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Social Network, più dell’80% delle persone darebbe via un organo per potervi accedere: cosa dice lo studio

I social network quali Instagram, Facebook, TikTok e YouTube (e in realtà tutti i social simili presenti sulla rete) hanno in comune un elemento in particolare con il quale bisogna confrontarsi ogni volta che vi si vuole accedere per la prima volta. Si tratta di qualcosa di piuttosto importante, ma che solitamente anche i più attenti scelgono d’ignorare: ovvero i termini di servizio e l‘informativa sulla privacy.

Quando si pronunciano queste parole, è piuttosto normale che a balenare per la mente siano immagini di testi lunghissimi, minuscoli e magari difficili da leggere. Queste caratteristiche li rendono già di per sé poco user-friendly, ma a ciò va aggiunto che solitamente i link per visualizzarli sono direttamente vicino ai pulsanti “accetta” o “non accetta”: questo comporta che la maggior parte degli utenti prosegua ignorando totalmente la lettura.

In questo modo, gli utenti possono finire per dare il consenso all’accesso di gran parte delle funzioni di un dispositivo, alcune anche molto sensibili (come la fotocamera e il microfono o semplicemente l’utilizzo dei propri dati). Uno studio ha deciso di testare quante persone leggano effettivamente i termini di servizio aggiungendo tra gli accessi richiesti qualcosa di particolare: all’utente era richiesta anche la donazione di un rene, o di altro “organo ridonante”.

social network privacy

Il risultato dello studio

I termini di servizio spesso portano al cosiddetto “paradosso della privacy”. Ovvero, comportano che anche chi solitamente si dichiara preoccupato per la propria privacy dia il consenso ai termini senza averli letti, in un certo senso “mentendo”. Lo studio che è stato condotto e di cui parliamo in questo articolo, cerca di determinare in che misura e per quale ragione ciò accade.

Lo studio ha coinvolto 500 persone con più di 50 anni. Infatti, numerosi studi condotti in passato hanno dimostrato che è proprio la fascia d’età superiore ai 50 anni quella che si dichiara più preoccupata per la privacy. Nello studio, veniva dapprima indagata l’abitudine di accettazione dei termini di servizio, e veniva successivamente fatta una prova: ai partecipanti è stato chiesto di accedere a una falsa società di social media chiamata NameDrop.

Social

Secondo i risultati, il 77,6% dei partecipanti ha accettato l’informativa sulla privacy senza nemmeno visualizzarla, e chi invece la visualizzava rimaneva sulla pagina per solamente 70 secondi. Per i termini di servizio, invece, sono stati spesi in media circa 81 secondi.

Per sottolineare come tale tempo non fosse sufficiente per rendersi conto con criterio di tutto quello che veniva richiesto all’utente, gli studiosi avevano aggiunto due elementi in particolare:

  • una clausola che consentiva all’azienda di attivare fotocamera e microfono per raccolta dati
  • una clausola che permetteva la condivisione dei dati alla National Security Agency e con i data broker
FT 18.03.23 SocialMediaPrivacy f

L’ultima clausola affermava inoltre che i dati potevano essere utilizzati per sviluppare prodotti in grado di valutare l’idoneità di una persona a ottenere un’occupazione, servizi finanziari, viaggi e che avrebbero interessato anche il sistema giudiziario e l’ingresso all’università. Il 91% delle persone ha accetato le condizioni della privacy policy.

Per quanto riguarda i termini di servizio, invece, è proprio qui che è stata inserita la clausola di cui parlavamo all’inizio. Veniva richiesto che, in cambio dell’accesso al servizio, gli utenti avrebbero donato un organo ridondante. L‘83,4% dei partecipanti ha accettato la clausola.

Si tratta di dati che confermano che anche chi è più attento alla privacy spesso trascura scelte importanti come queste, che possono avere ripercussioni piuttosto importanti sulla propria vita. Ovviamente la responsabilità, in tutto ciò, non è solamente dell’utente.

Le aziende, sulla base di questi studi, dovrebbero essere spinte a concepire i clickwrap che propongono i termini di servizio in modo meno complicato e di facile accesso e comprensione.

Facebook e la tutela della priva

Fonte: 1

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Camilla Flocco

Camilla Flocco

Dragon Ball, One Piece e tutto ciò che ama il web.

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