Andrew Tate è ancora detenuto in carcere in Romania, e pare ci resterà per un altro mese pieno. Questo è l’aggiornamento sull’attuale condizione giudiziarie dell’influencer, divenuto tristemente noto per le sue affermazioni misogine sui social network e in generale parte integrante della sua immagine e stile di vita.
Almeno fino a fine febbraio, dunque, Andrew Tate si ritroverà in custodia nel paese entro il quale è stato arrestato ormai più di un mese fa, con le accuse di traffico di esseri umani e stupro (per il quale rischia anni di prigione). Infatti, sia a lui che a suo fratello è stato esteso il periodo di detenzione mentre i procuratori del paese continuano le loro indagini.
Tra le accuse volte ai fratelli Tate ci sarebbe anche quella di crimine organizzato. Gran parte dei loro beni è stata già confiscata, tra cui alcuni edifici e diverse delle auto di lusso di Andrew Tate, oggetti che per lui erano di gran vanto e che spesso aveva ostentato sui suoi social.
Il ricorso negato
Solamente 10 giorni fa, i fratelli Tate hanno perso il ricorso alla decisione che estendeva il loro periodo di detenzione, inizialmente previsto per sole 24 ore, a 30 giorni. La corte di Bucarest, la capitale della Romania, ha però negato il ricorso e costretto Andrew Tate e Tristan Tate a restare in custodia nel paese.
Il 29 dicembre i procuratori avevano deciso per il loro arresto, portano avanti l’accusa per cui “quattro sospettati sembrano aver creato un gruppo di criminalità organizzata con il solo scopo di reclutare, ospitare e sfruttare le donne costringendole a creare contenuti pornografici da pubblicare su siti specializzati dietro pagamento”.
L’avvocato di Andrew Tate ha sempre negato tutte le accuse, portando come difesa principale la presunta mancanza di prove. Pochi giorni fa, però, Vice ha pubblicato alcuni estratti audio e video di alcune conversazioni avvenute tra Andrew Tate e una delle vittime che lo accusava di stupro. In uno di questi messaggi, a quanto pare, Andrew Tate stesso scriveva cose orribili alla donna come “amo violentarti”.
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