Il successo di OnlyFans ha sicuramente colto di sorpresa numerosi competitori dell’industria del porno online, specialmente durante il periodo della pandemia, avendo raggiunto nel 2022 un guadagno cinque volte superiore a quello registrato nel 2020. Tuttavia, man mano che la compagnia cresceva, sulle piattaforme rivali i creator avevano iniziato a lamentare le limitazioni che Facebook e Instagram ponevano sui loro contenuti.
Ma mentre coloro che lavoravano per l’intrattenimento per adulti al di fuori di OnlyFans cercavano risposte per questa situazione, hanno scoperto anche un particolare decisamente strano: non solo Meta aveva iniziato a bannare i loro account per aver apparentemente pubblicato contenuti inappropriati, ma ad aggiungersi c’era anche la motivazione di essere sospettati di “attività terroristiche”.
I creator hanno cercato di approfondire ulteriormente queste strane accuse, e più indagavano più è diventato palese come ci fosse lo zampino di OnlyFans riguardo questi interventi: la piattaforma, infatti, sembra aver voluto pagare Meta per fare in modo di “marchiare” alcuni account, arrivando a farli bannare dai social di Zuckerberg.
L’accusa a OnlyFans e Meta
In tutto ciò, più di 20 mila creatori di contenuti per adulti presenti anche su OnyFans sarebbero stati inseriti in una blacklist di potenziali sospettati terroristi. Secondo una causa riportata dal Post, pagando delle tangenti nel 2018 OnlyFans avrebbe cospirato per aggiungere a questa lista gli utenti che operavano in altri luoghi sul web, inclusa anche la piattaforma “JustFor.Fans, altro competitor nel mercato delle iscrizioni online.
Tre diverse cause, riportate dal Post e BBC, andrebbero ad accusare una piattaforma di social media anonima e la stessa Meta di essere coinvolte in questa vicenda: decine di migliaia di account Instagram appartenenti a creatori su OnlyFans sarebbero stati bannati o si sono ritrovati con i loro post rimossi a causa della loro attività nei siti dei competitor e appartenenti a Meta.
Le cause – che nominano anche il proprietario di maggioranza di OnlyFans Leonid Radvinsky come imputato – affermano che le tangenti sarebbero state pagate intorno a ottobre 2018, quando le persone che hanno venduto contenuti tramite i rivali di OnlyFans sarebbero state colpite da un “enorme picco nell’attività di classificazione/filtraggio dei contenuti”, limitando la loro portata. Nel frattempo, gli utenti di OnlyFans hanno goduto di una “misteriosa immunità” a questa repressione.
Da quanto si presume, OnlyFans avrebbe evidenziato i loro profili a Meta, e quest’ultima poi avrebbe inviato i loro nomi in un database gestito dal Global Internet Forum to Counter Terrorism (GIFCT). Approcciato dalle testate giornalistiche, la GIFCT ha voluto rilasciare un commento, affermando come in realtà il database non sia stato realizzato per mettere in una blacklist i creatori di contenuti per adulti, per i quali siti come OnlyFans sono popolari, ma potenziali terroristi.
La tecnologia avanzata permette alla GIFCT di allertare le compagnie come Facebook, Snapchat e YouTube per contenuti potenzialmente dannosi che possono essere indagati e rimossi dai siti social. Gli account bannati su una piattaforma Meta vengono generalmente “shadowbannati” anche sulle altre piattaforme dell’azienda, portando così ad un “blackout totale” e rendendo impossibile per gli utenti pubblicizzare il loro contenuto.
Una portavoce della GIFCT ha voluto chiarire come la “lista nera” o, secondo le sue parole, il databese di contenuti terroristici, serva a registrare le attività terroristiche nelle varie piattaforme online. Solo video e immagini verrebbero archiviati, e nulla viene rimosso automaticamente dalle altre piattaforme.
Al suo posto, una volta che il contenuto viene “archiviato e marchiato” (hashed), ogni piattaforma considera la situazione a seconda del tipo di entità terroristica o della gravità del contenuto, misurando così a seconda delle proprie politiche se sia qualificato o meno per essere rimosso o segnalato. La portavoce aggiunge anche come gli account Instagram non sarebbero “archiviati”, ma solo le immagini e i video; inoltre, non ci sarebbe una lista nera degli utenti, anche se il GIFCT analizza chi produce il contenuto che l’organizzazione archivia.
La GIFCT è stato formato da Meta, Microsoft, Twitter e YouTube di Google nel 2017 in uno sforzo congiunto per fermare la diffusione di video di sparatorie di massa e altro materiale terroristico online. Quando un membro del gruppo segnala una foto, un video o un post come relativo a un terrorismo, un’impronta digitale chiamata “hash” viene condivisa tra tutti i suoi membri. I ricercatori della Electronic Frontier Foundation Svea Windwehr e Jillian C. York hanno scritto nel 2020:
“A causa della proliferazione del database GIFCT, qualsiasi classificazione errata di un video, un’immagine o un post come contenuto ‘terroristico’ riecheggia attraverso le piattaforme dei social media, minando il diritto degli utenti alla libertà di espressione su più piattaforme contemporaneamente”.
“Sebbene essa sembri un approccio efficiente al difficile compito d’identificare e rimuovere correttamente i contenuti terroristici, significa anche che un unico database potrebbe essere utilizzato per determinare quali sono le parole ammissibili e cosa viene rimosso, in tutto il tutta Internet”.