Da ben 11 anni Futaba, una cittadina giapponese situata vicino alla centrale nucleare Fukushima Daiichi, impediva ai residenti di tornare nelle loro abitazioni per via di un ordine d’evacuazione, dovuto all’incredibile e tragico disastro avvenuto l’11 marzo 2011. Adesso, proprio nella giornata del 30 agosto 2022, gli abitanti potranno però riappropriarsi delle case che dovettero abbandonare in fretta e furia, insieme ai loro ricordi e alla loro vita quotidiana.
L’ordine d’evacuazione per la città situata nella prefettura di Fukushima, dov’è situato l’impianto nucleare della Tokyo Electric Power Company Holdings Inc., fu imposto per via dei due devastanti disastri naturali che si sono susseguiti uno dietro l’altro in quel maledetto giorno di marzo, con un terremoto così potente da scatenare un catastrofico tsunami nella parte nord-est del paese, provocando la fusione del reattore e rendendo l’area inevitabilmente colma di radiazioni.
Tra gli 11 comuni soggetti a questo disastro tanto storico quanto tragico, Futaba è l’ultima città a revocare l’ordine di evacuazione dopo tutti questi anni dall’evento. Adesso i residenti potranno tornare a casa, anche se l’80% della superficie cittadina rimane considerata una zona “difficile da bonificare”.
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Il ritorno dopo il disastro di Fukushima in Giappone
Più di 300 mila persone residenti vicino la centrale nucleaare furono costrette ad evacuare “temporanemaente”, e altre migliaia lo fecero d’iniziativa propria. La città dovette così svuotarsi, trasformandosi così in un mero scheletro di ciò che era prima una comunità vivace e attiva. Negli anni seguenti sono state effettuate molte operazioni di decontaminazione, consentendo ai residenti di coloro che prima abitavano qui di tornare nuovamente.
Le varie strutture pubbliche presenti a Futaba torneranno a lavorare regolarmente a partire dal prossimo lunedì, ma nel frattempo il lascito di questo spaventoso disastro rimangono ben impressi nelle menti di tutta la cittadinanza giapponese: città vuote, negozi colmi di articoli in vendita lasciati a sé stessi, case e templi che tengono traccia dei danni esterni, con finestre rotte e tetti crollati, auto e camion abbandonati per strada e tra i campi, rivestiti dalla ruggine.
Prima del disastro di Fukushima, Futaba aveva una popolazione di 7,100 persone; a luglio, ancora 5,500 abitanti rimanevano registrati nell’elenco dei residenti. Da marzo 2020 era consentito agli abitanti di entrare nella zona a nord-est di Futaba, ma non di viverci, poiché le radiazioni non superavano i 20 millisieverts l’anno. A luglio è stato poi lanciato un programma per permettere ai precedenti residenti di tornare temporaneamente, ma solo 85 persone facenti parte di 52 famiglie ne presero parte.
Più dell’80% del comune è indicato come “zona difficile da restituire”, avendo ancora alti livelli di radiazioni; un sondaggio condotto lo scorso agosto, afferma come il 60.5% dei residenti abbia deciso di non tornare, superando di molto quel 11.3% che invece desidera rientrare nella città. Futaba comunque ha molta strada davanti a sé, poiché anche le città che hanno riaperto ai propri residenti nel 2016 hanno ancora la necessità di far attendere le famiglie per decontaminare le loro zone.
Fonte: Mainichi