Sono diversi anni che si cerca di spingere per il pensionamento dei carburanti fossili, specie nel settore dell’automotive. In particolare lo sta facendo l’Unione Europea. Nel corso degli ultimi mesi i vari organi dell’UE hanno discusso e negoziato con i vari Paesi membri di un possibile ban dei motori endotermici.
Nel 2022 prima il Parlamento Europeo e poi un vertice dei 27 ha stabilito di imporre un divieto della vendita di motori a benzina nell’UE dal 2035. Finché il 15 febbraio l’Europarlamento ha approvato nuovamente il ban, avviando l’iter verso la sua finalizzazione. Una decisione che però è stata accolta controvoglia da diversi Paesi, Italia compresa.
La stessa premier Giorgia Meloni nel mese di gennaio aveva giudicato irragionevole la decisione dell’Unione Europea, oltre che essere “profondamente lesiva per il sistema produttivo”. E così, non ha sorpreso il comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente che annunciava il “no” dell’Italia allo stop dei motori endotermici dal 2035. Una nota che ha portato al rinvio della riunione dei Rappresentanti Permanenti UE che doveva decidere sulla questione.
La contrarietà del nostro Paese al ban dell’UE
Come accennato, oggi era prevista la riunione Coperer I per discutere su questo ban dal 2035 della vendite dei motori endotermici. Ma vista la contrarietà dell’Italia e i dubbi di altri Paesi, la presidenza svedese del semestre europeo avrebbe rinviato a venerdì tale discussione.
Nella nota diffusa nella serata di ieri, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ribadiva le dichiarazioni del premier Meloni fatte nei mesi scorsi:
Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione” l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo.
Insieme a Roma, anche altri Paesi membri UE hanno espresso i loro dubbi e la loro contrarietà su questo divieto: la Germania, la Polonia e la Bulgaria. A questo punto bisogna attendere la riunione di venerdì e le prossime fasi che porteranno alla ratifica finale, prevista il 7 marzo. Data in cui il Consiglio UE dovrebbe decidere in maniera definitiva sul ban dei motori endotermici.
Nella mattinata si è espresso su Twitter il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso:
Con il nostro No abbiamo svegliato l’Europa. Speriamo che altri comprendano che è l’ora della ragione non certo della rassegnazione! Su tutti i dossier saremo in campo sino alla clausola di revisione del 2026. Cambiare si può.
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Fonte: Ansa