Cyberpunk Edgerunners è una delle ultime uscite all’interno del palinsesto di Netflix, nonché una delle serie più attese da qualunque fan dell’animazione, giapponese e non, e del videogioco sul quale è basata.
Questo nuovo prodotto animato è infatti frutto della collaborazione tra CD Projekt RED, software house che ha dato i natali al controverso Cyberpunk 2077, studio Trigger, il leggendario studio d’animazione nipponica, e Netflix, il colosso dello streming mondiale.
Come abbiamo detto poc’anzi, il gioco uscito il 10 Dicembre 2020 è un titolo parecchio controverso all’interno della community di videogiocatori a causa di diverse problematiche che ne hanno martoriato sia lo sviluppo che poi il lancio a livello globale. Ciononostante, milioni e milioni di player in tutto il mondo hanno saputo apprezzare il prodotto di CD Projekt RED, soprattutto grazie alla sua ambientazione e al suo universo narrativo.
Per questo, nonostante Cyberpunk Edgerunners fosse stato annunciato oltre un anno fa e la diatriba legata al videogioco, molti appassionati riponevano fiducia nel progetto: il mondo narrattivo, i generi ed i temi dell’opera, sposati al tipico stile di studio Trigger, potevano risultare delle solidissime fondamenta per un anime dalle tinte quasi occidentali.
Dopo oltre un anno di silenzio pressoché totale, nelle ultime settimane è stato finalmente rilasciato un trailer ufficiale dell’anime con tanto di ufficialità della data di uscita, cast di doppiaggio e staff di produzione.
Ad una prima rapida occhiata a tale trailer, Cyberpunk Edgerunners sembrava soddisfare le richieste di chiunque fosse in trepidante attesa per il suo rilascio: un comparto tecnico stellare, nessuna censura sia sul linguaggio che sulle scene mostrate a schermo, violenza a destra e a manca ed un feeling generale di attinenza con l’amatissimo setting Cyberpunk.
L’opera, tuttavia, sarà stata in grado di soddisfare le aspettative, oppure si sarà rivelata essere una grossa occasione sprecata?
La trama, il mondo narrativo ed i personaggi di Cyberpunk Edgerunners
Cyberpunk Edgerunners, in puro stile studio Trigger, è un prodotto molto leggero e lineare, per quanto visivamente possa emergere come grottesco a causa delle frequenti scene splatter. Lo show non vuole essere pretenzioso nei confronti della propria narrativa e del proprio world building, ma risultare un’adrenalinica serie d’azione con la giusta dose di violenza “gratuita” all’interno di un setting distopico come si addice al genere.
Di conseguenza non c’è da aspettarsi intrecci troppo complicati, messaggi particolarmente profondi ed una sceneggiatura poliedrica, bensì della pura e semplice azione ottimamente incastonata all’interno di un contesto narrativo dalle fondamenta solide.
Cyberpunk Edgerunners, difatti, nella totalità dei suoi 10 episodi, è facilmente scomponibile nelle tipiche tre parti del racconto in maniera parecchio eloquente: introduzione (episodi 1-3), sviluppo (episodi 4-7) e conclusione (episodi 8-10).
Ciò rende parecchio incalzante il ritmo narrativo di questa new entry del catalogo di Netflix, la quale parte subito in sesta sin dalla prima puntata e non subisce mai rallentamenti sino alla sua conclusione.
Il nuovo progetto di studio Trigger narra le vicende di David Martinez, un diciassettenne dal carattere complicato, il quale viva con sua madre Gloria all’interno della caotica e frenetica Night City. I due sfortunatamente hanno serie difficoltà a livello economico (come la stragrande maggioranza degli abitanti della città), tanto che la madre è costretta ad ammazzarsi di lavoro per riuscire a pagare le bollette, l’affitto e persino la retta della prestigiosa accademia Arasaka, la scuola alla quale suo figlio è iscritto.
Un giorno, dopo un tragico incidente che costò la vita a sua madre, David decide di farsi applicare sulla schiena un impianto da un “bisturi” (un dottore non ufficialmente registrato) chiamato Sandevistan, un apparecchiatura militare che sarebbe proibita per i civili. Il ragazzo, d’altronde, è in preda allo sconforto e senza il becco di un quattrino, quindi si trova costretto a modificare in tal maniera il proprio corpo pur di poter sopravvivere nei bassifondi della città.
Il Sandevistan gli consente di spostarsi ad una velocità supersonica, impercettibile ai sensi di un comune essere umano e questa sua nuova abilità lo avvicina ad una misteriosa ragazza chiamata Lucy.
Quest’ultima si dimostra interessata a fare affari con lui e, vista la sua precaria situazione, David accetta di mettere al servizio della ragazza le sue capacità motorie disumane dietro ad un cospicuo compenso. Lucy, in realtà, resasi conto del Sandevistan del ragazzo, intendeva incastrarlo per “restituire” l’impianto al boss della sua gang di Edgerunners, Maine.
Per una serie di coincidenze, invece che venire ucciso, David si ritrova a far parte di quella stessa gang che fino a pochi minuti prima era intenzionata a ucciderlo.
Dopo questa introduzione, la parte centrale di questo progetto in collaborazione tra CD Projekt RED, studio Trigger e Netflix prosegue in maniera metodica, con l’introduzione di tutti i membri della banda che, tuttavia, ad esclusione di Lucy, Maine, Kiwi e Rebecca risultano parecchio dimenticabili e poco caratterizzati.
In questo frangente David scopre che cosa significa essere un Cyberpunk all’interno di Night City ed i rischi che ciò comporta. La gang di Maine, difatti, accetta pericolosissimi incarichi da parte di un losco figuro chiamato Faraday, tutti con l’obiettivo di danneggiare l’Arasaka, la più grande e potente organizzazione della città (che a larghi tratti ricorda parecchio la Shinra di Final Fantasy VII).
L’altra realtà alla quale David viene esposto è “Mai fidarsi di nessuno a Night City” e questo precetto è il fondamento alla base di tutti gli avvenimenti di trama. All’interno di questa distopica megalopoli, difatti, ogni individuo è disposto a vendere anche la persona a lui più cara pur di ottenere un vantaggio personale.
Il nostro protagonista, nonostante sia diventato a tutti gli effetti un criminale ricercato con innumerevoli omicidi alle spalle, tuttavia non assimila mai del tutto questo concetto e continua a riporre cieca fiducia nei suoi compagni, un approccio che gli si ritorcerà contro in più occasioni.
Entrando nella fase conclusiva di Cyberpunk Edgerunners, David è oramai diventato il leader della gang dopo la morte di Maine ma, nonostante sia indubbiamente più potente di quanto quest’ultimo sia mai stato, gli mancano furbizia ed esperienza. Come detto poc’anzi, infatti, egli cade nel tranello ordito da Faraday stesso e da Kiwi, la talentuosa Netrunner della gang che tradisce il gruppo per un pugno di soldi e per l’assoluzione dai suoi crimini.
I due rapiscono Lucy, la quale era diventata a tutti gli effetti l’amore della vita di David e la spalla sulla quale appoggiarsi nei momenti difficili, e nel tentare di salvarla i pochi membri leali rimasti della gang si dirigono verso la sede centrale dell’Arasaka, dove avviene l’atto finale che poi porterà alla conclusione della storia.
Tutta la trama e l’azione presente in Cyberpunk Edgerunners gira attorno ad un fenomeno specifico, chiamato Cyberpsicosi, il quale provoca la “perdita dell’umanità” a qualsiasi individuo che si sia applicato troppi impianti meccanici. D’altronde rimanere degli esseri senzienti quando metà del proprio corpo risulta essere bionico è progressivamente più difficile.
Alcuni individui resistono meglio alla Cyberpsicosi rispetto ad altri e uno di questi è proprio David il quale, tuttavia, si è affidato fin troppo a questo suo tratto innato e verso la fine dell’opera è sempre sul filo di un rasoio, alternando momenti di lucidità ad altri in cui è in preda alle allucinazioni e nemmeno si rende conto di cosa stia succedendo.
Oramai divenuto un’ombra di sé stesso, è solo questione di poche ore prima che la Cyberpsicosi divenga irreversibile, condannando David a morte certa. Prima che ciò avvenga, tuttavia, la sua incrollabile forza di volontà gli da l’ultima spinta necessaria a salvare Lucy e a realizzare il desiderio della sua amata: andare sulla luna.
Il comparto tecnico di Cyberpunk Edgerunners
Uno dei motivi principali per cui in molti appassionati erano in trepidante attesa per l’approdo su Netflix di Cyberpunk Edgrunners era, ovviamente, l’operato del leggendario studio Trigger.
Studio Trigger è da sempre sinonimo di azione sopra le righe coreografata in maniera cartoonesca e al contempo molto spettacolare ed evocativa e Cyberpunk Edgerunners ha tenuto fede alla nomea della compagnia in maniera esemplare.
Hiroki Urakari si conferma una garanzia come sound director; si percepisce nitidamente l’impatto di ogni proiettile, di ogni pugno, di ogni vettura esplosa ed in generale Night City riesce ad apparire esattamente come ce la si immaginerebbe: a tratti caotica e frenetica e in altri momenti quieta ed imponente.
Il compositore Akira Yamaoka, dal canto suo, fornisce una pletora di soundtrack molto calzanti con le scene che vengono proposte a schermo; tuttavia non vi è una vera e propria colonna sonora che risalti tra le tante e di conseguenza l’impatto di certe scene ne risulta danneggiato.
Come creditato all’interno della pittoresca opening dell’opera, il lavoro dell’iconico Yoh Yoshinari, colonna portante di Gainax prima e di Trigger poi, come character designer riesce a mescolare perfettamente il tratto ruvido e spigoloso, che è ormai un marchio di fabbrica dello studio, con il setting distopico del genere Cyberpunk dove tutto appare molto squadrettato e luminoso.
Al suo ottimo operato si aggiunge poi anche quello dell’esperto Masanobu Nomura come art&background director, il quale è stato in grado di dipingere in maniera incalzante l’atmosfera della megalopoli distopica attraverso un accurato bilanciamento tra lighting e shading.
Chi invece, si aspettava di vedere all’opera in prima persona il leggendario Hiroyuki Imaishi, invece, rimarrà parzialmente deluso.
All’interno di Cyberpunk Edgerunners infatti il rinomato regista di Tengen Toppa Gurren Lagann, Kill la Kill e Promare (giusto per citarne alcuni) si è “limitato” ad un ruolo più di supervisione alla regia. Difatti si sente la mancanza di un episodio in “stile Imaishi” con quelle iconiche inquadrature dal basso e con quei movimenti di camera a 360° su layout 3D.
Gli episode director dei 10 episodi di questo nuovo progetto di studio Trigger sono: Yoshiyuki Kaneko (1-6-9), Yuichi Shimodaira (2-8), Mai Owada (3), Akira Furukawa (4-9), Kodai Nakano (5-10), Tomoyuki Munehiro (7).
In particolare il 6′ episodio di Cyberpunk Edgerunner spicca su tutti gli altri a livello tecnico in maniera innegabile; il lavoro di Kaneko alla regia insieme agli storyboard del talentuoso Kai Ikarashi (anche direttore delle animazioni per l’episodio) hanno dato vita ad una delle puntate più impressionanti, artisticamente parlando, di tutto questo 2022.
A livello puramente d’animazione c’è ben poco da dire, studio Trigger è una garanzia, sinonimo anche di come siano costantemente e ciclicamente in grado di creare una pipeline ben oliata nonostante nei loro progetti lavorino spesso e volentieri parecchi free-lancer che non hanno mai collaborato precedentemente.
Come detto poc’anzi, il 6′ episodio spicca di gran lunga rispetto agli altri grazie al metodico lavoro di Kai Ikarashi e Ichigo Kanno come direttori dell’animazione per la puntata, oltre che ovviamente quello di Yoh Yoshinari come direttore capo dell’animazione per l’intero progetto.
Ciò non significa, tuttavia, che gli altri episodi siano mediocri. Tutt’altro. La qualità di ciò che ci viene proposto a schermo durante tutta la durata di Cyberpunk Edgerunners è di pregevole fattura e costantemente si sposa alla perfezione con l’ambientazione e l’atmosfera della scena in questione.
Come di consueto in casa studio Trigger, la messa in scena è sempre molto teatrale e pomposa ed il lavoro fatto dai key animator segue la consolidata falsa riga; raramente capiterà di notare errori nell’anatomia (anche se si parla di creature bioniche) dei corpi, i design dei personaggi rimangono sempre molto precisi e curati ed in generale l’apporto fornito dai 2nd key animator e dagli in-betweener eleva ancor di più la fluidità (e al contempo ruvidità) di tutte le scene d’azione.
Considerazioni finali
Cyberpunk Edgerunners è tutto ciò che un fan di vecchia data desidererebbe da un progetto dello studio Trigger. Non si può dire lo stesso, tuttavia, per chi si è approcciato a questo prodotto animato tramite il videogioco originale di CD Projekt RED.
Tra le varie critiche e diatribe, uno dei pochi punti che accomunava tutti i giocatori di Cyberpunk 2077 era il fatto che il mondo di gioco ed il setting fossero tra i migliori che il mondo videoludico abbia mai offerto all’interno del genere.
Ecco, in questa serie animata Netflix si può dire che quel potenziale non sia stato espresso quasi per nulla.
Night City viene esaltata dai mestieranti che hanno lavorato dietro al progetto, ma questo solo a livello visivo; la distopica megalopoli si fatica a percepirla come tale e non viene data alcun tipo di informazione sul come essa sia stata edificata e/o di quali siano le condizioni nel resto del mondo. Appare come un’oasi nel deserto dove all’interno risiedono giusto poliziotti e criminali.
La città ed il mondo narrativo avrebbero avuto molto di più da offrire allo spettatore se la serie fosse stata lunga almeno il doppio (naturalmente ciò avrebbe comportato un abbassamento medio della qualità tecnica).
D’altronde, per quanto impressionante sia il lavoro fatto dagli artisti al servizio di studio Trigger, la storia narra le vicende di un ragazzino, dalla sua adolescenze alla sua morte, all’interno di una città frenetica e non il contrario come in molti auspicavano.
Night City fa solo da sfondo agli eventi di pochi personaggi e non da palcoscenico per intrecci tra fazioni, ideologie, etnie e stili di vita.
Così facendo, il precetto del genere Cyberpunk viene un po’ a mancare.
Nonostante, per molti, le produzioni di studio Trigger non vengano certamente amati e ammirati per le loro scritture poliedriche ed innovative, in quest’istanza ne risulta uno show con un potenziale immenso ma che viene mal sfruttato e poco approfondito.
Inoltre come detto previamente, tolti giusto una manciata di personaggi primari e secondari, tutti gli altri sono facilmente dimenticabili se non addirittura delle macchiette stereotipate; se dopo 10 puntate si fatica a ricordarsi i nomi di individui nevralgici per la narrativa allora probabilmente qualcosa è andato storto in fase creativa.
Resta, in ogni caso, una delle produzioni nipponiche più mastodontiche di quest’annata e chiunque sia un fan della nuda e cruda animazione non potrà che divertirsi nell’ammirare le scorribande della gang di Maine e David all’interno della Night City di Cyberpunk Edgerunners.