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Foxconn rinchiude in fabbrica gli operai e poi li dimette con 1.300 euro: gli iPhone da chi verranno prodotti?

Foxconn è una delle principali partner di Apple: qui ogni giorno viene assemblato circa il 70% degli iPhone che poi troviamo in commercio in tutto il mondo. Nell’azienda sono insorte numerose proteste in seguito a durissime restrizioni COVID e gli operai si sono visti costretti a restare sul posto di lavoro con la promessa di un bonus e stipendi più alti, soldi che i dipendenti di Foxconn non hanno mai visto.

Foxconn blocca i dipendenti in azienda a causa delle restrizioni COVID

Ci troviamo in Cina, precisamente a Zhengzhou, dove l’azienda multinazionale Foxconn ha una delle sue più importanti sedi, in quanto partner della Apple per l’assemblaggio degli iPhone di ultima generazione. In seguito alla politica del COVID zeroche la Cina continua ad attuare, sono insorte numerose e purtroppo, violente proteste. Le prime città interessate sono state Pechino, Nanchino, Shangai: a Urumqi la causa scatenante è stata la morte di 10 persone positive al COVID che erano state confinate nel loro condominio, col fine di non contagiare nessun altro.

Gli esempi di queste rivolte sono innumerevoli e si potrebbe andare avanti all’infinito. La politica COVID zeroin Cina è in corso già dallo scorso agosto e sta colpendo anche i posti di lavoro come la Foxconn. Circa 200.000 operai sono rimasti bloccati in fabbrica dopo che alcuni di loro erano risultati positivi al virus. Alcuni dipendenti si sarebbero lamentati per la scarsa qualità del cibo, altri addirittura si trovavano a dover dormire insieme a colleghi infetti. E tutto questo è stato fatto solo per non perdere la mano d’opera necessaria per la produzione dei nuovi smartphone.

Foxconn, dipendenti in rivolta

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Una ex dipendente guadagna 1.300 euro mentre è in quarantena

La Foxconn aveva promesso ai dipendenti bonus e stipendi più alti, ma questi avrebbero tardato ad arrivare a causa delle restrizioni COVID vigenti in Cina. I dipendenti, stremati dalle condizioni malsane in cui si trovavano a vivere, hanno protestato contro l’azienda seguendo la scia delle precedenti rivolte in Paese. Per placare gli animi, la multinazionale ha deciso di mandare a casa i dipendenti con una retribuzione di 10 mila yuan, ovvero 1.300 euro.

Una ex dipendente ha raccontato:

Ero in quarantena in attesa d’iniziare il lavoro sulla linea di produzione, quindi non ho lavorato un solo giorno. Guadagnare 10mila yuan è stato sorprendentemente semplice.

Rivolte davanti la multinazionale Foxconn

FONTI: 1, 2.

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