Ant-Man and The Wasp: Quantumania è arrivato al cinema da qualche settimana e con lui tutte le critiche che ne sono seguite. L’inizio della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe è stato condito da recensioni miste e, forse, eccessivi accanimenti nei confronti della pellicola e, in generale, dei Marvel Studios.
La decisione di Kevin Feige di rallentare i ritmi di produzione è conseguenza di una direzione creativa che, negli ultimi 3 anni, ha puntato sulla sovrapproduzione mettendo da parte uno degli elementi fondamentali per la riuscita di un buon prodotto: la qualità.
L’uscita di Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha portato a reazioni molto contrastanti creando due fazioni opposte formate, da un lato, da chi ha apprezzato il film per la sua capacità di divertire e dall’altro chi l’ha definita una pellicola disonesta che non ha rispettato le aspettative.
Al centro di tutto si pone il modo sbagliato in cui i Marvel Studios hanno promosso il film presentandolo quasi come una pellicola capace di cambiare il destino dell’intero universo cinematografico. In realtà il terzo capitolo di Ant-Man rispetta a pieno i canoni imposti dal personaggio non dando nulla di più.
Questo, probabilmente, è uno degli elementi che ha fatto maggiormente innervosire il pubblico, nonostante Ant-Man 3 continui a macinare milioni su milioni nei botteghini di tutto il mondo.
Nonostante la delusione generalizzata che ha riguardato il film, oggi cercheremo di svelarvi i tre motivi per cui non bisognerebbe odiare Ant-Man and The Wasp: Quantumania.
L’esordio di Kang
Se la sua presentazione in Loki nella variante di Colui che Rimane aveva fatto storcere il naso a molti, in Quantumania Kang fa il suo trionfale ingresso.
La grande performance e l’incredibile carisma d’attore di Jonathan Majors ci permette di dare una direzione a questo personaggio nonostante rimanga, dall’inizio alla fine, avvolto dal mistero. Come nei migliori film basati sulla suspense, il villain non viene svelato fino alla fine del primo tempo aumentando l’attesa dello spettatore.
Il Kang che ci viene raccontato è solo una variante delle infinità esistenti e questo lascia capire quanto ci sia ancora da esplorare. Una versione capace di spianare la strada alle altre ma che, allo stesso tempo, si impone per carisma e per modo in cui riesce a monopolizzare quasi totalmente il racconto.
Violento, manipolatore, con una forza spropositata ma che ancora non riesce a gestire a pieno a causa della sua sete costante di potere e di controllo. Insomma, basi perfetto per lo sviluppo di un personaggio che, se raccontato a dovere, potrebbe superare l’iconicità di Thanos.
Un ponte necessario per il futuro
Il fatto che i Marvel Studios abbiano promosso il film come la pellicola definitiva che avrebbe dato un senso a tutti i discorsi sul multiverso portati avanti negli ultimi tre anni, non ha aiutato la pellicola ad esprimere la sua vera natura.
Ant-Man and The Wasp: Quantumania è un ponte che, dopo una fase 4 basata sul “passaggio di testimone” e sull’introduzione di nuovi personaggi, da finalmente il via a quella che sarà la macrotrama che culminerà in Avengers: Kang Dynasty e Avengers: Secret Wars.
Ogni prodotto realizzato negli ultimi anni ha ridotto la storia di ogni eroe ad un contesto più personale mostrando le conseguenze che la battaglia di Thanos ha portato su ognuno di loro. La fase 4 svela le debolezze di ogni personaggio impostando la posizione di vulnerabilità che ricopriranno in vista della prossima grande minaccia incarnata in Kang.
Un pò come in Civil War, ciò che abbiamo sono eroi divisi centrarti su se stessi, sui propri problemi e sui propri conflitti. Ciò, ovviamente, porterà delle conseguenze.
Divertente, ironico e coerente
Dopo la debacle di Thor: Love and Thunder sembrava essersi totalmente persa la speranza di avere un film MCU capace di lavorare con la comicità e l’ironia in maniera misurata ed intelligente.
A differenza di Taika Waititi che usa l’esagerazione, il grottesco e il demenziale come sua arma (non sempre funzionando, come nel caso di Thor), Payton Reed riesce a realizzare un prodotto ricco di ironia sempre e comunque aderente al personaggio che vuole raccontare.
La cifra stilistica di Ant-Man è sempre stata il divertimento. Nonostante la profonda vena comica di Scott, il personaggio ha sempre avuto i suoi momenti drammatici che non sono risultati mai fuori ruolo o anti climatici.
A differenza di Thor 4, ciò che rende Ant-Man and The Wasp: Quantumania un ottimo esempio di come mettere in scena l’elemento comico è proprio il suo non sembrare mai fuori contesto e totalmente aderente con il personaggio. Insomma, le battute di Scott sono qualcosa che il pubblico si aspetta da lui e che fanno profondamente parte del suo essere Ant-Man.