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I Golden Globes sono veramente cambiati?

Nella notte losangelina sarebbe dovuta andare in onda la “rinascita” di uno dei premi più celebrati del mondo del cinema e della tv.

I Golden Globes, a differenza di altri riconoscimenti, si sono sempre contraddistinti per essere dei premi trasversali capaci di indirizzare (ma da anni non più, ora è un onere che hanno i riconoscimenti di sindacato) il gradimento delle giurie in vista degli Oscar.

Ma cosa è successo? Noi non sappiamo ancora spiegarcelo. Ma cerchiamo di andare con ordine. Nel 2020, Brendan Fraser accusò il precedente presidente della HFPA (associazione giornalisti esteri che assegna il premio) di molestie subite anni fa che avrebbero portato l’attore a ritirarsi dalle scene per diverso tempo.

Golden Globes

Il caso Fraser non fece altro che puntare i riflettori sul lavoro dell’associazione da sempre avvolto da ambiguità ed ombre.

Ma qui arriviamo alla vera svolta. Nel 2022, i Golden Globes non vanno in onda a causa di accuse di razzismo avanzate dai nomi del calibro di Scarlett Johansson, Tom Cruise (che riconsegna anche le tre statuette vinte) e Mark Ruffalo. L’associazione, infatti, sembra non abbia mai avuto al suo interno rappresentati di minoranze, in particolare afroamericana.

Golden Globes 2023, un maldestro modo per chiedere scusa?

Dopo un anno di stop forzato e diverse riforme interne, pareva ci fossero tutte le premesse per avere finalmente una serata di qualità, fuori da ogni polemica. Ma così non è stato.

Quella che avrebbe dovuto essere la notte della rinascita è diventata semplicemente un modo per la HFPA di ripulirsi la coscienza dalle scelte fatte negli anni passati.

Cercando di tenere da parte le effettive premiazioni, fin dai primi minuti della cerimonia si è percepita una strana aria di “finte scuse” sin dal momento in cui è salito sul palco Jerrod Carmichael, stand up comedian e presentatore della serata che ha platealmente ammesso di “essere lì solo perchè nero“.

Insomma, una direzione, quella presa dai Golden Globes 2023, sotto gli occhi di tutti ma al quale nessuno in alcun modo ha cercato di opporsi.

jerrod carmichael golden globes

Un premio sempre più politico

Alla base di ciò si pone una cultura del politicamente corretto che ormai fa parte del DNA degli USA: tutti devono essere rappresentati e tutti devono aver voce in capitolo, anche quando farlo diventa forzato (anzi, soprattutto in quel momento).

La parola “sottigliezza” non fa parte neanche lontanamente del loro vocabolario, preferendo sbattere la verità in faccia nella maniera più palese possibile.

Un approccio giusto ma che, in questo caso in particolare, si trasforma in un maldestro modo di “scusarsi” con il mondo intero delle scelte fatte negli ultimi 80 anni.

Se per anni gli Oscar sono stati definiti un premio “politico”, i Golden Globes in questo 2023 hanno sicuramente scalzato il rivale prendendo lo scettro tra le mani.

Dal boicottaggio di Brendan Fraser al premio alla carriera a Ryan Murphy: cosa è successo?

Se il Golden Globe dato ad Austin Butler per il miglior attore in un film drammatico contro il favoritissimo all’Oscar Brendan Fraser è un modo per la HFPA di rispondere al boicottaggio portato avanti dall’attore, altri premi sono soltanto un modo per mostrare un cambiamento nella forma mentis dei giurati rispetto agli anni passati.

Facendo un giro sui social si può notare come già le candidature avessero causato qualche dubbio, sostenute poi dalla direzione presa delle premiazioni. Se già il premio consegnato ad Angela Bassett (contro un’acclamatissima Jamie Lee Curtis) ha fatto chiacchierare molti, il picco assoluto arriva nelle categorie serali.

angela bassett golden globes

Quello che si è perso è il riconoscimento verso il talento a favore di una rappresentazione politica che, in alcuni casi, sembra essere fine a se stessa. A confermarlo è anche la scelta dell’associazione dei nomi da premiare per il Golden Globe alla carriera: Ryan Murphy e Eddie Murphy, entrambi membri di minoranze ad Hollywood.

Ad essere criticato non è la scelta di farlo ma il modo in cui è stato fatto. Se il discorso potente e delicato di Murphy sulla rappresentanza LGBTQ+ nell’industria del cinema è sembrato più che necessario, il modo in cui sono state premiate minoranze semplicemente perchè tali risulta essere prima di tutto una enorme mancanza di rispetto verso chi, a quei prodotti, ci ha lavorato.

Golden Globes 2023: un modo per correre ai ripari?

Sorvolando i dubbi criteri di valutazione della HFPA (Better Call Saul e Bob Odenkirk dove li mettiamo?), l’associazione si è dimostrata quasi totalmente incapace di gestire la situazione e di realizzare una serata all’insegna del talento, troppo preoccupata dai “commenti del giorno dopo”.

Se il discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello di Sean Penn sulla libertà risultano essere esempi virtuosi della modalità in cui la politica riesce ad entrare in eventi mondani, il modo in cui la HFPA è voluta correre ai ripari con l’assegnazione dei premi mette in dubbio il condivisibile obiettivo di rendere il premio maggiormente egualitario.

Come al solito gli americani, maestri dell’eccesso, non sanno a che punto fermarsi rimanendo invischiati in una complicata ragnatela da loro stessi creata.

Ma ritornando alla domanda iniziale: i Golden Globes sono cambiati? Dopo la messa in onda dell’edizione 2023 possiamo solo dire che sicuramente hanno capito i loro errori ma, a due anni di distanza, non hanno compreso ancora bene come gestirli.

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