Ieri sulla piattaforma streaming Disney+ è arrivata la nuova serie del Marvel Cinematic Universe, ovvero She-Hulk: Attorney at Law. Grazie alla popolarità della protagonista e le trovate marketing di Marvel/Disney (tra Tinder e testimonial come Alessandra Amoroso), la serie non è passata inosservata ed è uno dei trend più popolari sui social. In più, con il 94% di recensioni positive su Rotten Tomatoes, Attorney at Law rimane una delle serie Marvel meglio accolte dalla critica.
Il pubblico invece è molto diviso sul giudizio del primo episodio della serie: e questo si riflette anche su Rotten Tomatoes, dove l’audience score è al 68% ed è più basso rispetto ai voti della critica. Ma una scena in particolare ha diviso gli spettatori: un dialogo che avviene tra Bruce Banner e She-Hulk/Jessica Walters a proposito del “catcalling” e del “sessismo”.
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She-Hulk e il dialogo sul “catcalling”: giusto di per sé o contestualizzato male?
La scena che ha scatenato il pubblico soprattutto su Twitter avviene nella seconda parte della prima puntata della serie. Su una spiaggia in Messico, Bruce Banner come “smart Hulk” sta cercando di insegnare alla cugina Jennifer come controllare il suo nuovo lato come She-Hulk.
La scena oggetto delle polemiche si genera da uno scontro di punti di vista tra i due Hulk: Bruce vuole sinceramente la cugina, ma Jennefer sin dall’inizio è capace di gestire la sua trasformazione come She-Hulk . Ma non solo, e qui arriviamo alla scena cruciale: Jennefer ribadisce di avere “un perfetto controllo della sua rabbia”, visto che lo fa continuamente nella vita di tutti i giorni, quando si trova vittima di catcalling, o “quando uomini incompetenti” pretendono di spiegargli il suo lavoro di avvocato.
Ecco la clip completa del dialogo tra i due protagonisti:
In molti hanno apprezzato il discorso di Jennefer, sul “sessismo” e sul “catcalling” che subiscono molte donne nella vita di tutti i giorni. Nel 2022 non si può che apprezzare l’apertura delle major a questi temi, spesso sottaciuti in passato o comunque trattati solo marginalmente dalle grandi produzioni.
La polemica è nata sulla sua “errata” messa in scena: infatti, Jennefer verso la fine si arrabbia con il cugino che vuole “proiettare” i suoi “stupidi problemi” su di lei; cosicché, a molti l’impressione che ha dato la serie è di una She-Hulk che estremizza il suo discorso, calpestando i problemi che ha sofferto Bruce Banner per dieci anni, solo perché è un uomo. Un esempio di tweet diventato virale sull’argomento (link):
Ora: questa scena promuove di per sé un messaggio positivo? O è un esempio dell’inserimento forzato di scene “girl power”? Non è facile rispondere, e bisogna ragionare con un punto di vista equilibrato. Da un lato, l’uscita finale di She-Hulk non è stata delle migliori. Ma anche qui: se si prosegue nella puntata, ci si accorge che la serie la fa passare quasi nel torto, e finisce per scusarsi sinceramente con Bruce per le “cattiverie” che gli ha detto.
D’altro canto, una She-Hulk così combattiva non è una scelta inedita Marvel/Disney per seguire la moda del “girl power”: Jennefer Walters già nel 1989 combatteva il “catcalling” e il “sessismo” nelle pagine della stupenda run di John Byrne, The Sensational She-Hulk (che ricordiamo essere una delle principali fonti di ispirazione per la caratterizzazione della Jennefer vista nell’MCU; a partire dalla rottura della quarta parete)
Su una cosa possiamo essere d’accordo: politicamente corretto o no, negli ultimi anni su internet e i social network ci si ritrova a discutere in maniera animata più di scene così che del prodotto in sé. Ci si dimentica che una scrittura migliore di molte serie e film, e un clima sui social più disteso e sano, gioverebbero molto di più alla fruizione dei contenuti e allo stesso internet.