L’avversione dell’Occidente alla minima parvenza di scene che ritraggono relazioni sessuali “problematiche” stava per mietere una nuova vittima, stavolta a causa di un anime hentai che un giovane uomo irlandese si era ritrovato sul proprio telefono. L’uomo in questione, il ventenne Aaron Davis, è stato accusato di possesso d’immagini animate contenenti pornografia infantile.
L’uomo è apparso davanti al tribunale di Letterkenny dopo che un poliziotto irlandese (la polizia viene denominata “gardai” in Irlanda) ha scoperto le suddette immagini pornografiche all’interno del suo telefono sequestrato precedentemente (dunque è possibile che l’uomo fosse già stato fermato dalla polizia per altri motivi che lo hanno portato al sequestro del telefon). Davies è stato dunque arrestato per poi rimanere genuinamente scioccato dopo aver scoperto come tali immagini fossero classificate come pedo-pornografia.
In quelle immagini, però, non si vedevano bambini reali: ciò che invece si vedeva, erano immagini animate (dunque anime) di minori che venivano coinvolti in atti sessuali. Questo elemento rendeva il filmato in questione un hentai, ovvero un filmato contenente scene esplicite e adatte solo ad un pubblico adulto.
La problematica degli anime con minorenni al loro interno
Il detective Garda David Leahy ha così raccontato in tribunale come l’arresto di Davies avesse portato ad interrogarlo alla stazione di polizia di Letterkenny il 10 settembre 2021, a seguito delle 16 immagini trovate sul telefono dell’imputato. Quando la polizia raccontò a Davies di come quelle immagini fossero considerate “pedopornografia”, egli si è mostrato genuinamente scioccato.
A quanto pare, secondo la polizia l’imputato si è mostrato collaborativo ad ogni occasione, e quando le suddette immagini hentai furono trovate sul suo telefono egli aveva appena 18 anni. L’avvocato Peter Nolan ha inoltre detto come il suo cliente avesse familiarità con il Giappone, avendo vissuto nel paese per due anni, ma ha voluto sostenere come questo fosse un “lato oscuro” delle immagini e che non tutte si riferissero alla pornografia.
Le immagini cosiddette “hentai” in realtà non mostravano veri minorenni: si trattava di anime nei quali era possibile vedere contenuti di natura sessuale con personaggi “apparentemente minorenni”. Quattordici immagini mostravano “minori di 17 anni” che effettuavano attività sessuali, mentre altre due mostravano invece “minori di 17 anni” con i loro genitali esposti. Inoltre, gli anime hentai mostravano “minori” in un rapporto sessuale con una ragazza più grande, e di conseguenza questa giovane donna che faceva la medesima cosa con dei minorenni.
Parlando del suo cliente, l’avvocato di Davies lo ha descritto come un giovane molto intelligente e chitarrista talentuoso. Egli ha studiato musica ma ha subito un’educazione difficile, diagnosticato con un disturbo d’attenzione ed iperattività; i suoi genitori si separarono quand’era piccolo, e uno “sbandamento” nella sua vita lo ha portato ad avere cattive compagnie e prendere droghe sempre più pesanti all’età di 17 anni.
Detto ciò, ha voluto sottolineare come egli non fosse in alcun modo attratto dai minori, ed era onestamente sorpreso nello scoprire come degli hentai fossero considerati materiale pedopornografico. Alla fine, il giudice ha deciso di posizionare il caso ad un livello “più basso”, ritenendo anche come l’imputato avesse visto le immagini “imprudentemente” piuttosto che intenzionalmente, considerandolo più un evento accidentale. Davies inoltre si era anche detto colpevole sin dalle fasi iniziali. Adesso, egli dovrà scontare 80 ore di servizio alla comunità al posto di quattro mesi in prigione.