Dopo l’ufficialità dell’acquisizione di Twitter da parte del multimiliardario Elon Musk, la piattaforma è stata incessantemente al centro dell’attenzione, sia a livello di facciata che per quanto concerne i dietro le quinte di uno dei social network più diffusi al mondo.
Il 25 Aprile Elon Musk avanzò, come ormai ben sappiamo, un’offerta di 44 miliardi di dollari per l’acquisizione dell’azienda la quale venne prontamente approvata dal precedente consiglio di amministrazione.
Il 28 Ottobre, ultimo giorno disponibile per il CEO di Tesla per completare l’operazione, si è conclusa quindi la partita per l’acquisto di Twitter dopo vari mesi di attesa, smentite, passi indietro e ribattute.
Promettendo un drastico cambiamento per rendere la piattaforma, a sua detta, migliore e più garantista della libertà di parola, il miliardario sudafricano si è ritrovato per le mani una patata bollente molto più difficile da gestire di quanto pensasse, come testimoniato dalla non particolarmente calorosa accoglienza riservatagli da una parte dei dipendenti di Twitter.
Elon Musk è sempre stato molto attivo sul “blue bird”, da ben prima di anche solamente ponderarne la rilevazione, ma nell’ultimo mese lo è diventato ancora di più nel tentativo di carpire le necessità dell’azienda e dei suoi utenti in concomitanza alla sua filosofia di pensiero.
Il 23 Novembre, difatti, il nuovo proprietario ha postato sul proprio profilo ufficiale di Twitter un sondaggio, all’interno del quale è stato chiesto agli utenti della piattaforma di esprimere il proprio parere in merito ad una questione che potrebbe cambiare per sempre la vivibilità di quest’ultima.
Elon Musk promette l’amnistia per quasi tutti gli account sospesi
Twitter dovrebbe offrire un’amnistia generale agli account sospesi, a condizione che non abbiano infranto la legge o siano coinvolti in spam eclatante?
Con questa breve e concisa frase Elon Musk si è rivolto agli utenti tramite il proprio profilo ufficiale, nel tentativo di perpetrare quella libertà di parola che, nella sua filosofia, è ritenuta come uno degli obiettivi principali nonché punto focale del rinnovamento della piattaforma sotto la sua gestione.
Con oltre 3 milioni di voti, il risultato di questo sondaggio è stato pressoché unanime: quasi 1 votante su 4 ha cliccato sul “Yes”. Oltre 2 milioni di persone hanno, di conseguenza, appoggiato l’approccio più diretto di Elon Musk nel coinvolgere la community in decisioni importanti che la riguardano.
Il popolo ha parlato. L’amnistia comincia settimana prossima. La voce del popolo è la voce di Dio.
Dopo aver concesso il ritorno su Twitter dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, a quanto pare tanti altri account appartenenti a personalità controverse torneranno nel prossimo futuro sul social del miliardario sudafricano.
Esclusa la vaghezza riguardante coloro ai quali sarà concesso il ritorno o meno, viene naturale porsi il dubbio se sia effettivamente una strategia efficace e/o intelligente (sia a livello di opinione pubblica che di quotazione in borsa) lasciare che sia questa variante di “democrazia diretta” a sentenziare su cosa sia concesso o meno su uno dei social network più diffusi al mondo.
Non resta che attendere l’inizio, per l’appunto, di settimana prossima per constatare quali saranno i paletti entro i quali un profilo potrà essere riabilitato. Considerando l’immensa mole di temi scottanti che vengono discussi sulla piattaforma ogni giorno, vi è il serio rischio di andare a punzecchiare in maniera fin troppo irruenta dei tasti dolenti per la community.