Le autorità dell’aeroporto francese Charles de Gaulle di Parigi hanno comunicato che nella giornata di ieri è venuto a mancare Mehran Karimi Nasseri, rifugiato politico iraniano, la cui storia ha ispirato il film del 2004 The Terminal, diretto da Steven Spielberg e con protagonisti Tom Hanks e Catherine Zeta Jones. L’uomo è morto per cause naturali (si parla di un probabile attacco cardiaco) all’età di 76 anni. Nasseri si trovava nel terminal 2F, in quanto da alcune settimane era tornato a vivere all’interno dell’aeroporto, dove aveva già vissuto per 18 anni, tra il 1988 e il 2006.
La sua storia è talmente incredibile che lo stesso Spielberg arrivò a pagare una cifra intorno ai 250.000-300.000 dollari per poter giare il film. Nato in Iran a Masjed Soleiman, nella provincia del Kuzistan, nel 1945, Nasseri si trasferì in Inghilterra per studiare per poi fare ritorno in patria alcuni anni dopo. Nella seconda metà degli anni 70 a causa del suo attivismo politico contro lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, l’autoritario leader alleato dell’Occidente a capo del paese prima della Rivoluzione islamica del 1979, fu costretto a lasciare il paese. Dopo aver vissuto per alcuni anni in giro per l’Europa (alla ricerca della madre), l’uomo arrivò in Francia dove perse i propri documenti.
Nell’agosto 1988, Nasseri fu fermato dalla polizia di frontiera al Terminal 1 del “Charles de Gaulle”, sprovvisto dei documenti necessari per ottenere lo status di rifugiato politico. Restò quindi a vivere all’interno dell’aeroporto fino al 1999, quando gli fu accordata la possibilità di lasciarlo dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno e lo status di rifugiato: ma non lo fece e ci rimase fino al 2006, quando uscì a causa di un’intossicazione alimentare che lo costrinse ad abbandonare quella che ormai era diventata la sua nuova casa.
Come detto in precedenza, da qualche tempo l’uomo era tornato a vivere in aeroporto, dove al momento del decesso è stato ritrovato con addosso alcune migliaia di €, probabilmente ciò che restava dei soldi ricevuti da Spielberg. Come raccontato nel film, Nasseri nel corso del tempo era divenuto un volto famigliare per il personale dell’aeroporto, che lo considerava come una vera e propria istituzione e lo trattava sempre con grande rispetto e riguardo.
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Fonte: ANSA