Demon Slayer è uno degli anime e manga più celebri e popolari degli ultimi anni e i fan sono in attesa della terza stagione, della quale è uscito un teaser in cui vediamo alcune anticipazioni. In lingua originale il titolo è Kimetsu no Yaiba, che significa “la lama dell’ammazzademoni”. Il riferimento alla spada, come simbolo, è molto importante per la cultura giapponese. La spada ha un significato che richiama il Bushido, il codice dei samurai, formalizzato durante il periodo Tokugawa. E’ qualcosa di molto simile al concetto europeo di cavalleria, con norme che riguardano il comportamento e la condotta del samurai e riferimenti alla cultura zen.
Partendo da questo presupposto, solo dal titolo, possiamo evincere che si tratti di un’opera che ha abbia che fare con le tradizioni e la storia del Giappone. L’autrice, Koyoharu Gotoge, ambienta la storia nel periodo Taisho, che va dal 1912 al 1926. Siamo ben lontani dall’epoca dei samurai, tuttavia il Giappone in quegli anni era ancora molto legato alle tradizioni e molto distante dall’occidentalizzazione successiva alla Seconda Guerra Mondiale.
Demon Slayer è un manga fantastorico e quindi, sotto certi aspetti, trae ispirazione da un periodo storico e da elementi del Giappone realmente esistiti, per fonderli con l’ispirazione esoterica e le atmosfere occulte di quella branca della tradizione nipponica e del folklore che ancora oggi si occupa di demoni e spiriti malvagi.
Tanjiro e il Viaggio dell’Eroe
Il protagonista è un ragazzo che vive con la sua famiglia tra le montagne, con molti fratelli e sorelle minori, conducendo una vita rurale e semplice. Le critiche che vengono rivolte a Demon Slayer riguardano spesso la struttura della trama, per lo meno nei suoi presupposti. Un ragazzo giovane che si ritrova privato della sua condizione di normalità e tranquillità e viene coinvolto in un’avventura in cui affronterà nemici sempre più forti è qualcosa di già sentito, di già letto, di già visto nei manga shonen e conseguenti anime. Hunter x Hunter ne è un esempio: Gon, difatti è più o meno nella stessa condizione iniziale di Tanjiro, isolato dal grande mondo esterno finchè non sente il richiamo all’avventura.
La chiamata all’avventura è uno dei passaggi fondamentali del Viaggio dell’Eroe, uno schema narrativo che risale al mito e secondo l’interpretazione di Carl Gustav Jung anche all’inconscio e al percorso dell’individuazione dell’Io umano.
Joseph Campbell, antropologo e studioso del secolo scorso, dopo aver viaggiato e aver messo a confronto le mitologie e gli elementi del folklore di diversi popoli nel mondo, ha trovato uno schema, un pattern potremmo dire per usare un termine contemporaneo, nella struttura narrativa dei miti e dell’epica antica, dalla Grecia al Sud America, dalla Germania alle leggende dei Pellerossa.
La chiamata all’avventura rappresenta l’inizio del Viaggio dell’Eroe. Coincide con il momento in cui il protagonista si confronta con il dualismo della realtà, con la separazione, con l’incontro con l’ignoto. Nel caso di Demon Slayer e di Tanjiro questo avviene in maniera tragica, come ben sappiamo, l’unica sopravvissuta della sua famiglia è Nezuko, trasformata in demone.
A ogni incontro con l’ignoto corrisponde l’incontro con una guida, un mentore. Questo schema è stato successivamente, agli inizi degli anni ’90, diffuso da Christopher Vogler, sceneggiatore statunitense che ha lavorato per la Disney e insegna alla UCLA, che ha messo a confronto diverse sceneggiature molto celebri del cinema e ha applicato gli studi di Joseph Campbell a questo medium, trovandone una corrispondenza anche in romanzi e in altre opere.
In tal senso, Demon Slayer ed il percorso di Tanjiro si applicano molto bene alla struttura narrativa del Viaggio dell’Eroe.
I mentori di Tanjiro e la figura del maestro
La trama all’inizio vede Tanjiro scontrarsi con l’ignoto e con la rappresentazione più immediata e spaventosa di ciò che sta al di là di quello che conosciamo, ovvero i demoni. La sua guida, il guardiano della soglia che lo introduce al mondo dell’ignoto e del demoniaco è il Pilastro dell’acqua, Tomioka Giyu. Quest’ultimo, oltre a risparmiare Nezuko nonostante sia diventata un demone, indirizza Tanjiro verso un altro mentore, un’altra guida nella sua avventura, Urokodaki.
La figura del maestro nel Viaggio dell’Eroe di Joseph Campbell è importantissima, nel cinema moderno abbiamo diversi esempi di questi personaggi che fungono da guida al protagonista e lo introducono verso ciò che non conosce, al di là del suo villaggio, della sua esistenza, dei suoi stessi limiti. Uno di questi è per esempio Obi-Wan Kenobi in Star Wars, che addestra Luke Skywalker, oppure Morpheus in The Matrix per Neo, sono comunque figure che possiedono una conoscenza superiore al protagonista e lo addestrano in vista della sua impresa, guidandolo attraverso la chiamata all’avventura.
Il protagonista, l’eroe, deve affrontare diverse prove per raggiungere il tesoro della quest, della cerca, dell’avventura, che in Demon Slayer è rappresentato dalla salvezza e dalla guarigione dalla condizione di demone della sorella Nezuko. Nell’epica cavalleresca il tesoro è rappresentato spesso e volentieri dal Santo Graal, la salvezza di Nezuko è il Santo Graal di Tanjiro.
Secondo Jung, studioso dell’inconscio insieme a Freud, il tesoro, il Santo Graal, la principessa da salvare, la sorella di Tanjiro, rappresentano la parte più profonda e importante dell’Io del protagonista, è quell’aspetto dell’inconscio dell’eroe che deve far emergere tramite diverse prove e combattimenti che ha a che fare con l’anima, non in senso cristiano, ma nel senso di essenza, di spirito, quel qualcosa che rende unico l’Io.
Attraverso diverse prove, quindi, l’Io scopre se stesso, salvando la principessa, uccidendo il drago. Il drago è un simbolo del tutto occidentale, secondo quest’accezione, rappresenta le paure più profonde e la parte dell’inconscio che non si riesce ad accettare, la parte di noi che non ci piace, il nemico supremo, noi stessi.
Nella simbologia orientale il drago ha tutt’altro significato, è benevolo, basti pensare al mito della carpa che risale la cascata, il drago è una condizione a cui si aspira, ha a che fare con qualcosa di divino, non di demoniaco. In Demon Slayer abbiamo veri e propri demoni, ispirati agli yokai dello shintoismo e ad altre creature del folklore giapponese, a svolgere questo ruolo, l’eroe deve passare attraverso diversi combattimenti contro i demoni prima di poter raggiungere il tesoro, ovvero trovare un modo per far tornare Nezuko umana.
La trama di Demon Slayer è davvero scontata?
Le critiche volte alla trama di Demon Slayer hanno un senso, tuttavia, se inserite in questo contesto. Possiamo constatare che la storia di Tanjiro ha molto a che vedere con moltissime sceneggiature di film, serie tv, anche molti altri anime della stessa risma. Non aggiunge niente di nuovo, ma ha anche molto a che fare con uno schema narrativo che è vecchio come il mondo e che ci risuona, ci sa di già sentito, proprio perchè è insito nella nostra cultura, nei miti, nelle fiabe e nelle opere moderne che ne traggono spunto. Secondo Jung e la scuola di pensiero che si rifà all’autore, le motivazioni sono psicologiche: nella vita percorriamo questi step, questi passaggi, anche e soprattutto a livello inconscio.
La trama di Demon Slayer è qualcosa di già sentito, già visto, già letto, eppure le opere che seguono e si avvicinano al Viaggio dell’Eroe di Joseph Campbell hanno sempre un successo esorbitante. Questo poiché una trama, solo perchè classica, non è detto che debba essere brutta o risultare noiosa. In questo Demon Slayer riesce a riscattarsi molto bene dal punto di vista dell’intreccio e il tutto è inserito in una cornice estetica con un character design evocativo e immediatamente riconoscibile.
Ogni personaggio è particolare, originale, ha una sua personalità e la trama si sviluppa e s’infittisce con il proseguire delle vicende, seguendo sempre gli stilemi di uno shonen, archi narrativi incentrati su un nemico piuttosto che un altro, i nemici seguono sempre le caratteristiche di originalità e creatività e armonia estetica che contraddistinguono l’opera.
Demon Slayer ha avuto così tanto successo anche per elementi della trama; è proprio questo essere qualcosa di già sentito uno dei suoi punti di forza, paradossalmente. Siamo imbevuti culturalmente di viaggi dell’eroe e di storie come quelle di Tanjiro, solo che quest’ultima è messa giù in un’altra veste, con tutta la simbologia shintoista e giapponese che lo rende così affascinante esteticamente e visivamente.
La trama, quindi, è davvero banale, scontata, già vista e rivista, trita e ritrita? Sì, certo, ed è proprio per questo che ha avuto così tanto successo. Lo schema narrativo del Viaggio dell’Eroe parla direttamente alla sensibilità culturale e artistica del fruitore dell’opera, è qualcosa che va sempre bene, è come il nero, sta bene con tutto, potremmo quasi affermare.
La creatività e lo stile di Koyoharu Gotoge fanno il grosso del lavoro nella riuscita di Demon Slayer, chiaramente, così come nella sceneggiatura di The Matrix il successo è dovuto non tanto all’aderire a uno schema narrativo già presente nella cultura e nella mitologia, ma nel reinterpretarlo secondo la propria originalità e creatività.
Il vestito e l’abito che indossa il Viaggio dell’Eroe in Demon Slayer è legato alla simbologia e all’estetica della spada e del samurai, è qualcosa di molto giapponese, ma ha avuto un successo planetario anche tra coloro a cui delle tradizioni del Giappone non importa nulla perchè affronta un viaggio che è comune a tutti i miti e le culture del mondo, è una storia universale.
Si tratta sempre di una questione di gusti, in ogni caso, ma bisogna considerare che i nostri gusti sono anche influenzati da millenni di miti, leggende, fiabe che seguono uno schema narrativo che funziona, arriva al pubblico, dipende solo dalla veste che ci piace di più. Ad alcuni piace Il Signore degli Anelli e ad altri Star Wars, ad altri ancora Demon Slayer, ma più o meno raccontano la stessa storia dell’epopea di Gilgamesh degli antichi Sumeri, è sempre l’uomo contro l’ignoto.
Demon Slayer è disponibile in streaming su Crunchyroll.