Fate, Unlimited Blade Works ed Heaven’s Feel… Saber, Rin e Sakura. Ma c’è una quarta eroina in Fate/Stay Night. Una la cui route, purtroppo, non ha mai visto la luce: Ilyasviel von Einzbern.
Fate/Stay Night avrebbe dovuto avere quattro route, proprio così, ma alla fine l’idea di aggiungere una route dedicata ad Ilya fu scartata perché il gioco sarebbe risultato troppo corposo. Della route di Illyasviel sappiamo molto poco: all’interno del Complete Material 2 di Fate/Stay Night sono presenti degli schizzi di Takeuchi per alcune scene che avrebbero dovuto venire inserite all’interno della route e, oltre alle dichiarazioni di Nasu in merito, possiamo immaginare che sarebbe stata molto vicina per narrazione e avvenimenti ad Heaven’s Feel. Il progetto, però, non ha mai visto la luce.
Attenti: questo non significa che Ilya sia un personaggio meno approfondito rispetto alle tre eroine principali solo perché non ha una route, anzi. È comunque un personaggio straordinario che, al pari di pochi altri, riesce a lasciare qualcosa al lettore alla fine di ciascuna route: ognuna di esse aggiunge un tassello per la sua caratterizzazione e per aiutarci a comprenderla. Il culmine, inutile dirlo, è proprio Heaven’s Feel.
Ilya in Unlimited Blade Works (Ufotable)
Prima di parlare del personaggio a 360° dedicheremo uno spazio a come viene trattata nelle trasposizioni animate. Non parleremo della trasposizione di Fate/Stay Night dello studio Deen perché… Aspettate, quale trasposizione?
Unlimited Blade Works è, delle tre, la route nella quale Ilya è meno presente e l’anime è speculare in questo senso. Il poco spazio che ha, tuttavia, basta e avanza per imprimere il personaggio nel cuore degli spettatori per la crudeltà con la quale incontra la sua fine.
L’episodio 15 della trasposizione animata della route è forse uno dei meglio realizzati e uno di quelli che, come l’episodio 14 su Medea, aggiunge di più rispetto alla visual novel.
È un episodio quasi interamente ambientato nel passato che ripercorre in pochi minuti l’infanzia di Ilya. Dall’abbandono di Kiritsugu fino all’evocazione di Berserker e alla creazione del legame fortissimo tra Master e Servant, Nasu ci offre una panoramica generale delle sofferenze che la bambina ha dovuto subire, lasciata sola in un castello troppo grande e freddo per lei e sotto la guida del nonno. Nonno che, come vediamo, non era minimamente interessato al suo benessere, ma solo al fatto che lei diventasse il Master degli Einzbern.
È proprio in questo periodo che Ilya viene plagiata, educata all’odio nei confronti del padre e di quel fratellino che neanche conosce. Desidera ucciderli entrambi, è vero, ma solo perché qualcuno ha approfittato della fragilità e della solitudine di una bambina per suscitare in lei quel desiderio di vendetta.
In realtà, e lo vedremo proseguendo, neppure lei sa davvero perché agisce in un certo modo. Lo fa e basta, come strumento.
Una ragione per vivere
Interessante è come nell’episodio 15 di Unlimited Blade Works “l’ombra” di Irisviel faccia ad Ilya una domanda fondamentale e che tornerà più volte nel corso del nostro approfondimento.
“Illyasviel… Riuscirai a trovare una ragione di vita proprio come quell’umano [Kiritsugu], vero?”
Il concetto viene poi ripetuto poco dopo nello stesso episodio in un dialogo tra Ilya e uno degli homunculus degli Einzbern.
“Noi per quale ragione viviamo?”
“Per noi non esiste il concetto di felicità. Siamo solo strumenti, oggetti da sfruttare. Siamo tutte strumenti per l’attivazione del Santo Graal.” […]
“Dovere, dovere, soltanto dovere! Che cosa significa, Einzbern?! Non c’è una sola cosa che ci appartenga realmente!”
La ricerca di una ragione per esistere, dunque, di qualcosa che le appartenga veramente. È questa una delle chiavi di lettura essenziali per comprendere lo sviluppo del personaggio di Ilya nel corso delle tre route.
Illya nella trilogia di Heaven’s Feel
Se l’episodio 15 di Unlimited Blade Works ci regala emozioni, un background splendidamente tracciato e tanto, tanto dolore, lo stesso non si può dire della trasposizione di Heaven’s Feel.
A causa della mancanza di tempo o delle scelte dello sceneggiatore molte delle scene che vedevano Ilya protagonista hanno subito numerosi tagli. Nel primo film il personaggio non si vede, nel secondo ha molto meno minutaggio rispetto a quello che dovesse avere.
Scene come Die Lorelei, fondamentale per comprendere le dinamiche tra Shirou e Ilya e dove il loro rapporto andrà a parare alla fine della route, sono assenti, mentre altre come quelle al parco o agli allenamenti con Rin sono tagliate.
Naturalmente questo non influisce sulla qualità complessiva della trilogia, ma purtroppo contribuisce a formare nella mente degli spettatori un’idea di Ilya come un personaggio poco rilevante nella narrazione, che poco contribuisce alle vicende o allo sviluppo del protagonista o al quale comunque, narrativamente parlando, sembra mancare qualcosa rispetto a Shirou o alle eroine principali. E fidatevi, questo non è assolutamente vero.
Una Master priva di morale
Ilya è uno dei primi personaggi che il lettore conosce nella visual novel. Per dovere di cronaca, è anche la prima a far fuori Shirou: qualora il protagonista dovesse rifiutare le magie di comando e non partecipare alla Guerra lei ordinerà a Berserker di farlo a pezzi appena fuori dalla chiesa di Kirei, portandoci al primo Tiger Dojo. Non proprio incoraggiante come inizio, non pensate?
Per buona parte della route il lato di questo personaggio che Nasu cerca di comunicarci è uno: si tratta di una ragazzina che non riesce a distinguere il giusto dallo sbagliato. Non le importa, molto semplicemente; non è mai stata educata in tal senso e non ha una morale. Segue solo i propri pensieri, il proprio istinto ovunque questi possano portarla senza farsi il minimo scrupolo.
Questo è evidente non solo dal Tiger Dojo ma anche dai dialoghi iniziali tra lei e Shirou.
È capace di passare da un atteggiamento completamente infantile a uno adulto e spietato nel giro di pochi secondi, crudele eppure capace di completa fiducia nei confronti del suo prossimo, le prime interazioni con lei lasciano il protagonista e i lettori completamente spiazzati:
“Fino ad ora aveva assunto un atteggiamento così infantile che avevo smesso di sentire pericolo, ma non posso dimenticare che lei è la Master di Berserker. È capacissima di uccidermi se la contraddico […]. Sì, ci scommetto: questa ragazzina è pronta ad usare il suo potere di Master senza alcuna pietà, non importa dove si trovi o quante persone coinvolga.”
La Figlia dell’Inverno
Poco dopo il loro primo incontro, Shirou ed Ilya si recano al parco e iniziano a parlare del più e del meno. Del caldo e del freddo, dei capelli di lei, del suo cognome… Il tutto accompagnato dalla confusione che regna sovrana nei pensieri di lui. Si chiede come sia possibile che quella bambina che durante lo scontro con Berserker gli era apparsa così fredda e spietata ora possa apparirgli allegra e infantile, come qualsiasi ragazzina della sua età.
Se non sapessi già che è una Master, pensa, probabilmente non ci crederei. È incredibile come Nasu riesca con questa brevissima scena a tratteggiare perfettamente uno dei lati della personalità di Ilya: la sua completa mancanza di etica.
Attraverso la confusione di Shirou, la descrizione degli occhi di Ilya, delle sue movenze e dei suoi sorrisi, prima freddi e calcolatori, poi caldi e simili a quelli di una sorella minore che gioca col fratellone, Nasu gioca con la caratterizzazione del personaggio:
“Ilya è troppo innocente. Può darsi che questa ragazzina in realtà non conosca la differenza tra giusto e sbagliato. Forse questa ragazzina è diventata Master senza sapere quanto è grave uccidere qualcuno. Ho parlato poco con lei, ma non penso che Ilya sia il tipo di persona che desidera davvero far del male agli altri.”
Questi pensieri producono un forte senso di straniamento sia in Shirou che nel lettore e ci aiutano proprio ad imprimere con chiarezza questo tratto della personalità di Ilya. A differenza di Saber o Rin, che in questa route vengono mostrate gradualmente al lettore attraverso i dialoghi e le loro azioni, il personaggio di Ilyasviel viene tratteggiato nella prima parte della Fate attraverso i pensieri di Shirou.
Bastano per descriverla e per lasciare impressa una prima immagine del personaggio. Ma, naturalmente, non è tutto qui.
Il Master degli Einzbern
Se c’è una cosa che subito salta agli occhi di Shirou è che Ilya, infondo, non sa quasi nulla sui Servant, sulla guerra, su cosa significa realmente uccidere qualcuno. La ragazza parla di ciò con una naturalezza inquietante, come se non la riguardasse, con un tono così infantile e innocente che l’aspirante paladino della giustizia non riesce a sopportare. Ne è sicuro: lei non combatte perché questo è ciò che desidera ma solo perché in tutta la sua vita nessuno le ha mai mostrato nient’altro.
È cresciuta per dieci anni sotto le cure del nonno che l’ha cresciuta come una macchina per la Guerra senza impartirle una reale educazione, senza insegnarle nulla del mondo e per questo Ilya crede che combattere sia ciò che desidera. Persino i servant non sono per lei strumenti per combattere bensì persone che le stanno accanto per proteggerla, secondo una logica tanto contorta quanto infantile.
Il nonno le ha detto che deve combattere, che è per questo che è venuta al mondo, quindi deve essere giusto. Deve essere la ragione per cui esisto: è la conclusione alla quale Ilyasviel arriva. Ed è proprio questo che Shirou non sopporta.
Nel caso di Saber come in quello di Ilya, il ragazzo non sopporta di vedere qualcuno costretto ad agire contro la propria volontà, odia l’idea di vederle combattere e rischiare la vita per qualcosa che, ai suoi occhi, non comprendono veramente o non le rende felici.
Shirou realizza che Ilya non è un’assassina e per questo motivo per il resto della route cercherà di convincerla a non combattere, ad unirsi a lui perché insieme troveranno una soluzione. Insieme al fratello, sicuramente, lei riuscirà a trovare un’altra ragione per la quale esistere.
In Heaven’s Feel questi temi si faranno molto più presenti ed importanti, come il rapporto con Shirou, e il personaggio di Ilya giunge alla sua definitiva maturazione.
Lo sviluppo in Heaven’s Feel
La vera natura di Ilya si rivela solo leggendo Heaven’s Feel. È proprio in quella route che vediamo il maggiore sviluppo del personaggio e il suo lato più umano, oltre al fatto che proprio qui trova la risposta alle domande che già nella Fate Nasu aveva seminato.
Perché sta davvero combattendo la Guerra? Qual è il suo rapporto con Shirou e col padre? Per che cosa vale la pena dedicare la vita?
Se in Fate vediamo Ilya così com’è in superficie, priva di moralità e di scrupoli e che in fin dei conti ha solo bisogno di qualcuno che la accolga e le insegni che cosa sono il bene e il male, in Heaven’s Feel assistiamo ad uno sviluppo del personaggio ancora maggiore.
Ilya non si limita ad imparare dall’esterno ma compie un vero e proprio percorso di maturazione parallelo a quello di Shirou e pari a quello di Sakura. Fa pace con i fantasmi del proprio passato e placa il desiderio di vendetta che provava nei confronti di Shirou e di Kiritsugu. Capisce le motivazioni di ciascuno dei due e il dolore che un paladino della giustizia porta nel proprio cuore. E alla fine comprende il suo più grande desiderio e la ragione per la quale lei sta continuando la Guerra a Fuyuki.
Sceglie di combattere, cioè, non perché le è stato ordinato dal nonno ma perché decide di seguire un ideale che reputa giusto: proteggere una persona cara. Abbandona finalmente l’odio e capisce cosa significano per lei concetti come giusto e sbagliato.
In una scena dice a Shirou che finché proteggerà una persona cara lei starà dalla sua parte, perché è ciò che reputa giusto. Questo non vale solo in relaziona a Shirou, ma anche a se stessa: se continuerà a proteggere chi ama, sarà nel giusto.
Il discorso di Taiga
Fate/Stay Night: Heaven’s Feel II contiene, al suo interno, una scena originale estremamente toccante che rappresenta forse la migliore aggiunta in assoluto nella trasposizione animata di un’opera di Nasu: sto naturalmente parlando della sequenza in cui Taiga parla a Sakura di Kiritsugu ed Ilya ascolta dietro la porta. Quella scena dura pochi minuti eppure è talmente bella e importante che dovevo assolutamente dedicarle una riflessione, anche perché si ricollega alla maturazione della master degli Einzbern in questa route.
Sakura ha paura che Shirou perderà se stesso continuando a proteggerla e Taiga le racconta di Kiritsugu per farle capire che persino un paladino della giustizia deve avere una persona cara, più preziosa e amata di chiunque altro nel mondo, che desidera proteggere a qualsiasi costo. E le spiega, a quel punto, che Kiritsugu si è recato numerose volte in Europa, nonostante la fragilità del suo corpo.
“Sono sicura che ci fosse una persona che desiderava assolutamente rivedere.”
Ilya ascolta, senza dire una parola.
Questa scena riesce in pochissimo a sintetizzare e risolvere i tormenti nell’animo di Ilya, e al tempo stesso a rappresentare nel modo più breve e innocente possibile l’intero percorso del personaggio nella route. Non è vero, come lei credeva, che suo padre l’ha abbandonata e sostituita con Shirou. Kiritsugu in realtà le voleva bene e ha sempre cercato di rivederla.
Ilya fa pace coi fantasmi del proprio passato. Perdona il padre, Shirou e persino se stessa per avere dubitato di Kiritsugu e capisce cosa significa essere un paladino della giustizia. Capisce quanto importante sia lottare per proteggere le persone care, sacrificare il cuore, l’anima e la vita per loro. E abbraccia questo stesso ideale, perché è impossibile che un sogno tanto bello sia sbagliato.
L’importanza di Ilya nello sviluppo di Shirou
Il rapporto tra Shirou ed Ilya è ciò che di più ci aiuta a vedere la vera natura di Ilya in Heaven’s Feel: una Ilya matura, capace di comprendere le situazioni e le sofferenze delle persone attorno a lei meglio di chiunque. Una Ilya che, grazie al rapporto con Shirou, matura, che si scopre sorella maggiore, responsabile e affezionata, in grado di consigliare Shirou come l’unica persona in gradi di dirgli dal profondo del cuore “stai facendo la cosa giusta”.
Come dimenticare la meravigliosa scena al parco, prima della scena sotto la pioggia?
“Sembra che tu stia per piangere, Shirou. Non so cosa sia successo, ma sarebbe brutto se anche io ti odiassi. Perciò, finché cercherai di proteggere una persona cara io starò dalla tua parte: è normale proteggere la ragazza che si ama, no?”
Ilya è l’unica che di fronte alle sofferenze di Shirou non lo compatisce, non gli dice di fermarsi, di tornare indietro, ma che anzi lo sostiene e lo aiuta in ogni sua scelta. Ilya è dalla parte di Shirou e lo sarà sempre, qualsiasi cosa lui decida di fare.
È come una presenza attenta che ti guarda le spalle, sempre a sostenere Shirou e a preoccuparsi per lui. È la sorella maggiore che gli mette una mano sulla testa, accarezzandogli i capelli, quando lo vede sul punto di piangere perché distrutto dal dover scegliere tra la ragazza che ama e i suoi ideali. Ed è estremamente toccante quanto questo si leghi così profondamente alla realizzazione dell’immenso amore di Kiritsugu nei suoi confronti.
Fratelli senza legami di sangue
Tutto questo percorso, che non è assolutamente secondo a quello di tanti altri personaggi e che si compie nel giro non di una sola route, ma nel corso di Fate/Stay Night nella sua interezza, porta Ilya a quello che è il finale semplicemente perfetto per lei: sceglie di sacrificare la propria vita per proteggere quella del fratello.
Shirou ed Ilya hanno un rapporto tanto bello quanto toccante che li porta sempre più vicini dopo ogni loro interazione: sono fratelli, pur non avendo legami di sangue, e Shirou in particolare sente di avere il dovere di proteggere la “sorellina”. La Figlia dell’Inverno, però, sa perfettamente che in realtà è lei a dover proteggere Shirou ed è proprio così che sceglie di lasciare questo mondo.
Chiede a Shirou ciò che lui stesso ha inseguito dall’inizio della sua storia e che non era mai riuscito a urlare per paura, per il senso di colpa del sopravvissuto che lo ha sempre attanagliato:
“Io voglio vivere.”
Con queste tre parole, così semplici eppure così colme di significato, il percorso di Shirou come personaggio si compie. Ilya gli risponde che, allora, sarà lei a chiudere il Graal in modo che lui non debba sacrificare la propria vita.
Dopotutto, gli dice, è dovere di una sorella maggiore proteggere il fratellino.
Un percorso alla ricerca di sé
Il cammino che questo personaggio segue in Fate/Stay Night è, come per tanti altri, un percorso alla ricerca di qualcosa. Se Shirou cerca la conferma o la smentita di un’ideale Ilya cerca invece una ragione per esistere. Non come strumento, però, e ciò che la Fate route ci lascia è proprio il desiderio di Ilya di smettere di vivere come un oggetto e di agire solo perché qualcuno le ha detto di farlo e cercare qualcos’altro per cui dedicare la vita breve che la aspetta.
Rifiuta per la prima volta di rimanere sottomessa al volere del nonno e alza la testa per vivere una vita che possa finalmente definire sua, per avere una cosa, almeno una, che le appartenga davvero. Questo percorso di ricerca si conclude poi in Heaven’s Feel.
Alla fine della Fate route Ilya impara a vivere con le persone che ama, a lasciar andare quell’odio e guardare invece verso una vita migliore, circondata da persone che ama.
Alla fine di Heaven’s Feel invece fa un altro passo avanti e, dopo avere messo da parte l’odio nella prima route, impara a combattere e a proteggere le persone che ama anche a costo della sua stessa vita. Comprende finalmente il senso del sacrificio, lo stesso che Kiritsugu ed Irisviel provavano nei suoi confronti, e abbraccia pienamente l’idea di una vita vissuta per il bene di chi si ama.
Quella bambina, tutta sola in un freddo e gigantesco castello senza l’affetto o l’amore dei genitori, è riuscita (almeno per un breve periodo di tempo) a trovare delle persone che le vogliono bene e per le quali è disposta a lottare dando il tutto per tutto. E non potrebbe esserci conclusione più bella per la storia di questo personaggio.