Negli ultimi 25 anni i telefoni cellulari hanno conosciuto un’evoluzione impressionante. Siamo passati da dispositivi con il tastierino numerico come il mitico Nokia 3310 a pezzi avanzati di tecnologia come gli smartphone, che ormai sono più dei piccoli computer che dei cellulari. Ma una cosa non è cambiata: il materiale delle batterie, che è rimasto il lito.
Questo comporta autonomie inferiori sugli smartphone rispetto ai vecchi cellulari come il Nokia 3310. Se a questo ci si aggiunge l’elevato consumo di molte app Android e iOS, la giornata diventa decisamente difficile da superare. In cima alla lista di queste applicazioni troviamo sicuramente Facebook.
Anche chi non è avvezzo con il mondo tech si sarà accorto di quanto siano elevati i consumi dell’app di Facebook, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo in background. Fino ad adesso potevano esserci dubbi sul fatto che l’app di Meta fosse più energivora di altre, visto che comunque ci sono migliaia di fattori che possono influenzare i consumi. Ma negli ultimi giorni un ex-dipendente dell’azienda ha sostanzialmente confermato l’impatto negativo di Facebook sulle batterie degli smartphone.
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Facebook e il “negative testing”: gli elevati consumi dell’app
A parlare di questo problema dietro l’app di Facebook è George Hayward, data scientist che ha lavorato per Meta da ottobre 2019. Una di queste sarebbe il “negative testing“. In sostanza, le compagnie tech come Facebook/Meta possono testare da remoto una funzione sullo smartphone di un utente che usa l’app di Facebook.
Per esempio con il “negative testing” l’azienda può vedere quanto veloce si gira l’app sul telefono oppure in quanto tempo impiega a caricarsi un’immagine. Tradotto in poche parole: questi test da remoto comportano un elevato incremento dei consumi, senza che l’utente possa accorgersene, visto che avvengono “in segreto”.
Hayward si è sempre mostrato contrario a questa pratica e per questo sarebbe stato licenziato lo scorso novembre. Una volta Hayward ne ha parlato con una manager del “Negative testing”, dicendole che potrebbe “danneggiare qualcuno”. Lei gli avrebbe risposto che “danneggiando poche persone” si possono aiutare “masse più grandi”.
Scaricare da remoto il cellulare di qualcuno potrebbe mettere le persone effettivamente a rischio, visto che potrebbero trovarsi lo smartphone a terra e non potrebbero così chiamare i servizi di emergenza. Hayward ha detto di non essere a conoscenza del numero esatto di persone coinvolte da questi test. D’altro canto, è sicuro che sia una pratica ricorrente nell’azienda, visto che è riuscito a visionare un documento interno sul “negative testing”, con dati ed esempi di questa pratica.
Non ho mai visto un documento più orribile nella mia carriera
Insomma, per anni tutti gli utenti hanno sperato che Facebook migliorasse i consumi della sua applicazione e di quelle “collegate” (come Messenger). Ma nulla è cambiato e in molti possessori di smartphone sono arrivati a non installare o disinstallare l’app per utilizzare il social solo tramite browser. Al momento non è arrivato nessun commento di Meta sul “negative question”. Vediamo se nei prossimi giorni uscirà un comunicato stampa della compagnia.
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Fonte: New York Post