Dopo le critiche degli azionisti di Apple, Tim Cook ha richiesto all’azienda di tagliare il suo stipendio. Dal 2023, il CEO di Apple guadagnerà “soltanto” 49 milioni di dollari con il suo pacchetto retributivo, il 40% in meno rispetto al precedente, che era di 84 milioni. La cifra finale del pacchetto è variabile, considerato che l’anno scorso ha guadagnato in totale 99,4 milioni di dollari (83 milioni dal pacchetto azionario).
Nonostante il taglio al pacchetto retributivo, il suo stipendio base rimarrà di 3 milioni di dollari (o 6 milioni nel caso di bonus). Per quanto riguarda le azioni, diminuiranno le parti che gli sono riconosciute (che passeranno da 72 milioni a 40 milioni) e aumenteranno le quote di azioni assegnatili per le performance dell’azienda (dal 50 al 75%).
Tutte queste modifiche sono basate su feedback degli azionisti, e sono state approvate dal Comitato per i compensi dell’azienda, che ogni inizio dell’anno fiscale rivede le decisioni di remunerazione del CEO. Le critiche al pacchetto retributivo di Cook sono arrivate da gruppi come l’Institutional Shareholder Services (ISS), che aveva notato come le azioni di Cook avessero continuato a maturare nonostante il suo pensionamento, e che metà dei premi che riceveva non dipendevano da criteri di performance della società.
Nonostante il taglio, Cook resta uno dei manager meglio pagati negli Stai Uniti. Il suo patrimonio sarebbe poi 1,7 miliardi di dollari grazie alle stock option di Apple.
Le altre figure importanti di Apple (come il dirigente finanziario Luca Maestri, il consigliere generale Kate Adams, il responsabile della vendita Deirdre O’Brien e il direttore operativo Jeff Williams) hanno guadagnato l’anno scorso 27 milioni di dollari (tra stipendio, azioni e bonus vari), un pochino di più rispetto a quello che avevano guadagnato nel 2021.
L’anno scorso l’azienda ha perso il 20% nelle azioni a causa di una flessione generale degli apparecchi tecnologici, che avevano registrato un picco durante la pandemia. L’azienda ha avuto anche problemi nella produzione degli iPhone alla fine dell’anno, a causa dei disordini e delle dimostrazioni nelle fabbriche cinesi, che avevano spinto la direzione a lanciare un allarme rosso.
Fonte: Corriere della Sera.