Quello che doveva essere un affare oramai concluso per Microsoft e Xbox con Activision Blizzard si è trasformato adesso in una feroce battaglia con Sony e il brand PlayStation. Tutto è partito dall’acquisizione dell’importante publisher da parte dell’azienda americana, il quale sicuramente non sarebbe stato visto bene dalla compagnia tecnologica del Sol Levante.
Sony sta cercando in tutti i modi di ostacolare tale acquisizione per diverse motivazioni, tra le quali quella che vede il publisher americano come proprietaria di IP importanti per il mercato PlayStation, come nel caso del popolarissimo FPS Call of Duty, di Diablo e di numerosi altri titoli che portano grandi quantità di denaro nelle tasche di Sony.
La battaglia tra compagnie adesso ha coinvolto governi e tribunali, e l’affare si trova attualmente in un impasse; ogni giorno esce una qualche nuova dichiarazione o notizia a riguardo, e la più recente arrivata in queste ore ci mostra come Sony sembri sentirsi “molestata” da Microsoft nel corso della loro battaglia legale.
Le “molestie” di Microsoft a Sony
Mentre l’affare tra Microsoft e Activision si trova sotto severo scrutinio di vari governi, in tribunale l’azienda americana e quella giapponese continuano ad affrontarsi. A quanto pare, le richieste che Microsoft starebbe facendo alla sua rivale sembrano essere troppo eccessive ed insistenti, tanto da portare l’azienda nipponica a sostenere che si tratti di “molestie”.
Nelle ultime due settimane sono stati depositati una serie di documenti giudiziari che descrivono in dettaglio alcune delle scaramucce legali attualmente in corso tra le due parti: i documenti riguardano i tentativi di contrastare la vendita proposta e il diritto alla ” scoperta ” per Microsoft, ovvero la possibilità di poter entrare in possesso di un carico di documenti ed e-mail da alcuni dirigenti della compagnia giapponese.
Ad un certo punto, Microsoft ha rilasciato una dichiarazione in cui accusava l’azienda giapponese di non aver fornito tutte le informazioni che potrebbero necessitare, ma Sony ha voluto rispondere a ciò giustificando queste azioni, sostenendo che la compagnia avesse chiesto decisamente troppo (come ad esempio l’accesso a dei rapporti interni sulle prestazioni).
Queste richieste vengono così definite come “evidenti molestie” da parte di Sony, e che prima di divulgare fascicoli personali è necessario prima dimostrare la loro rilevanza al caso. Il giudice si è detto concorde con Sony, sostenendo come le richieste di Microsoft siano andate troppo oltre.