Che la Cina non si faccia scrupoli a epurare i propri funzionari lo sappiamo tutti. Quello che in certi casi sembra non convincere sono le motivazioni, come quelle dietro alla cacciata di ben 27 dipendenti della casa editrice scolastica del popolo, compreso il responsabile aziendale membro del Partito Comunista Cinese. Ciò è avvenuto in seguito a delle foto pubblicate da un’insegnante su Weibo, il social utilizzato in Cina. Al centro delle polemiche sono quindi finite alcune illustrazioni di vari libri di matematica (pubblicati circa 10 anni fa) realizzate a mo’ di fumetto.
Esse ritraggono dei bambini in momenti di gioco e di discussione. Tutto nella norma o almeno così sembra, visto che le illustrazioni sono state definite come “pornografiche, vergognose e contrarie all’estetica nazionale”. Secondo molti critici le immagini mostrano dei bambini “occidentalizzati” e con atteggiamenti non ritenuti idonei dal buon costume cinese. Tra le immagini criticate vediamo bambini con gonne alzate e le mutande in mostra, altri che fanno gesti come la linguaccia. Per non parlare di riferimenti alla bandiera americana e soprattutto un errore di disegno in quella cinese, con le stelle gialle mal posizionate rispetto al drappo.
Dopo lo scoppio dello scandalo, la casa editrice è immediatamente corsa ai ripari, rimuovendo i libri dal mercato e sostituendo le immagini incriminate. Ciò però non è bastato, in quanto la vicenda era già arrivata sui tavoli del ministero dell’istruzione, che dopo aver esaminato il caso è giunta alla conclusione che “Quei disegni non riflettono gli standard educativi della Repubblica popolare cinese e non diffondono un’immagine positiva dei nostri ragazzi”. Ciò ha ovviamente portato al licenziamento sia dei vertici della casa editrice che dei disegnatori che hanno realizzato il lavoro. Secondo la nota rilasciata dal partito i responsabili “sono stati trattati di conseguenza“, senza fornire altri dettagli.
Cina: le reazioni alla vicenda
Fa strano pensare che una vicenda del genere abbia ottenuto una tale risonanza in tutta la Cina. I commenti critici di molti utenti hanno però portato il governo ad intervenire per calmare la situazione. Anche dopo la comunicazione dell’allontanamento delle persone incriminate, molte persone su Weibo hanno commentato chiedendosi addirittura se la punizioni inflitte fossero sufficienti.
“Dobbiamo fornire ai nostri giovani esempi virtuosi tratti dalla millenaria tradizione cinese“. Questo invece il commento del Global Times, giornale di regime che per primo ha parlato della vicenda. Esempi dunque lontani da quelli dei libri scolastici in questione, con quei “bambini occidentali” che, secondo il governo e non solo, non possono quindi rappresentare il popolo cinese.
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Fonte: Corriere della Sera