È periodo di ferie e vacanze: solo ad agosto gli italiani in partenza sono 22 milioni. Dopo tre anni di pandemia, sia i nostri connazionali che i turisti stranieri tornano a organizzare i propri viaggi quasi con lo stesso gusto di prima.
Una delle piattaforme più utilizzate durante l’organizzazione di un viaggio, per quanto riguarda l’alloggio, è sicuramente Booking.com. Eppure, nonostante sia uno dei siti più utilizzati per trovare una struttura ricettiva, bisogna fare attenzione poiché, come tutti i siti in cui sono terzi a postare gli annunci, non è affatto esente da truffe.
A dimostrazione di ciò, basta osservare ciò che è successo qualche anno fa a un uomo milanese che quest’anno ha finalmente vinto la causa intentata all’epoca contro un albergatore truffaldino, tutto grazie all’intervento del CODACONS che ha rappresentato il turista in tribunale.
La truffa su Booking delle foto non veritiere e degli alloggi che in realtà non esistono
La storia del 44enne milanese risale a giugno 2018: l’uomo aveva organizzato le sue ferie in Puglia, prenotando un soggiorno di 10 giorni in un albergo di Vieste trovato su Booking.com., al prezzo di 2.250 euro pagati in anticipo. A quanto visto dal turista nelle immagini presenti sull’inserzione dell’hotel, questo doveva essere fornito di una bella spa, una gran palestra e un’ottima piscina.
Una volta arrivato in hotel, l’uomo si è subito reso conto che i servizi dichiarati su Booking erano totalmente diversi da quelli delle foto da lui viste: la piscina era poco più profonda di una vasca da bagno, la palestra consisteva solo in un attrezzo e un tapis roulant. L’uomo ha subito reso manifesta al titolare la sua intenzione di andare via e richiedere il rimborso, ma gli è stato fatto presente che questo sarebbe avvenuto solo in caso di nuova prenotazione della sua camera, che nel frattempo fu rimessa sul sito.
Alcuni giorni dopo, il turista ha deciso di rifare le valigie. A nulla è servita l’offerta di Booking di mettere da parte la controversia in cambio di un rimborso da 1.000 euro: il turista era deciso ad appellarsi alla magistratura. Adesso, dopo tre anni, il giudice di pace di Milano Alexia Dulcetta ha accolto il ricorso del turista e ordinato alla struttura ricettiva di rimborsare i restanti giorni pagati e non goduti, oltre che delle spese processuali.
Oltre alle controversie inerenti ai servizi di scarsa qualità, un’altra tipologia di truffa che è possibile trovare su Booking è quella delle cosiddette “case vacanza fantasma”: cioè annunci fasulli di sistemazioni che non esistono o non sono conformi alla descrizione.
Ne è un esempio quanto successo recentemente a Londra: diversi turisti e una donna londinese sono stati vittime proprio di questa tipologia di truffa e, anche stavolta, i malfattori hanno sfruttato Booking.com.
Nel solo mese di luglio, una donna londinese si è trovata davanti casa decine di turisti provenienti da diverse parti del mondo che, a loro dire, avevano prenotato l’abitazione su Booking. La donna, però, non aveva mai messo un annuncio del genere sul sito e si è trovata completamente spiazzata:
“Qualcuno ha bussato alla porta. Ho aperto e c’era questa povera donna, molto stanca, forse proveniente da Hong Kong. Sua figlia era in fondo al cancello con centinaia di bagagli, mi sembrava come se fossero appena arrivate dall’aeroporto. Hanno detto di aver prenotato la mia casa con Booking.”
La disavventura dei turisti, e della povera proprietaria di casa, era solo iniziata:
“Alcune ore dopo altri tre o quattro turisti hano bussato alla porta dicendo di aver prenotato tramite Booking. Venivano da tutto il mondo: australiani appena arrivati, persone dall’Arabia Saudita e gente dal nord dell’Inghilterra. Non riuscivo a crederci.”
Qualcuno aveva usato il suo indirizzo di casa, accompagnandolo con foto di una abitazione completamente diversa, per ingannare i turisti. L’unica cosa che ha potuto fare la donna è stata mandarli via con molto dispiacere ma anche con parecchia preoccupazione: nonostante fossero tutte persone gentili, ha detto la donna, sarebbero potuti benissimo comparire davanti alla sua porta turisti non così compiacenti.
I turisti sono arrivati tra il 4 e il 29 luglio e nonostante il 5 luglio la donna avesse fatto presente a Booking della faccenda, il sito ha tolto l’inserzione con il suo indirizzo solamente dopo sei giorni. Dopo il fattaccio, sono arrivate le scuse di Booking.com che ha chiarito di aver offerto alle persone coinvolte nella truffa supporto per effettuare rimborsi, cambi di alloggio e per gestire le spese aggiuntive.
Fonte: Corriere della Sera, BBC