Il mondo dell’animazione, tra Occidente ed Oriente, viene considerato in modi differenti: al giorno d’oggi i grandi colossi noti per i cartoni animati come Disney e Warner Bros dominano il mercato dell’intrattenimento, estendendo a più non posso i loro diritti su numerosi franchise, non solo per quanto riguarda l’animazione, ma anche note serie televisive e opere cinematografiche.
In Occidente i cartoni animati sono sempre stati categorizzati all’interno di un mercato rivolto ai bambini, mentre in luoghi come il Giappone ci si affaccia invece ad una realtà molto diversa dove i manga, gli anime e i vari prodotti ad essi relativi si dividono in base alla fascia d’età, ma arrivano ad essere usufruiti sia dalle persone adulte, che da quelle più piccole e innocenti.
I fan occidentali dell’animazione sono molto consapevoli del “pregiudizio” che si riversa nei confronti delle opere animate, ritenute troppo “infantili” per il pubblico generale. A dimostrare ulteriormente ciò, vi sono le parole del CEO di Disney, Bob Chapek, il quale in un’intervista durante il Wall Street Journal Tech Live si lascia andare a dei commenti che non gli hanno concesso molta simpatia dall’opinione appassionata di cartoni animati.
Il rapporto conflittuale tra Disney e i cartoni animati
Nonostante i cartoni animati abbiano donato un’importantissima posizione a Disney nell’industria, portandola ad essere il brand simbolo dell’intrattenimento per le persone più giovani, oramai questa sua nomea è diventata solo un prodotto del passato. Disney ha le mani ovunque, anche sulle opere meno “family friendly”, e le idee del CEO sembrano mirare a obiettivi diversi dal soddisfare soprattutto il pubblico giovane.
Chapek sostiene che i cartoni siano un qualcosa che solo i bambini guarderebbero, mentre i genitori non sarebbero interessati a vedere film animati: per questo, è necessario che ci sia qualcosa che vedano anche loro, dopo aver messo i loro figli a dormire.
“Dico sempre che, dopo che gli spettatori hanno messo a dormire i bambini una volta finito di vedere Pinocchio, Dumbo o La Sirenetta, probabilmente non andranno a vedere un altro film animato. Vogliono qualcosa di adatto a loro”.
Queste affermazioni però hanno scatenato così un putiferio piuttosto rimarcabile, con numerose reazioni da parte dell’utenza online. Sia i fan che le persone attivamente partecipanti all’industria hanno voluto esprimere la loro contrarietà, al grido di “l’animazione è per tutti”.
Seppur voler avere “il piede in due scarpe” sia una cosa ormai comune per la stragrande maggioranza delle aziende, vedere proprio Disney (ovvero colei che ha potuto costruire le fondamenta sulla quale adesso essa continua a farsi vanto e a sfruttare per i suoi prodotti) in qualche modo “sminuire” le opere d’animazione, definendole solo per bambini piuttosto che anche per un pubblico adulto ha causato non poche critiche.
La faccenda ha scosso abbastanza il web, tant’è che a rispondere al CEO di Disney ci pensa Guillermo del Toro:
“L’animazione non è un genere per bambini, è un medium. L’animazione è cinema. L’animazione è arte. E può raccontare storie meravigliose e complesse, che sembrano essere fatte dalle mani dell’uomo per l’uomo”.
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