novembre e Dicembre dell’anno scorso, in occasione della patch in italiano.
La nuova quest, Caribert, mi da l’occasione di soffermarmi un attimo, sedermi, prendermi del tempo con me stesso e riflettere su quello che sta accadendo in Genshin Impact, sia all’interno della storia, sia all’esterno, una volta ritornato alla cruda realtà.
La chicca di Kaeya è una botta di lore
Quando ho iniziato la missione dell’Archon, non avevo la minima idea di cosa stessi andando ad affrontare. Sapevo, dai trailer, dell’avvento di Dainsleif, ormai nostro fedele compagno di viaggio quando le cose vanno malissimo, e della presenza di Kaeya, cavaliere di favonius, nostra vecchia conoscenza di Mondstadt.
A quanto pare, Kaeya è a Sumeru e vuole parlare con noi. Del resto, dopo aver trovato Lisa con il suo bel vestitino nuovo dell’accademia e dopo aver visto Collei, Cyno e Tighnari a Mondstadt per il “Festival del Florvento”, sapere di una visita di Kaeya tra le foreste magiche non sembra poi nemmeno così strano.
E qui arriva lo schiaffone: a quanto pare, Kaeya è un discendente dell’ordine dell’abisso, e il suo vero nome è Kaeya Alberich, lo stesso cognome del fondatore dell’ordine. First reaction: shock. Eppure, non è neanche questo ciò che mi ha stupito di più della bella discussione con Kaeya. Lo scoop che ho maggiormente apprezzato è quello che Kaeya ha scoperto dalla sua famiglia: Khaenri’ah, la città distrutta dai principi celesti, è situata SOTTO la foresta di Sumeru.
Alla discussione con Kaeya si aggiunge anche Dainsleif che, per fortuna, scagiona Kaeya da ogni possibile legame con i cattivi, e ci permette di concludere la discussione senza che “ci scappi il morto”. Una volta che Kaeya va via, inizia la nostra nuova missione, alla ricerca delle informazioni sul “Telaio del fato”.
Su Genshin Impact niente è come sembra
Il resto della missione grida, con tutta la forza, un concetto che, questo gioco, ha riportato talmente tante volte da essere diventato scontato: niente è come sembra. Ogni preconcetto, ogni giudizio, ogni dubbio amletico, è quasi impossibile da indovinare, perché viene sempre sovvertito da qualcosa di impensabile. È una meccanica che la MiHoYo ha usato spesso e, lasciatemelo dire, lo ha fatto maledettamente bene.
Per sapere di cosa sto parlando, mi affido al più classico degli esempi: la Shogun Raiden. Alzino la mano quanti, tra voi lettori, pensavano che la Shogun fosse una str***a senza sentimenti. Aveva inginocchiato una nazione, aveva tiranneggiato su Inazuma e aveva ammazzato centinaia di persone, costringendole a vivere senza visione. All’inizio, infatti, avevo abbondantemente dato per scontato che l’archon di Electro, anche per ciò che si diceva nelle vecchie missioni, fosse terribile tanto quanto Signora. Niente di più sbagliato.
In Genshin Impact, bene e male non sono due facce della stessa medaglia, sono qualcosa che va oltre, che trascende il vero significato stesso delle due parole. Bene e male sono due punti di vista insignificanti, che ogni fazione assegna a sé stessa e al nemico, a seconda delle proprie credenze, e quasi mai c’è una verità universale su questo concetto.
E questo si vede soprattutto in due delle più importanti quest dell’archon di Genshin, dove viene mostrato il meraviglioso lato della gemella (dico gemella, perché ho scelto Aether, e non conosco la versione femminile degli eventi), e della dolcezza che, l’abisso, non le ha ancora strappato. La prima volta la troviamo alla voragine e, quando la vediamo, è intenta a lasciare gli stessi fiori che porta ai capelli, davanti a dei poveri Hilichurl morenti. La seconda volta è invece proprio durante la missione di Caribert.
Quando pensiamo di saperla lunga, alla fine ci accorgiamo di non sapere niente. Questo mi ha fatto riflettere e, soprattutto, mi ha fatto chiedere: siamo sicuri che Lumine sia davvero cattiva come sembra? Che cosa c’è di strano in tutta questa faccenda con Khaenri’ah?
Quando si dice: …ma ha anche dei difetti!
Seppur io abbia apprezzato totalmente la lore presentata durante la missione di Caribert, non ho potuto fare a meno di farmi una domanda. Per farla, però, devo tirare in ballo una chicca e, ancor di più, l’evento del Festival del Florvento.
Ad un certo punto, durante la missione di Caribert, vi troverete davanti all’abisso: quello stesso, oscuro e terrificante potere che avevamo già visto durante la precedente missione dell’Archon “We will be reunited”, dove abbiamo incontrato la nostra gemella (la statua di Venti corrotta, per intenderci). Questo potere, stavolta, parla nella nostra testa, e ci dice qualcosa di particolare: la voce che sentiamo appartiene ad un uomo, conosciuto come il PECCATORE!
Fatta questa premessa, cambiamo discorso e passiamo all’evento del festival: esso ci porterà, ad un certo punto, a scoprire che alla fine dell’arcobaleno c’è un tavolo addobbato con una bella lanterna, tanti fiorellini all’uncinetto, tè e biscottini. Scopriremo che questo tavolo appartiene al circolo delle maghe, l’Hexenzirkel. Tra i membri del circolo, troviamo A (Alice, la mamma di Klee) e le varie maghe, che corrispondono alla loro prima lettera del nome. A, R, N e M, sono le quattro maghe della profezia dell’evento.
Soffermiamoci su una di queste quattro maghe: R, anche conosciuta come Rhinedottir. Quanti di voi se la ricordano? Per i più attenti, è la “mamma” di Albedo. Lo sapevate che Albedo è un costrutto? Una specie di robottino creato con l’alchimia? Spero proprio di sì. Sappiamo per certo che, di tanto in tanto, Albedo l’ha nominata, in particolare durante la sua missione, riferendosi a lei come “Gold”. Rhinedottir ha anche un altro nome: la chiamano “LA GRANDE PECCATRICE”.
Dove si annida il difetto di tutte queste informazioni? Be’, innanzitutto, per scriverle mi ci è voluto un po’: sono parecchie e, soprattutto, sono variegate. E poi, da dove vengono? Sembra che, alcune di esse, siano dovute a degli eventi passati che non sono più giocabili, come ad esempio “The chalk prince and the dragon”, uscito a Dicembre del 2020 e conclusosi dopo due settimane.
E qui mi ricollego a ciò che ho detto all’inizio, il fatto di essere mancato dal Teyvat per quasi un anno. Ora che abbiamo parlato di tutto questo, vi espongo la domanda che mi sono fatto: siamo sicuri che sia una cosa giusta o una buona idea infilare pezzi di lore all’interno degli eventi a tempo limitato? Ma soprattutto, ha senso metterne così tanti e così spezzettati?
Con tutto il bene del mondo che voglio a questo gioco, ma un mese circa per ogni nuova versione di Genshin Impact, e un pezzettino piccolo di lore ogni mese, non comporta il rischio di poter dimenticare tutto quello che si è giocato in precedenza, a lungo andare?
Infine, in conclusione…
La missione di Caribert è il trionfo di un Genshin Impact incredibilmente migliorato: un gioco maturo, che racconta storie dolorose con intelligenza, senza cliché, mettendo a nudo i sentimenti umani, calpestati da qualcosa di più grande. Le interpretazioni dei doppiatori (perlomeno nella versione giapponese), sono poesia pura. Puoi sentire il dolore di Eide che arriva fin dentro la tua anima, la dilania, ti costringe ad empatizzare con lui e con il suo piccolo Caribert.
Le ambientazioni, ambiziose e ben fatte, riescono nel loro intento di farti provare ansia e curiosità, angoscia e voglia di proseguire, in un perfetto equilibrio, come se fossi sdoppiato nel te stesso giocatore e nel te stesso viaggiatore. E infine, l’ennesima cutscene, che ancora una volta si supera per mostrarti la scena PRINCIPE dell’intera missione.
L’unica nota negativa rimane la costante paura di essersi persi qualcosa per strada. La pagina wiki di Genshin Impact racconta tutta la storia di Rhinedottir, gli aneddoti sulla distruzione di Khaenri’ah e tutto ciò che si sa a proposito della nota peccatrice. Informazioni che, qualora non siate stati attenti o, come me, avete avuto un periodo di pausa per N motivi, sembrano essersi dissolte nel nulla.
La bellezza di una storia sta nei suoi dettagli, e quelli di Genshin Impact hanno cominciato ad essere tanti. Inoltre, spezzettati nel tempo, si continua costantemente a correre il rischio di perdere di vista parti essenziali, e prima o poi si inizierà a dimenticare particolarità che hanno reso, questo gioco, degno di essere vissuto.