La saga di Moro in Dragon Ball Super è sicuramente una delle più discusse fino ad ora. È la prima alla quale i lettori si approcciano senza aver accanto alcun tipo di controparte animata ed è la saga durante la quale Goku impara a padroneggiare l’Ultra Istinto, oltre a dare numerose informazioni interessanti riguardanti gli Angeli nell’universo creato da Akira Toriyama, tra le aggiunte più interessanti di Super.
Ciononostante una volta terminata la saga lascia l’amaro in bocca, con la percezione di aver “già visto questo film” o come se qualcosa fosse andato storto durante la scrittura. Sì, perché sebbene sia un arco narrativo sicuramente divertente da leggere e con combattimenti che intrattengono bene non si può certo dire che sia esente da difetti, anzi, è forse la saga di Dragon Ball Super più problematica.
Il primo, evidente difetto è un problema di ritmo. Questo arco narrativo si concentra quasi esclusivamente sulla battaglia contro Moro. I capitoli dedicati agli allenamenti sono pochissimi, incastrati quasi a forza fra le decine di capitoli del primo e del secondo (e definitivo) scontro con Moro.
Le “battaglie intermedie” fra eroi e sottoposti di Moro sono quasi assenti e peraltro non servono a nulla se non a mettere in cattiva luce i Guerrieri Z, incapaci di sconfiggere persino dei semplici tirapiedi del villain, e a far risaltare la nuova forza di Goku dal momento che tutti loro vengono sconfitti dal Saiyan e non dagli altri personaggi. A differenza della Saga di Freezer o di quella degli Androidi Toyotaro qui si dimostra completamente incapace di far risaltare anche i comprimari, non solo il protagonista, e a scrivere battaglie che gravitino attorno a personaggi che non sono Goku, laddove invece Toriyama riusciva sempre a dare piccoli momenti di risalto a tutti i personaggi coinvolti. Indimenticabile, ad esempio, è il contributo del piccolo Gohan contro i tirapiedi di Freezer, o quello di Trunks e del padre contro Cell e gli Androidi. Nella saga di Moro invece tutti i personaggi vengono messi in secondo piano rispetto a Goku, l’unico in grado di combattere ad armi pari con un nemico per più di un capitolo.
Merus, unico personaggio che riesce a farsi ricordare dai lettori, riceve una fine più che dignitosa poi vanificata completamente dal suo tornare in vita. La reincarnazione del personaggio viene peraltro giustificata con un espediente di trama che ha ben poco senso: Merus è morto come angelo, ma adesso è tornato in vita come una persona normale. Inutile dire che non ci vengano date altre spiegazioni a riguardo, né se si tratti di una concessione occasionale o se sia qualche genere di prerogativa degli angeli nell’universo di Dragon Ball Super, creando un pericoloso precedente per cui anche Whis in futuro potrebbe subire una sorte simile.
L’impressione generale che il lettore ha al termine della saga di Moro è quella di aver letto una saga di Cell copiata… Abbastanza male. Gli elementi che le accomunano sono parecchi: Moro ha un potere molto simile a quello di Cell che gli permette di assorbire i poteri altrui ma risulta un cattivo molto meno carismatico dell’Androide. A un certo punto dello scontro Goku gli dà persino un Senzu, stessa cosa che fa contro Cell prima dello scontro col figlio Gohan, e a causa di un errore entrambi gli antagonisti finiscono per potenziarsi enormemente. Nel caso della saga di Cell l’errore era stato la superbia di Gohan nel non finirlo subito, nel caso di Moro, invece, Goku ha pietà nei suoi confronti e crede alla promessa dell’antagonista di tornare in prigione.
E le somiglianze non finiscono così: Cell viene infatti sconfitto dalla famosa ed iconica Kamehameha Padre-Figlio in quanto l’energia di Gohan non era sufficiente a sopraffarlo. Moro, invece, viene sconfitto grazie all’energia di Goku unita a… Quella di Ub.
Già, proprio l’Ub che conosciamo già grazie al finale di Dragon Ball Z. Questo arco narrativo è il primo in Dragon Ball Super ad introdurre il giovanissimo e futuro allievo di Goku e lo fa nel modo peggiore possibile: rendendolo un Deus Ex Machina.
Ub non ha alcuna utilità né sensatezza e tutto ciò che fa è spedire a Goku la propria energia così che il Saiyan possa sconfiggere Moro. L’introduzione di Ub per soli scopi di trama svilisce ciò che in futuro questo personaggio rappresenterà e crea un secondo pericoloso precedente: chi ci dice che in futuro qualche altro personaggio “misterioso” non salverà per il rotto della cuffia la Terra? E in effetti ciò succede nuovamente al termine della saga di Granolah pur con delle differenza fornite dal contesto: anche in quella occasione un personaggio esterno arriverà a salvare la situazione come un Deus Ex Machina.
Il modo, tra l’altro, in cui Goku assorbe l’energia di Ub per sconfiggere la forma gigante di Moro è decisamente stravagante persino per Dragon Ball. In un modo non troppo chiaro il protagonista proietta un’immagine gigante di se stesso attraverso l’aura e sconfigge Moro con un pugno che ricorda molto il Pugno del Drago del Super Saiyan 3.
Certo, la saga di Moro non manca di momenti epici e significativi come la morte di Merus, la prima trasformazione di Goku con l’Ultra Istinto, l’allenamento e il ritorno di Vegeta con annesso scontro con l’antagonista. Tutti momenti che aiutano almeno in parte a salvare un arco narrativo pieno di difetti e che probabilmente è il peggiore di Dragon Ball Super fino ad ora.