Di recente Elon Musk è tornato sotto le luci della ribalta grazie all’acquisizione di Twitter. Per via della sua direzione spregiudicata, fatta di spunte blu a pagamento, corposi tagli al personale (poi in parte riassunti) e ban dati di pancia, la piattaforma dell’uccellino rischia di essere “spennata”. La gestione Musk, però, è solo l’ultimo chiodo sulla bara di un social network che da tanto tempo naviga in cattive acque.
A gettare nella fossa Twitter non è stato Elon Musk, che ha comunque aggravato una situazione già di per sé critica, bensì le scelte prese dalla precedente amministrazione. Questo articolo cercherà di ricostruire le ragioni dietro alla caduta (forse) imminente dell’uccellino.
Le persone: medicina e veleno per Twitter
L’enorme successo che Twitter è riuscito ad avere nel corso degli anni non è stato costruito sulla base di particolari tecnologie (per esempio come è accaduto con TikTok), ma solo grazie a una semplice, ma efficace, idea: fornire uno spazio in cui gli utenti possano esprimere brevi pensieri sugli argomenti più disparati.
Di conseguenza, il vero “capitale” di cui dispone Twitter non sono le tecnologie impiegate, bensì le persone stesse. È l’estrema semplicità della piattaforma ad aver attratto e fidelizzato un gran numero di persone, tra cui anche politici, attori e altre celebrità che hanno fatto da “calamita” per il social network. Lo stesso Elon Musk, prima di diventare il padrone della piattaforma, è stato un accanito utente di Twitter.
Sfortunatamente le relazioni sociali sono estremamente complicate, non è raro infatti che da un evento di poca importanza si scateni una reazione a dir poco esagerata che finisce per creare una spaccatura nel tessuto sociale. Su Twitter questi eventi accadono di frequente: ognuno è disposto a “scendere in guerra” quotidianamente per difendere la propria visione del mondo o, come molto spesso accade, una celebrità o persino una multinazionale.
Alla lunga, questi continui conflitti finiscono per polarizzare l’opinione pubblica (“o è bianco o è nero”) e fanno allontanare dalla piattaforma le persone più moderate. Questa copiosa fuoriuscita di persone arreca un danno economico non indifferente a Twitter, infatti se meno persone guardano gli annunci, meno guadagnerà il social.
Perciò per Twitter le interazioni tra persone rappresentano sia la maggior fonte di guadagno, sia il peggiore dei veleni. Al fine di limitare gli effetti negativi delle interazioni il social ha dovuto introdurre uno speciale correttivo: la moderazione.
Da moderazione a censura il passo è breve
La soluzione trovata da Twitter, oramai quasi 10 anni fa, è quella di limitare i contenuti postabili sulla piattaforma attraverso un impianto di moderazione. Da allora sul social non furono più ammessi quei post che incitano alla violenza, alla discriminazione e via discorrendo. Di conseguenza la piattaforma elimina attivamente le frange più estremiste dei suoi utenti, creando così un ambiente sicuro e moderato in cui tutti possono esprimersi con i toni giusti.
Questo metodo presenta però un grandissimo rischio: se la “moderazione” non è svolta, scusate il gioco di parole, con moderazione si trasforma in censura; e quando un social censura il pensiero dei suoi utenti, questi tendono ad allontanarsi dalla piattaforma per rifugiarsi presso altri lidi meno moderati per poter esprimere la propria opinione nel modo più libero possibile.
Sfortunatamente, la moderazione di Twitter prima di Elon Musk molto spesso scadeva nella censura. In questo caso, a essere moderate erano le idee contrarie a quello che i repubblicani americani definiscono “pensiero unico”, ossia il conformismo ideologico verso il mainstream (il pensiero della massa).
La presunta censura adottata da Twitter verso il free speech ha portato negli anni a un’emorragia di utenti, specie quelli appartenenti agli ambienti della destra americana, che si sono rifugiati su altre piattaforme, come 4chan, diventate poi veri e propri covi dell’Alt Right americana (basti solo ricordare che proprio su 4chan è nata QAnon, la più grande teoria del complotto made in USA). Ciò ha contribuito a ridurre ancora di più i guadagni del social dell’uccellino azzurro.
Con l’avvento di Elon Musk alla guida di Twitter molti pensavano ad un cambio di rotta. Più volte il patron di Tesla si era infatti scagliato contro la piattaforma inneggiando al free speech. Nella realtà dei fatti però è cambiato ben poco, si è semplicemente passati da un sovrano assoluto a un altro: oggi a essere tabù non sono più le ideologie, bensì le critiche rivolte contro il magnate sudafricano.
Se dobbiamo proprio essere sinceri su Twitter una cosa è cambiata, adesso si può dire “negro” così come si può liberamente insultare il prossimo. Ma vogliamo veramente ridurre la nostra libertà di parola alla sola possibilità di insultare?
Il nuovo tipo di “moderazione” introdotto da Elon Musk ha portato a un vero e proprio esodo di utenti dalla piattaforma, molto simile a quello avuto durante la precedente amministrazione, che questa volta si è riversato su Mastodon, un social simile a Twitter ma non controllato da Musk.
La gestione di Elon Musk
Veniamo adesso al vero punto dolente della questione: Elon Musk. È proprio la gestione del patron di Tesla ad aver aggravato la situazione di Twitter, già di per sé non rosea. Il magnate sudafricano, già dal momento dell’acquisizione definitiva del social, ha deciso di attuare una “rivoluzione” (che si sta rivelando disastrosa) negli ambienti della piattaforma.
Tutti voi ricorderete di come Elon Musk, una volta entrato nella sede principale di Twitter con un lavandino in mano, abbia licenziato numerosi top manager o di quando, qualche giorno fa, abbia cacciato ben 3.700 dipendenti con una semplice e-mail, salvo poi rendersi conto dell’errore (e del danno) commesso e riassumerne una parte.
Tra tutti, il peggior passo falso fatto da Elon Musk nella gestione di Twitter è stato certamente quello di rendere le spunte di verifica a pagamento attraverso un sistema di abbonamenti. L’intento del CEO era di quello di attivare una fonte di guadagno parallela alla pubblicità.
La mossa commerciale gli si è però subito ritorta contro: gli utenti si sono infatti lamentati del costo eccessivo dell’abbonamento (20$ al mese), ciò ha portato Musk ad aggiustare il tiro abbassando il prezzo del servizio a 8$ al mese. È in questo preciso istante che si è scatenato il finimondo. Centinaia di account falsi che imitavano personaggi famosi (tra cui Tobey Maguire, Super Mario e lo stesso Elon Musk) hanno iniziato a popolare Twitter e a inondare il social con tweet falsi e addirittura offensivi.
A subire il danno maggiore sicuramente l’azienda farmaceutica Eli Lilly, che a causa di un tweet falso ha perso in borsa oltre 15 miliardi di dollari. I danni provocati da questa operazione stanno spingendo sempre più aziende e personaggi famosi a cancellarsi dal social, diminuendo così il lustro della piattaforma e quindi il numero di iscritti.
Elon Musk è adesso costretto a correre se non vuole che il suo investimento di ben 44 miliardi di dollari vada in fumo dopo nemmeno un anno di gestione di Twitter.
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