Ad oggi, le intercettazioni rappresentano lo strumento più utile agli inquirenti per indagare su fatti di reato. Allo stesso tempo, però, le intercettazioni costituiscono anche il maggior rischio per la privacy del cittadino: grazie all’uso di trojan, di spyware e via discorrendo è infatti possibile tracciare ogni comunicazione, telefoniche e non, di chiunque.
L’argomento di cui troppo poco si parla, forse perché in pochi ci si soffermano, riguarda il costo delle intercettazioni per la giustizia italiana. Dovete sapere che in Italia esiste un vero e proprio listino prezzi dei mezzi di intercettazione che deve essere rispettato dalle varie Procure della Repubblica.
Oggi è l’occasione più adatta per trattare della questione: il Ministero della Giustizia ha infatti aggiornato il tariffario nazionale. La normativa ministeriale, in realtà, doveva essere emanata entro la fine del 2017 (perché così era disposto dalla riforma Orlando del 2017).
Che cosa è un’intercettazione?
La Cassazione ha definito l’intercettazione come “la captazione occulta e contestuale di una comunicazione o conversazione tra due o più soggetti che agiscano con l’intenzione di escludere altri e con modalità oggettivamente idonee allo scopo, attuata da soggetto estraneo alla stessa mediante strumenti tecnici di percezione tali da vanificare le cautele ordinariamente poste a protezione del suo carattere riservato”.
Di conseguenza, affinché ci sia intercettazione devono ricorrere 3 elementi:
- La conversazione deve essere oggettivamente segreta;
- Devono essere usati strumenti tecnici idonei a violare la segretezza (per esempio un microfono), la giurisprudenza non ritiene che origliare una conversazione costituisca intercettazione;
- La persona che intercetta deve essere estranea alla conversazione e deve agire all’insaputa degli intercettati.
Esistono tantissimi mezzi per intercettare: dai microfoni nascosti alle cimici, dal controllo del traffico telefonico agli spyware. Certo è che l’utilizzo di trojan resta uno dei mezzi più efficaci. Grazie a questo “cavallo di Troia” le autorità italiane possono visionare tutti i dati contenuti sul dispositivo infettato, controllare le conversazioni sulle app di messaggistica e persino utilizzare il microfono dell’apparecchio per effettuare intercettazioni ambientali. E tutto questo anche se l’utente decida di spegnere il dispositivo.
Ovviamente queste tecniche rischiano di ledere la privacy dei soggetti coinvolti, a tal fine le intercettazioni sono sottoposte a una disciplina molto rigida volta a prevenire e a reprimere eventuali abusi.
Quanto pesano le intercettazioni sulle tasche degli italiani?
Nell’ultimo decennio, le spese per le intercettazioni giudiziali stanno seguendo un trend negativo: si è passato dagli oltre 300 milioni di Euro nel 2010 ai 213 milioni nel 2021. Il risparmio però è destinato ad aumentare.
Secondo un’analisi svolta dal Servizio studi del Senato, l’uniformazione dei prezzi a livello nazionale “potrà determinare risparmi di spesa pur mantenendo sia il livello qualitativo dei servizi resi in favore dell’autorità giudiziaria, sia il ragionevole margine di profitto per gli operatori medesimi”. Di conseguenza, le intercettazioni manterranno lo stesso livello di efficienza ma peseranno un 7% in meno sulle tasche dei cittadini.
Il listino unico nazionale delle intercettazioni
Intercettazioni telefoniche
Passiamo adesso ad illustrare quelli che sono i prezzi nazionali. Secondo il listino, il costo per le intercettazioni telefoniche di utenze fisse e mobili è fissato a 3€ al giorno. Il costo copre, oltre all’attività di captazione, anche l’uso di software di riascolto delle conversazioni e i server per archiviare i dati raccolti.
Per le intercettazioni telefoniche tramite la tecnologia Voice over ip (Voip), quella utilizzata da Skype per intenderci, il costo dell’operazione sale a 6€ ogni giorno. Prezzo che è destinato a lievitare fino agli 8€ al dì se le chiamate sono effettuate tramite rete LTE 4G. Anche in questo caso il costo comprende anche l’uso della postazione di ascolto, il software di riascolto, l’uso dei server e di router e il firewall.
Intercettazioni informatiche
Riguardo invece l’intrusione nei dispositivi, l’attività di sniffing, ossia l’intercettazione passiva dei dati che transitano su di una rete, costa allo Stato 10€ al giorno e comprende sia l’infezione, sia il monitoraggio del dispositivo controllato. Il costo dell’intercettazione delle sole e-mail è invece fissato a 3€ ogni giorno.
Fino ad ora i prezzi giornalieri sono rimasti abbastanza bassi, con l’intercettazione telematica attiva questi raggiungono vette elevate, arrivando a ben 150€. La tabella su questo punto distingue le attività di monitoraggio in base al sistema operativo.
Sui dispositivi Android è possibile catturare audio, informazioni sul device, GPS, chat “wattsapp” (giuriamo che è scritto proprio così), Facebook, Signal e Viber sia in entrata che in uscita. Sui dispositivi iOS pare non si possono intercettare le chat Facebook, Signal e Viber, ma solo quella WhatsApp.
Infine sui pc dotati di Windows si può tenere sotto controllo audio e video, raccogliere la cronologia web, i dati contenuti sui dispositivi di storage, password e username per accedere alla e-mail. Il Decreto tace sulle operazioni svolgibili sui dispositivi MacOS.
Per infettare un dispositivo, on site o da remoto, lo Stato dovrà pagare 250€, ma solo se l’operazione ha successo, viceversa nulla sarà dovuto. La localizzazione GPS invece è meno costosa, con soli 30€ gli agenti avranno a disposizione anche un “tablet inseguitore”.
Intercettazioni audio-video
Per quanto riguarda le captazioni video, applicare una micro-trasmittente su di una persona o una cosa potrà costare massimo 120€ al giorno, mentre i sistemi di videosorveglianza da interno e da esterno hanno un prezzo base di 70€ giornalieri. In entrambi i casi, i dati saranno raccolti direttamente sui server della Procura.
Ancora, un kit per riprese video da breve distanza viene 100€ al giorno, 140€ se capace di riprendere oltre i 400m. Se insieme al video serve anche l’audio, allora al prezzo base si devono aggiungere altri 120€ ogni giorno. Se poi l’audio è in alta qualità, lo Stato deve sborsare ulteriori 80€, 100€ se serve anche il GPS. La spesa per una ripresa audio-video può arrivare fino a 360€ giornalieri.
Il listino fissa anche i prezzi per scassinare le serrature: 1.000€ per quelle classiche, 1.500€ se hanno una doppia mappa (quelle delle porte blindate per intenderci), 2.000€ se si tratta di serrature di alta sicurezza. In tutti e tre i casi le porte saranno aperte senza essere forzate, i professionisti infatti riprodurranno la chiave.
Da ultimo, il prezziario prevede anche degli sconti da applicare in base al tempo di noleggio: si passa da un 10% dopo il 41° giorno, per arrivare all’80% dopo un anno dall’affitto. In ogni caso, hardware e software noleggiati non devono essere in commercio da più di 3 anni.
Tiepidi consensi e aspre critiche
Tommaso Palombo, presidente dell’associazione di categoria ILIIA, che raccoglie imprese attive nel campo dell’intelligence, ha osservato “una importante contrazione dei costi praticati”, ma nonostante ciò il decreto “è stato accolto in maniera moderatamente positiva da parte delle aziende che operano nel settore dell’intelligence” perché capace di dare “maggiori certezze e stabilità”, a patto di una corretta attuazione.
Palombo continua con un’aspra critica all’operato del Ministero della Giustizia, lamentando che “oltre alla riduzione dei costi, talvolta superiori alla media applicata, per alcune voci ad alto contenuto tecnologico, come l’utilizzo di captatori informatici – trojan-, le imprese si trovano a dover soddisfare ulteriori richieste di realizzazione di numerose procedure di sicurezza e criptazione aggiuntive” in modo totalmente gratuito.
Altre critiche rivolte verso il nuovo prezziario lo accusano di non tener conto della natura diversa dei vari interventi. Infatti ad alcuni sembra più “un gioco al ribasso”, piuttosto che “un’oscillazione di prezzo in base alla differenza di complessità”.
In definitiva, gli stessi operatori di mercato reputano i prezzi fissati dal Ministero troppo bassi. Ciò da una parte dimostra l’impegno dello Stato di ridurre la spesa pubblica (e quindi di far risparmiare i cittadini), dall’altra però questo getta le basi per un possibile futuro dissesto nel mercato dell’intelligence. Ma soltanto il tempo ce lo dirà…