In molti avrete sentito parlare di Byoblu, una testata giornalistica che è sempre stata oggetto di critiche e dubbi sulla qualità dell’informazione fornita. Il suo fondatore, Claudio Messora aprì Byoblu come blog nel lontano 2002.
Dopo una parentesi come guida della Comunicazione del Movimento 5 Stelle, Messora tornò alla guida del blog, trasformandolo in società nel 2019. Da lì sono nati una testata giornalistica e un canale TV (2020), fino a una radio lo scorso anno.
Parlando proprio della Radio di “controinformazione”, pochi giorni fa Messora ha annunciato che verranno spenti i ripetitori dell’emittente. A fronte di un buco di 100 mila euro non sono più sostenibili le spese per mantenere Radio Byoblu.
La non sostenibilità di radio Byoblu
Ad annunciare le difficoltà finanziarie della Radio è stato lo stesso fondatore sulla sua testata. Nato come “progetto di informazione libera e indipendente”, per restare tale “si basa sul modello del sostegno economico diffuso”. Infatti, la testata si sostiene tramite le donazioni dei cittadini “o piccoli abbonamenti”.
Questo modello però non sembra aver dato i suoi frutti: per il mese di febbraio sono mancati 100 mila euro. E così, Messora ha annunciato che “dalla fine del mese Radio Byoblu non trasmetterà più via etere”; resterà solo come streaming audio.
A rischio ci sarebbe anche il canale TV. Se il mese prossimo non si riuscirà a “pareggiare i conti di febbraio”, la testata non rinnoverà i “canoni di emissione televisiva”.
Come accennato, la testata è sempre stata al centro di numerose polemiche per il suo modello di “controinformazione“. Se l’emittente radiofonica chiude per motivi economici, il canale YouTube di Byoblu era stato bannato dalla piattaforma di Google, per “disinformazione in ambito medico” (come aveva spiegato Messora in un’intervista a Il Fatto Quotidiano).
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