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High on Life, la recensione: la follia di Roiland arriva su Game Pass

Justin Roiland è uno degli autori più amati degli ultimi anni. Il 42enne californiano infatti è uno degli autori di una delle serie animate più geniali, irriverenti ed adorate degli ultimi anni, che ha saputo conquistare gran parte del pubblico grazie ad un’originalità senza pari e ad un’ironia tanto singolare quanto estremamente elaborata; stiamo parlando, ovviamente, di Rick & Morty, serie Adult Swim in onda in Italia su Netflix, che vede Roiland anche nelle vesti di doppiatore.

Il genio dello sceneggiatore tuttavia non poteva né doveva restare confinato all’interno di un solo medium; per questo motivo, Roiland ha ben pensato di fondare uno studio di sviluppo videoludico chiamato Squanch Games, capace di dare i natali ad uno dei più divertenti giochi VR provati fino ad oggi da chi vi scrive: Trover Saves the Universe. Il titolo, che ha ricevuto poco dopo l’uscita una patch per essere giocato anche da chi non ha in casa un supporto per la realtà virtuale, era un’avventura grafica capace di racchiudere dentro di sé un coacervo di idee assurde ed estremamente funzionanti, che ricalcavano in pieno la follia di un qualunque episodio di Rick & Morty e che sapevano intrattenere nonostante un impianto ludico imperfetto, ma comunque di discreta fattura.

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Qualche anno dopo l’uscita di Trover Saves the Universe, durante l’Xbox and Bethesda Showcase tenutosi durante il mese di Giugno di quest’anno, Squanch Games è tornata a fare capolino sui nostri schermi, mostrando il trailer del suo nuovo titolo: High on Life. Il gioco, che essenzialmente è un FPS con elementi metroidvania, ha saputo sin da subito catturare l’attenzione del pubblico che, affascinato dall’idea di avere un titolo più ludicamente strutturato del precedente unito al classico umorismo roilandiano, non attendeva altro che l’arrivo del prodotto sui digital store e soprattutto su Xbox Game Pass.

Ecco la nostra recensione di High on Life

Dopo un breve rinvio, High on Life è finalmente disponibile per il download; in poco meno di una settimana il titolo Squanch Games ha saputo conquistare record su record, diventando il titolo di terze parti più scaricato di sempre su Game Pass. La domanda però sorge spontanea: oltre alla meravigliosa ironia di Roiland, c’è altro? Abbiamo avuto l’opportunità di provare approfonditamente il titolo, ed ecco cosa ne pensiamo.

Poca narrativa, tanti dialoghi divertentissimi. Basteranno?

Per esaminare la componente narrativa di High on Life bisogna scindere l’intreccio, piuttosto classico e senza guizzi di sorta, e la componente dialogica, che come da tradizione risulta essere estremamente riuscita, grazie proprio alle follie partorite dalla mente di Roiland. Il titolo ci farà impersonare un ragazzo o una ragazza che, durante un normalissimo weekend passato insieme alla sorella ed alle dipendenze particolari della stessa, si ritrova improvvisamente a dover salvare la Terra da un’invasione aliena. Poco distante dalla casa del protagonista infatti è atterrata un’astronave, quella del capo del cartello G3, un’organizzazione criminale intergalattica, chiamato Garmantuous. Questo essere piuttosto singolare scopre che gli umani rappresentano un vero e proprio “sballo” e, per questo motivo, decide di utilizzare tutta la potenza di fuoco per invadere il pianeta.

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Durante i concitati momenti dell’invasione, il protagonista farà la conoscenza di Kenny, una pistola parlante che rappresenta l’unica – quantomeno in quel momento – forma di difesa contro gli sgherri di Garmantuous. La logorroica arma, che rappresenta a tutti gli effetti uno dei protagonisti di High on Life, garantirà al personaggio principale ed a sua sorella una agevole fuga, che porterà l’intera casa di questi ultimi a Blim City, una sorta di hub centrale strapieno di easter egg. Dopo aver recuperato ed indossato una tuta spaziale, ci ritroveremo a ricoprire il ruolo di cacciatori di taglie, e dovremo eliminare tutti i membri del G3 per contrastare il dominio del grottesco boss.

Il racconto fila via senza particolari sussulti, e la trama in generale per quanto folle e fuori di testa risulta essere piuttosto classica. A farla da padrone in High on Life sono però i dialoghi: petulanti, capaci di stordire, comicamente ripetitivi, ma pieni di ironia e capaci di far lacrimare dalle risate chiunque apprezzi l’umorismo già saggiato in Rick & Morty. Peccato che i tanti personaggi presenti, tutti eccellenti nel design, non riescano a risultare memorabili o ben caratterizzati; ci sono dei sussulti, come l’ormai celebre “momento Fallout”, ma nonostante questi una volta terminato il titolo abbiamo fatto fatica a ricordare qualche incontro di rilievo. Ciò non vale per le armi parlanti, che sono invece tutte meravigliosamente folli e capaci di intrattenere con le loro bizarrie durante ogni fase di gameplay. C’è da dire tuttavia che, essendo il gioco doppiato in inglese, risulta difficile apprezzare tutte le linee di dialogo presenti, la cui quantità è quasi soverchiante, mentre si cerca di farsi strada tra orde di nemici pronti a prendersi la nostra testa.

La follia di Roiland dunque si mostra in tutto il suo splendore in High on Life; easter egg, rotture continue della quarta parete, scelte e momenti molto più che surreali sono il piatto forte di questo titolo, che riesce a sopperire le sue enormi mancanze dal punto di vista ludico e tecnico con delle situazioni fuori di testa, capaci di catturare il giocatore e di tenerlo incollato allo schermo solo per vedere quale altra folle trovata si nasconde nella prossima sezione di gioco.

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Ridere non è tutto, purtroppo

Purtroppo però, dietro la patinata coltre creata dall’efficacissimo umorismo di Roiland e di Squanch Games si nasconde un titolo ludicamente insufficiente. High on Life è un classico FPS arena con una piccola spruzzata di metroidvania; il fulcro del gioco sarà dunque quello di esplorare un’area, sconfiggere i tanti nemici presenti, risolvere qualche banalissimo e mal costruito enigma ambientale mediante i poteri delle armi che acquisiremo nel corso dell’avventura, e di combattere contro un boss. Una struttura classica, che se ben sfruttata non consisterebbe assolutamente in un problema, insomma; tuttavia così non è. Il gunplay di High on Life infatti è monotono e raffazzonato, mentre per ciò che concerne l’esplorazione abbiamo trovato difficoltà a trovare validi motivi per rastrellare da cima a fondo le aree di gioco presenti, tutte stilisticamente varie e ben fatte, in quanto l’unica effettiva ricompensa sarà quella dataci da delle casse senzienti che se sventrate con il nostro fido e burbero coltello parlante ci regaleranno della valuta da utilizzare per potenziare armi ed armature.

Anche gli scontri a fuoco soffrono di una certa ripetitività, causata sia da un’ IA che ha più di qualche falla e che non riesce a metterci mai in seria difficoltà, sia dal fatto che non vi è una grandissima varietà di nemici; durante l’intera avventura vi ritroverete ad affrontare orde di alieni assetati di sangue, la cui tipologia tuttavia non varia per più di una decina di volte. Ciò rappresenta un problema in quanto si ha la sensazione, dopo aver passato qualche ora di gioco, di essere in un loop che ci mette davvero molto poco a diventare oltremodo monotono. Per fortuna, a risollevare leggermente la situazione ci pensano gli scontri con i boss, che rappresentano un diversivo rispetto ad una progressione davvero troppo piatta e che sono capaci di divertire nonostante le meccaniche che li governano, risultate molto molto semplici ma comunque gradevoli.

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Certo, Squanch Games è uno studio indipendente, e siamo sicuri che la loro prossima opera, forte del successo riscosso da High on Life, saprà come smussare tutte le criticità ludiche ravvisate in questo titolo, che rappresenta a tutti gli effetti l’esordio del team davanti al grande pubblico che affolla il servizio in abbonamento targato Microsoft.

Stilisticamente validissimo, tecnicamente meno

Come vi abbiamo accennato, dal punto di vista artistico e stilistico High on Life è una vera e propria gemma; le tante ambientazioni presenti, gli NPC e le armi parlanti sono infatti bellissime a vedersi ed hanno un concept di livello estremamente elevato. Gli ambienti di gioco sono tutti facilmente riconoscibili oltre che memorabili, così come le varie razze aliene che popolano la galassia e che sapranno strappare più di un sorriso soprattutto ai fan di Rick & Morty. Ciò tuttavia non vale per quanto riguarda il lato strettamente tecnico del titolo; durante la nostra prova, effettuata su Series S con la patch del day one installata, siamo incappati in alcuni bug ed in un frame rate in costante oscillazione; dato il poco affollamento a schermo, siamo convinti che i problemi prestazionali potranno essere risolti, ma al momento il gioco non rende giustizia alla piccolina di casa Microsoft. Anche i tempi di caricamento risultano essere piuttosto lunghi rispetto alla media vista nel corso degli ultimi anni; ciò, come anche gli altri problemi tecnici rilevati, potrebbe chiaramente essere frutto dell’inesperienza del team di sviluppo, che avrà tempo e modo di correggere il tiro e puntare sempre più in alto.

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In conclusione…

High on Life dunque è un videogioco estremamente divertente, ma non per la sua struttura ludica. Le folli trovate di Roiland e del suo team infatti sono meravigliose ed estremamente apprezzate da chi vi scrive, ma ciò non basta a rendere il titolo memorabile; l’estrema ripetitività, le poche possibilità di esplorazione ed un’IA insufficiente infatti cozzano inevitabilmente con la genialità che ammanta i dialoghi e le assurde situazioni in cui verremo catapultati per salvare la Terra dall’invasione del G3. Data questa strana contrapposizione, preferiamo non racchiudere la valutazione di High on Life in un voto; ciò che possiamo consigliarvi è di non acquistare il gioco a prezzo pieno, ma di provarlo mediante il Game Pass e decidere se la follia e l’umorismo del titolo valgano il vostro tempo.

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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