Il 6 Luglio approda nelle sale italiane il nuovissimo prodotto targato Marvel Studios, “Thor – Love and Thunder“. Con questo film , scritto e diretto da Taika Waititi, e rientrante di consueto nel grande schema del Marvel Cinematic Universe, il tanto amato “Dio del Tuono” diventa ufficialmente il primo personaggio a ricevere un quarto capitolo stand-alone all’interno della saga supereroistica.
Segue la recensione del film, rigorosamente senza alcun tipo di spoiler.
“Thor – Love and Thunder”: L’MCU, l’Heavy-Metal e le Emozioni.
“Thor – Love and Thunder” non presenta particolari ed evidenti agganci con il resto delle più recenti pellicole della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Occupando il suo posto nella cronologia filmico-narrativa ideata da Kevin Feige, la pellicola riprende dall’esatto punto in cui si erano momentaneamente divise le strade tra il pubblico e il Figlio di Odino: mentre Valchiria regna in New Asgard, la nuova terra degli asgardiani, Thor vaga, con i Guardiani, tra vari pianeti della Galassia.
Questa volta, a minacciare le sorti (“divine”) dei protagonisti è Gorr (il Macellatore di Dei), interpretato niente meno che da Christian Bale, che merita di certo una menzione d’onore: l’attore statunitense, infatti, presta il volto ad un antagonista cupo, vendicativo, a tratti inquietante, ma che cela una sorprendente umanità ed empatia. All’interno del film viene marcato, in modo particolare, lo stereotipo ricorrente dell’utilità del villain per la crescita dell’eroe: un connubio di qualifiche che permettono al personaggio di Gorr di classificarsi come uno dei migliori antagonisti dell’intero Marvel Cinematic Universe.
Seguendo la scia di “Thor – Ragnarok“, il terzo capitolo dedicato al personaggio (che ha diviso l’audience in due fazioni ben distinte), Taika Waititi confeziona un’opera trascinante, ritmata, che rispecchia a pieno il suo titolo, e che trova il suo punto di forza, da un lato, nelle prestazioni del cast, e, dall’altro, nella singolare lettura di valori morali e significati profondi.
Oltre a Chris Hemsworth, ormai veterano dell’intera saga, Tessa Thompson e la sua Valichiria (“Val”), e il sopracitato Christian Bale nei panni di Gorr, emerge, senz’ombra di dubbio, il ritorno di Natalie Portman, che torna a vestire il ruolo della scienziata Jane Foster alias “Potente Thor” (nel film in questione) ed ex-interesse amoroso di Thor.
La generale preoccupazione concernente il film, e il suo irriverente regista/scrittore, ricadeva sulla sua attinenza (o meno) alla controparte fumettistica del personaggio di Mighty Thor (la Potente Thor), e in particolare alla relativa “run” a fumetti di Jason Aaron, tanto acclamata da critica e pubblico: la pellicola, dal canto suo, rimane piuttosto fedele alle pagine e alla storia da cui il cineasta neozelandese prende liberamente ispirazione, offrendo, di fatto, un’esperienza di grande impatto scenografico, che mescola forte comicità contemporanea a una grande emotività e profondità, senza mai, però, spezzare momenti prettamente drammatici con l’utilizzo di battute o sequenze ironiche.
Confermando il coinvolgente potere audio-visivo trasmesso dalla moderna filmografia definita come “Film-Concerto”, Taika Waititi e Michael Giacchino prendono detta nozione alla lettera, orchestrando una ballata rock a suon di Guns ‘N Roses e vari arrangiamenti metal da parte del compositore americano, che conferiscono al prodotto un’enfatica qualità acustica, un ritmo ben scandito e un forte intrattenimento dal primo all’ultimo minuto.
“Thor – Love and Thunder” si presenta al pubblico come una peculiare romantic-comedy, che quando deve far ridere, lo fa in maniera piuttosto decisa (non a caso lo stesso Waititi lo ha definito come un “Ragnarok portato all’ennesima potenza”), ma quando si rivolge ad argomenti delicati e di un certo spessore, si prende imprevedibilmente sul serio, e lascia delicatamente passare fra le righe alcune tematiche legate alla caducità della vita, al dolore, alla perdita, e all’amore e alla sua capacità di reindirizzare gli animi perduti sulla retta via.