Dr Commodore
LIVE

Luc Besson conquista il #RFF17: “Dimenticateci! Raccontate le vostre storie”

Raccontare la Festa del Cinema di Roma (#RFF17) non è mai facile. A differenza della Biennale di Venezia che per antonomasia è il “tempio” dei festival europei, questa manifestazione ha saputo costruirsi, grazie ad un’ottima promozione e ottimi titoli lanciati nel corso degli anni, un nome di altissimi prestigio, diventando il luogo dove annualmente moltissimi registi decidono di presentare le proprie creaturE.

Nella giornata di Russell Crowe all’Auditorium Conciliazione, noi abbiamo deciso di essere anticonvenzionali, raccontandovi qualcosa di diverso ma, forse, ancor più ricercato. Uno degli ospiti più rinomati di questo #RFF17, è stato sicuramente Luc Besson.

Il cineasta, autore e produttore francese, attivissimo sia nel cinema d’autore che in quello ad alto budget, ha incontrato fan e giornalisti in una lunghissima conversation di quasi 2 ore.

luc besson

Raccontare l’ inconoscibile

Quando si parla di Luc Besson il primo film che viene in mente più o meno a tutti è Léon, pellicola del 1994 che ha lanciato una giovanissima Natalie Portman nel firmamento delle star di Hollywood.

Nel lungo incontro al #RFF17, Besson ha ripercorso attraverso aneddoti e racconti personali la propria carriera lunga quasi 40 anni.

Partendo da Dernier Combat, suo film d’esordio, passando per Nikita e il Quinto Elemento, fino al recente Valerian, il regista ha raccontato da dove ha avuto inizio questa sua voglia di raccontare storie e di immaginare mondi sempre nuovi. “La cosa più bella del girare Lucy riguardava i buchi neri. Non sapendo cosa c’è dietro, ho potuto inventare qualcosa di nuovo”.

Ascoltando le parole di Luc Besson sembra proprio che alla base della sua filosofia di lavoro (e di vita più in generale) ci sia questo, l’ingegno e la capacità di partire da pochissimo arrivando a storie che riescono ad avere persino una portata “cosmica”.

Luc Besson: rompere le regole e prendersene il rischio

Inconsapevolmente il suo obiettivo risulta essere quello di “rompere” gli schemi. Ed è forse proprio questo a renderlo un regista così divisivo sia dal punto di vista strettamente critico che come semplice autore di blockbuster. I film di Besson non sempre sono semplici e lineari, ma molto spesso puntano alla sperimentazione sia visiva che narrativa.

Negli ultimi 40 anni Besson ha scritto tutti i suoi film e lavorato a centinaia di soggetti e sceneggiature per altri, diventando uno degli autori più prolifici dell’ultimo secolo.

“Scrivere per me è naturale, un pò come respirare” ha dichiarato, raccontando, non solo il suo metodo di lavoro sia come autore che come regista (scrivere 3 ore al giorno come un allenamento, lavorare bene con gli attori sul set creando un rapporto di fiducia, sperimentare sempre anche con le piccole cose) ma anche del suo rapporto con il cinema, soprattutto quello italiano.

Oltre all’ovvio apprezzamento per registi del passato come Fellini e Scola, ha mostrato particolare apprezzamento per Garrone e il suo cinema tra il fantasy e l’iper-realismo.

luc besson

L’ importanza della scrittura

“Ho cominciato da molto giovane, avevo 16 anni” la sua esperienza personale di persona vissuta nella periferia francese che ha fatto di tutto per realizzare il proprio sogno diventa un vero e proprio monito per i cineasti del futuro.

“La fortuna di cominciare così giovani è che le prime 3000/4000 pagine puoi buttarle tutte e ricominciare da capo.” ha raccontato.

“Ho iniziato a scrivere il Quinto Elemento a 16 anni e ho lavorato a quella storia per metà della mia vita” ha confessato. “Ci metto tanto perchè voglio sapere tutto di questi personaggi, il loro passato, le loro aspirazioni e il loro futuro”.

“Dimenticateci e fate film”

Luc Besson è uno dei pochi registi ad aver lavorato, quasi, con ogni genere partendo dall’action passando per il thriller fino all’animazione.

“Mi piace esplorare, visitare, scoprire, imparare. Faccio fatica a tornare allo stesso argomento. Di tutti i generi non frequenterei solo l’horror o il western, c’è gente che lo fa benissimo.” ha confessato. “Di solito sono molto fiero dei film che produco, ma non li invidio. Penso che alcuni (come Taken ad esempio) non si potesse fare di meglio”.

Proprio sul tema della sperimentazione, Besson ha chiuso l’incontro raccontando del suo ultimo progetto, un film girato durante la pandemia con un cellulare in giro per Los Angeles.

“Dimenticateci!” ha esclamato con ironia appellandosi alla potenza della sperimentazione. “Vedo troppi giovani oggi che pensano si debba avere una troupe seria o una grossa macchina da presa per fare un film, avete 20 anni, lasciate perdere.”

FONTE

Articoli correlati

Condividi