Nella giornata di oggi, Google ha affermato di aver chiuso definitivamente il servizio di Google Translate in Cina. Si trattava di uno degli ultimi prodotti dell’azienda di Alphabet ancora disponibili nel paese, e adesso anch’esso si aggiunge alla lista delle funzioni dell’azienda non più utilizzabili in tale territorio.
Adesso, quando si ricerca il sito del traduttore destinato all’utilizzo degli utenti cinesi, gli utenti vengono rimandati alla versione di Hong Kong del servizio, che però non è più accessibile per coloro che si trovano in Cina. Anche la funzione di traduzione integrata che era presente nel browser di Chrome non è più disponibile.
La ragione che l’azienda ha indicato come causa di tale misura è stata spiegata e risulta piuttosto semplice: il servizio del traduttore era poco utilizzato.
La lunga lotta tra Google e la Cina
Per spiegare come mai il servizio sia considerato poco utilizzato, basta partire dal principio delle vicende che hanno finora coinvolto Google e la Cina.
Come sappiamo, non è la prima volta che l’azienda di Alphabet decide d’interrompere il funzionamento di alcuni dei suoi principali servizi all’interno del paese. Era il 2010 quando l’azienda statunitense aveva dichiarato di voler ritirare il suo motore di ricerca dal territorio cinese a causa del soffocante sistema di censura adottato dal governo.
Ad oggi, però, non è solamente il motore di ricerca dell’azienda a non essere più disponibile. Infatti, anche altri servizi dell’azienda USA già piuttosto popolari nel mondo occidentale, quali Maps e Gmail, sono stati bloccati dal governo cinese
Va da sé che, in un paese in cui Google è divenuto praticamente inutilizzabile, abbiano preso ben presto il sopravvento motori di ricerca alternativi ad esso e con radici all’interno del territorio cinese, come ad esempio Baidu.
Anche il resto dei servizi del web cinese sono ben presto tornati a essere dominio di aziende cinesi, tra i quali Tencent. Ora i servizi cinesi dominano ogni area che compone il web del paese: dai social media ai motori di ricerca fino ad arrivare alle traduzioni online.
Quest’ultimo settore in particolare era stato sondato dal traduttore dell’azienda di Alphabet nel 2017, che si era dovuto scontrare con le realtà cinesi già esistenti in questo ambito tra i quali anche Sogou.
Proprio perché surclassato dalla concorrenza e dalla reputazione ormai compromessa, Google considera ormai la sua presenza nel paese orientale forse troppo limitata. Nel 2018 l’azienda USA stava considerando se tornare nel paese attraverso un motore di ricerca separato e censurato appositamente per il territorio cinese, ma la proposta è stata velocemente scartata e criticata da politici e dipendenti.
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