Cloudflare è una società, con sede a San Francisco (California), che si occupa di content delivery network e rappresenta una dei maggiori fornitori di servizi Dns (Domain name system). In parole povere, la multinazionale statunitense fornisce quel sistema che traduce un indirizzo web in un indirizzo IP numerico. Tale funzione è molto importante sulla rete perché permette ai vari dispositivi elettronici di identificare con certezza la pagina web.
Il Tribunale di Milano, però, ha ordinato alla società californiana di bloccare l’accesso a 3 particolari siti in Italia accusati di violare la legge sul diritto d’autore: è la prima volta che un giudice italiano utilizza un simile provvedimento contro una società del calibro di Cloudflare.
L’ordine imposto a Cloudflare
L’intero caso è partito dalla causa, intentata contro Cloudflare, da 3 società, ossia Sony music Italia, Universal music Italia e Warner music Italia. L’azione congiunta tra le imprese è stata coordinata da IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), vale a dire l’ente internazionale che tutela e rappresenta gli interessi delle etichette discografiche.
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La richiesta posta al Tribunale è stata accolta con favore dal giudice, il quale ha ordinato che il convenuto, ossia Cloudflare, blocchi l’accesso, su tutto il territorio italiano, ai 3 siti incriminati per violazione delle leggi sul diritto d’autore.
Il commento a caldo
Frances Moore, Amministratore Delegato di IFPI, ha commentato favorevolmente l’accoglimento della domanda giudiziale. A detta sua, la decisione presa dal giudice è molto importante, poiché manda “un chiaro messaggio ad altri intermediari online”, anche questi infatti potranno essere “soggetti ad azioni se i loro servizi venissero utilizzati per la pirateria musicale”.
Ordinando a CloudFlare di interrompere l’accesso a questi siti il tribunale di Milano ha emesso un’importante sentenza che riteniamo invii un chiaro messaggio ad altri intermediari online, i quali a loro volta potrebbero essere soggetti ad azioni se i loro servizi venissero utilizzati per la pirateria musicale
Frances Moore, Amministratore Delegato di IFPI
L’Amministratore Delegato ha anche aggiunto che i siti in questione, già bloccati in passato dall’AGCOM sempre per violazione del diritto d’autore, “sottraggono entrate ai servizi musicali licenziati e, in definitiva, a coloro che investono e creano musica”.
Fonti: Wired