A partire dalla seconda metà del 20° secolo, l’uomo ha iniziato a studiare l’intelligenza artificiale, ossia un particolare algoritmo che permette alla macchina di svolgere operazioni razionali in modo indipendente dall’azione umana.
Dopo quasi 70 anni di ricerca, le intelligenze artificiali hanno compiuto enormi passi in avanti tanto che, talvolta, le decisioni prese dall’algoritmo possono sembrare, a un occhio non esperto, provenire da un essere umano in carne ed ossa e non da una macchina.
Sebbene però le intelligenze artificiali oggi risultino assai avanzate queste non possono assolutamente essere paragonate a un essere umano, né per ragionamento, né per diritti. Una simile linea di pensiero è sicuramente condivisa dalla Corte d’Appello federale degli Stati Uniti d’America, che ha stabilito con una recente sentenza che le intelligenze artificiali non hanno la facoltà di brevettare, in quanto non sono esseri umani.
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Intelligenze artificiali VS Corte d’Appello federale
Il caso deciso dalla Corte statunitense vede contrapporsi Stephen Thaler, studioso e ricercatore in materia di IA che da anni cerca di far brevettare alcune “invenzioni” elaborate da intelligenze artificiali da lui sviluppate, con l’Ufficio brevetti e marchi statunitense (United States patent and trademark Office), che ha rigettato tutte le domande di brevetto presentate dalle IA del signor Thaler.
Il motivo che ha portato l’ufficio brevetti e marchi a rigettare le domande di brevetto è che queste attribuissero la paternità delle invenzioni non a delle persone, bensì a delle intelligenze artificiali, alle quali non può essere riconosciuto il diritto d’autore in quanto solo gli esseri umani possono essere titolari di diritti.
Al termine del procedimento, iniziato nel lontano 2019, ha Corte giudicante ha rigettato la domanda di Thaler, corroborando così la tesi sostenuta dall’Ufficio statunitense. Uno dei giudici che partecipavano al collegio, Leonard P. Stark, ha sottolineato la rilevanza filosofica e metafisica della questione su cui la Corte doveva esprimersi.
La sentenza si muove interamente in punta di diritto: stando a ciò che è riportato nel Patent Act, solo e soltanto gli esseri umani possono detenere un brevetto, ciò di conseguenza esclude a monte ogni interpretazione estensiva della norma in favore di entità diverse dalla persona. Al termine dell’ultima udienza, Thaler ha dichiarato di voler impugnare la sentenza davanti alla Corte Suprema federale.
Fonti: HDblog