Emanuele Caponera si dimostra un fumettista con un talento immediato, con un sacco di riferimenti e d’influenze, anche autorevoli, nel suo tratto si riconoscono echi di Tiziano Sclavi e delle storie cupe dei primi Dylan Dog, ma anche del folk horror di Arthur Machen o del cinema di Robert Eggers, che con il suo lungometraggio The Witch ha portato alla ribalta un genere che negli ultimi anni è tornato molto in voga.
Salomè è un’eroina pulp inserita in un contesto dark fantasy e folk horror. Più che di eroina, è più corretto parlare di antieroina, la protagonista ha infatti un sacco di caratteristiche che la rendono la versione femminile di un antieroe tipico del cinema di un certo tipo, come ad esempio John Carpenter e il suo iconico Jena Plissken (Snake in originale), personaggi che hanno la caratteristica di essere dei “duri”, che agiscono secondo una loro morale, e non aderiscono alla morale tradizionale che spesso si rivela corrotta e più malvagia dei malvagi stessi.
Accade lo stesso in Salomè – liberaci dal bene, in diverse scene durante le quali la protagonista si rivela essere una strega soltanto alle apparenze. Ci viene presentata come “amica delle streghe”, e rivela loro, dopo aver decapitato un ragazzo durante un rapporto sessuale, che non è per niente piacevole uccidere.
Salomè e l’ambientazione del fumetto
Salomè è sboccata, parla con l’accento delle zone dell’autore, che è di Velletri, e lo stesso Emanuele Caponera ha dichiarato di aver trasposto il suo alter ego femminile in questo fumetto. La protagonista è un po’ anacronistica rispetto all’epoca in cui è ambientato il fumetto, volutamente, per fornire un elemento di originalità e di sospensione dell’incredulità, per non renderlo troppo storico, e per poter dare forma a un personaggio sui generis, che rende il tutto scanzonato e sarcastico, ma non meno dark. I colori usati sono spesso il rosso e il nero, in contrasto tra loro, la notte è sempre qualcosa di rossastro come il sangue, con figure nere come la pece che la abitano e che vagano tra le ombre. Salomè è un nome che richiama un personaggio femminile molto importante nella dinastia di Erode, fu infatti una principessa giudaica, protagonista anche di una tragedia scritta da Oscar Wilde.
La storia si svolge in un villaggio popolato da superstizioni, corvi e soprattutto streghe, in un’ambientazione medievale, anche se il periodo storico non è mai specificato e l’elemento sovrannaturale è fondamentale anche per l’eziologia del setting e del world-building del fumetto. Salomè, una bellezza mediterranea che parla, si muove, agisce come un personaggio dei giorni nostri, soprattutto nella parlata e nelle imprecazioni e non come una donna medievale, è al servizio di queste streghe che abitano nel bosco al limitare del villaggio.
Non tutte le donne nel Medioevo erano la donna angelicata di Dante e Petrarca, ma erano molto più simili alle figure femminili di Boccaccio, e femminilità non vuol dire gentilezza, vuol dire energia, di sicuro una donna così libera e indipendente nei modi e nello stile di vita ai tempi poteva tranquillamente essere accusata di stregoneria, il personaggio è quindi plausibile storicamente, ma allo stesso tempo l’autore le conferisce aspetti e caratteristiche che sono in totale contrasto con gli abitanti del villaggio. Salomè è infatti legata alla terra, alla natura, alle creature del bosco, assomiglia di più a una figlia della foresta, che a un abitante del villaggio, è sia nella parlata, sia nell’aspetto, un personaggio differente e che spicca rispetto agli altri che vediamo nel fumetto, anche rispetto alle streghe, rendendola appunto l’elemento fondante di tutta la storia e attorno al quale si muove tutta la parte sovrannaturale dell’ambientazione.
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Il magico e l’oscuro della stregoneria e l’idea del patto con creature che assumono forme di bestia, ma che provengono da altri piani della realtà, sono espresse in maniera magistrale. Visivamente il tratto e i disegni passano da essere minimali e con le linee scure molto marcate, quasi caricaturali, quando vediamo i personaggi umani, a una rappresentazione, sempre abbastanza essenziale, ma più morbida e dettagliata delle varie creature sovrannaturali. Lo stile è sempre omogeneo e molto personale e originale, e cambia in base alle necessità di trama e all’atmosfera che l’autore desidera trasmettere, trasportando il lettore che facilmente riesce a immergersi tra le ombre e i contrasti tra il cielo rosso e gli alberi neri e spogli, le forme della bella Salomè e gli elementi orrorifici più visivamente legati a un concetto di orrore molto simile a quello di videogiochi come Dark Souls e Bloodborne, che l’autore stesso cita in un’intervista nei contenuti speciali alla fine del volume.
Si tratta quindi di un fumetto che colpisce per le figure archetipiche e orrorifiche che vengono messe in campo, una donna, innanzi tutto, al servizio delle streghe, simbolo di tutto ciò che è collegato all’irrazionale. Vediamo un lupo, un capro, che rappresenta il Diavolo, il Maligno, Lucifero, un corvo mutaforma, tipiche immagini e atmosfere del folk horror occidentale, a un certo punto vediamo anche un sabba, insomma, la storia e l’ambientazione non aggiungono niente di nuovo al genere, ma seguono un filone ben determinato e consolidato negli anni, anche nella letteratura, oltre che nel mondo dei fumetti.
L’autore afferma di essere stato ispirato molto anche da Berserk, sebbene i disegni e lo stile siano completamente diversi, a mio avviso credo l’abbia citato proprio perché si tratta di una delle opere più influenti nel genere dark fantasy con tendenze all’horror, di sicuro Emanuele Caponera si rifà all’atmosfera cupa e al miscuglio di reale e irreale tipica del manga. In tutto Salomè – liberaci dal bene, infatti, l’elemento sovrannaturale si mescola al quotidiano, alla normalità, e il mondo di questo fumetto è immerso in quest’ambientazione quasi onirica, fatta di simboli molto forti, anche a livello inconscio, durante la lettura l’autore ha l’abilità di far immergere il lettore nella storia di questa ragazza dai folti capelli ricci neri, con una trama semplice, ma dagli intrecci e dalle caratteristiche che la rendono affascinante e intrigante, con risvolti tipici del genere folk horror.
Considerazioni
Perché leggere questo fumetto, dunque, se sembra molto classico nella trama e nell’ambientazione, nonché nei simboli usati (il capro, il lupo, il corvo)? Per Salomè, lei è l’elemento originale e la chiave di volta di tutta la storia, e nonostante Emanuele Caponera si rifaccia agli stilemi tipici del genere riesce a creare qualcosa di nuovo, proprio tramite la protagonista che alleggerisce l’atmosfera cupa con il suo fare spigliato, con la sua parlata, il lettore si rivede nel personaggio protagonista che fornisce uno sguardo, un punto di vista, molto simile al nostro, anche per ragioni di trama che non sto qui a specificare per non spoilerare troppo. Abbiamo quindi questo villaggio medievaleggiante di contadini immersi tra streghe, superstizioni, corvi, notti dove si odono lupi ululare in lontananza, e poi Salomè, moderna, contemporanea, una di noi, bella, carnale, reale, un personaggio a cui ci si affeziona facilmente, che ha un background solido, semplice, ma convincente, e con molte sfaccettature, più di quante appaiano dal ruolo di antieroe a cui aderisce nelle prime pagine del fumetto.
Salomè – liberaci dal bene è un fumetto che colpisce visivamente per i colori e per i disegni, l’autore ha un tratto e uno stile del tutto suo, forse perché autodidatta, e come avviene anche nella musica, chi è autodidatta spesso sviluppa uno stile completamente personale, influenzato da molti altri autori del genere, ma con quel piglio del tutto particolare e con una sua personalità che, in questo caso, si afferma con successo, è uno che di fumetti ne ha letti tanti, e si vede, e riesce a prendere tutto il suo bagaglio di conoscenze e a trasporlo con un suo personalissimo stile nelle tavole riguardanti le storie di Salomè.