Takehiko Inoue è senza ombra di dubbio uno dei mangaka più apprezzati e ammirati a livello globale grazie alla sua ultra trentennale carriera nella quale ha partorito opere entrate nella leggenda come, per esempio, Slam Dunk, Vagabond e Real. Lo sceneggiatore ed illustratore nipponico si è consolidato nell’immagine comune come uno dei più grandi artisti giapponesi di sempre e le sue 350.000.000 (stimate) copie in circolazione ne sono una testimonianza tangibile. Inoue, con i suoi oramai 55 anni d’età, d’altro canto è altrettanto famigerato per avere un ritmo di lavoro e pubblicazione molto discontinuo, con pause lunghe anni e anni tra le uscite dei vari capitoli.
In occasione della messa in onda sul grande schermo della pellicola The First Slam Dunk (all’interno della quale ricopre addirittura il ruolo di regista), Takehiko Inoue ha rilasciato una lunga intervista dove l’artista ripercorre i passi della propria carriera. Dagli esordi come assistente Tsukasa Hojo (City Hunter, Occhi di Gatto) a fine anni ’80, al complicato inizio della carriera in proprio, al successo universale di metà anni ’90 ed il blocco dello scrittore dell’ultimo decennio; tutto ciò è stato esplorato nei discorsi di Inoue, con un occhio verso il futuro e qualche chicca in serbo per i fan del suo operato.
Bando alle ciance, passiamo all’intervista vera e propria di Takehiko Inoue. Naturalmente alcuni spezzoni verrano omessi e chiediamo venia qualora vi fossero alcuni errori di traduzione.
L’intervista di Takehiko Inoue
L’intervista, che è stata condotta poco dopo la conclusione della prima assoluta della pellicola in Giappone, è stata suddivisa in due parti. Di queste, noi prenderemo in considerazione solo la prima parte che riguarda maggiormente Inoue come artista e mangaka; la seconda parla più nello specifico della pellicola di Slam Dunk ed è materiale per altre istanze.
Nato nel 1967 nella prefettura di Kagoshima. Nel 1988, ha vinto il 35 ° Premio Tezuka per Kaede Purple e ha fatto il suo debutto come artista manga. Dal 1990 al 1996, ha serializzato “SLAM DUNK” su Weekly Shonen Jump, ed è diventato un successo senza precedenti, causando un vero e proprio fenomeno sociale.
Con l’uscita dietro l’angolo, Takehiko Inoue, che è stato lo sceneggiatore e regista originale di questo lavoro, apparirà nel 16th COURT SIDE. Ventisei anni dopo la fine della serializzazione di SLAM DUNK, qual è stata la forza trainante dietro la realizzazione del film THE FIRST SLAM DUNK? Cosa hai provato e cosa hai imparato nella tua prima creazione come regista?
Questa è stata la domanda posta all’artista come incipit di tutta la discussione e, a seguito, vedremo come l’autore nipponico abbia risposto.
Quando e cosa ti ha fatto scegliere di diventare un mangaka?
Inoue: Sin da quando ero piccolo ho sempre amato disegnare e quindi ho pensato che da grande avrei dovuto avere un lavoro che riguardasse il disegno. Quando ero al liceo e dovevo pensare specificamente alla mia futura carriera, mi domandavo se avrei potuto fare il mangaka. Quindi mi sono chiesto se avrei dovuto iscrivermi ad un college artistico […]. D’altronde non ne avevo ancora disegnato nemmeno uno in quel momento. Mi piaceva dipingere e disegnare illustrazioni, ma non le avevo mai divise in tavole e cornici e nemmeno le avevo mai trasformate in un’unica storia. Col senno di poi penso sia stato sconsiderato pensare in questi termini (ride).
Quindi il tuo primo lavoro è stato disegnato dopo aver deciso di diventare un mangaka al liceo?
Inoue: sono andato in una normale università, ma prima ho deciso di fare domanda per un premio mensile su Jump, premi che si trovavano anche in altre riviste. Così ho disegnato un one-shot di 31 pagine e l’ho inviato. Penso che questa sia stata la prima volta in cui ne ho disegnato uno vero e proprio.
Sei autodidatta sull’arte di disegnare manga?
Inoue: Esatto. Fondamentalmente, l’arte del manga è spesso autodidatta, ragazzi. Non lo so ora, ma allora era così. Soprattutto perché quando vivevo a Kagoshima, non potevo partecipare ai corsi o attingere ai manuali e alle informazioni.
Non sapevo come disegnare gli sfondi, quindi ne mettevo pochissimi (ride).
Hai anche studiato da solo gli strumenti per disegnare manga?
Inoue: Ho letto i libri di Osamu Tezuka su come disegnare manga, ho guardato la sezione di disegno manga in una rivista e ho imparato come applicare l’inchiostro sulla punta di una penna […]. Ho davvero imparato come si disegnano i manga quando lavoravo come assistente. Quando Tsukasa Hojo stava serializzando CITY HUNTER, mi sono unito come assistente.
Quale lavoro pensi sia stato un punto di svolta quando guardi indietro al tuo obiettivo di diventare un mangaka professionista?
Inoue: Beh, ognuno di essi. Chameleon Jail è stato cancellato dopo 12 settimane, ma è stata un’esperienza molto gratificante per me. Durante la serializzazione di 12 settimane, chiedevo ai lettori di leggerlo e di rispondermi sotto forma di questionario. Ho imparato tanto da questo. Quelle 12 settimane sono state un’esperienza molto intensa e un grande punto di svolta. Se non fosse stato per quello, non so se sarei stato in grado di continuare con il seguente. SLAM DUNK è stato il primo manga ad essere stato accettato e che ho completato. È stata un’esperienza che ha cambiato drasticamente molte cose, ed è stato un grande punto di svolta. Con Vagabond volevo fare qualcosa di completamente diverso da SLAM DUNK. Volevo disegnare qualcosa che fosse l’opposto […]. È un lavoro che ha allargato i miei orizzonti in molti modi… ma non è ancora finito. Voglio tornare a disegnalo il prima possibile.
Si percepisce la tua voglia di continuare a disegnare
Inoue: Ho sempre voluto disegnare e ciò non è mai cambiato. È solo che non so disegnare […]. Inoltre, ad un certo punto, ho percepito Vagabond come un mondo lontano dalla realtà. In quel momento volevo disegnare qualcosa che fosse più verosimile (Real). Quindi sono tornato nel mondo del basket, stavolta in carrozzina, che pensavo di conoscere bene, ma invece non conoscevo affatto. Mi sento come se mi fosse stato mostrato un mondo molto vasto.
L’intervista da qui in poi è proseguita entrando più nello specifico della pellicola appena uscita che ha visto l’autore come protagonista assoluto. Considerando, tuttavia, che è colma di termini tecnici pur rimanendo molto vaga sul lato narrativo e che parla in maniera più specifica delle relazioni tra i membri chiave dello staff, risulta essere materiale per altri momenti e situazioni.
Fonte: The First Slam Dunk Court Side