Diretto dai Daniels e prodotto dai fratelli Russo, “Everything Everwhere all at Once” è un ennesimo gioiello degli A24, che si conferma ancora una volta (dopo il loro più recente “X – A Sexy Horror Story”) una delle film company più meritevoli e creative nel campo dell’industria cinematografica moderna.
“Everything Everywhere all at Once”: Amore, Valori e Multiverso
Abilità artistiche e parametri di grande cinema si fondono in questa nuova storia, targata A24, che parla d’amore, di famiglia, di legami indissolubili; un’opera che riesce a pieno nel suo obiettivo di celebrare la bellezza del cinema che tanto ci mancava: quel cinema spensierato, ma brillante, che parla a tutte le età, che intrattiene, diverte e commuove, in un modo per niente banale.
Già proiettato ad aprile nelle sale statunitensi (con immediato consenso di critica e pubblico), e da questo giovedì 6 ottobre in tutte le sale italiane, il film segue le vicende della protagonista Evelyn (Michelle Yeoh), alle prese con un lavoro a rischio (causa fisco), un matrimonio in bilico e un difficile rapporto con la figlia adolescente Joy; come se non mancasse, Evelyn viene presto a conoscenza di svariate linee temporali e di un incombente minaccia “multiversale” che solo lei potrà essere in grado di fermare.
Divertente, pazzo, serio ed emozionante
Scritto bene e diretto meglio, “Everything Everywhere all at Once” eleva il duo registico dei “Daniels” (Kwan e Scheinert) ad un livello superiore, dopo il loro straordinario successo con Swiss Army Man (2016): quest’ultimo, con protagonisti Paul Dano e Daniel Radcliffe, aveva precedentemente gettato le basi del loro grottesco e surreale, ma intelligente, modo di vedere la realtà attraverso la macchina da presa.
La loro visione surreale e assurda si riflette nuovamente nel film in questione, ma in una maniera incredibilmente originale, e anche piuttosto rischiosa: l’elemento attorno al quale ruota l’intera narrazione è, infatti, il Multiverso, “un concetto di cui conosciamo spaventosamente poco”, per citare il Dr. Stephen Strange; e, se da una parte i Marvel Studios, almeno ancora, non si sono addentrati nel giusto approfondimento degli universi paralleli, la pellicola dei Daniels riesce a farlo in modo tutt’altro che superficiale, rendendo quasi “comune” una tematica così vasta e complessa come il Multiverso.
Le linee temporali e le varie versioni di sé stessi fungono, poi, da trampolino di lancio per raccontare una storia carica di valore emotivo, che tocca tematiche profonde legate ai valori della famiglia, alla fiducia da riconquistare e al sentirsi infinitamente piccoli di fronte all’immensità dell’uni-(e multi)-verso.
In questo modo, però, sembrerebbe mancare il tocco folle e assurdo che ha lanciato la carriera dei Daniels; beh, non è così, perché il nucleo di base della storia, che è stato più e più volte adattato da vari filmmakers, è permeato da uno stampo che solo i sopracitati cineasti possono conferire: la pellicola è infatti piena di momenti in cui si ride di gusto, ci si emoziona e ci si meraviglia della bellezza visiva.
Un lavoro registico di alto livello, che agisce in sinergia con un montaggio frenetico ma divertente, colorato e straordinariamente originale, non può far altro se non elevare delle prestazioni già di base impeccabili: menzione d’onore a Michelle Yeoh, che merita, personalmente, almeno la candidatura agli Awards dell’anno prossimo.
Non stupisce il fatto che, per gran parte del pubblico mondiale, “Everything Everywhere all at Once” è considerato il miglior film del 2022.
Siamo di fronte ad un film innovativo come pochi, sempre originale nelle scelte stilistiche e nei concetti (fanta)scientifici; un film che non ha paura di mostrare le sue qualità, e lo fa in modo bizzarro, ma unico, e prova che le grandi Major, a concedere un margine di innovazione e di sperimentazione di tematiche rimasticate, ne possono solo giovare in termini di gradimento e di profitti.
Non a caso, “Everything Everywhere all at Once” è il film con il maggior incasso nella storia degli studios di A24.