Capita spesso che Facebook, o almeno i suoi algoritmi piuttosto particolari, arrivino a censurare post, commenti ed immagini per motivi assai discutibili, o che nemmeno sembrano essere visibili a primo acchitto. Con il tempo è diventato sempre più complicato comprendere in che modo formulare delle frasi o quali foto potrebbero “offendere” secondo la piattaforma, e i ban o sospensioni dell’account sono dietro l’angolo.
Di recente è avvenuta una vicenda che va a comprovare questo genere di problema. Con una campagna pubblicitaria creata da un’agenzia di comunicazione pugliese, denominata LaboratorioCom, quello che doveva essere un semplice post per pubblicizzare un prodotto mangereccio è diventato invece portatore di “guai” verso l’agenzia stessa.
Il problema principale, in realtà, è stato nell’utilizzo di un termine fondamentale della campagna ovvero “finocchiona”, un salame tipico delle terre toscane e considerato un’eccellenza italiana.
Il panino che scatena l’ira di Facebook
Le intenzioni erano quelle di promuovere il progetto di Interiora Design, riguardante un panino realizzato per l’appunto con la finocchiona come ripieno. Nel post originale pubblicato su Facebook la descrizione era piuttosto semplice e diretta, e non lasciava spazio ad alcuna ambiguità:
“La Finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia. L’origine risale al Medioevo, quando i norcini per sopperire all’uso del pepe, perché troppo raro e costoso, aggiunsero all’impasto i semi di finocchio. Nacque così la Finocchiona e nel corso dei secoli successivi diventò la regina delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana. Vieni a provare il nostro panino con Finocchiona, pecorino e pesto di zucca!”
Facebook però non è sembrato così convinto della “bontà” di questo post, ed è quindi intervenuto mandando un avvertimento alla pagina dell’agenzia:
“La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community – è stato il messaggio che si è visto recapitare l’agenzia – Rimuovi eventuali contenuti offensivi dalle creatività della tua inserzione”.
Alla fine, Interiora Design ha dovuto modificare il contenuto dell’inserzione, pubblicando anche un altro post che spiegava in tono scherzoso questa spiacevole vicenda:
“Cara Facebook, vorremmo dirti che “Finocchiona” non è un insulto ma un insaccato tipico toscano” L’offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza!”
In fin dei conti l’agenzia ha comunque ottenuto ciò che voleva: ciò che è accaduto infatti gli ha portato sicuramente una grande quantità di pubblicità, nel bene o nel male, e di certo qualcuno si sarà ormai incuriosito nello scoprire che genere di sapore “proibito” possa avere questo salume dal nome “controverso”.