Anche in Giappone durante questi anni di pandemia sono state prese diverse misure per tenere a galla l’economia, bruscamente disturbata dalle varie chiusure di negozi, bar e ristoranti, oltre che dall’invito di rimanere a casa da parte del governo nipponico. Adesso, le infezioni sembrano aver raggiunto un plateau piuttosto incoraggiante, anche in vista dell’arrivo dell’estate e della ripresa del turismo domestico.
Nel programma realizzato in risposta al coronavirus, ogni città giapponese ha avuto il compito di dare agli infetti dal COVID-19 dei “ristori” pari a 100mila yen (poco meno di 1000 dollari) a coloro che si sarebbero registrati per richiederli. Sebbene queste misure siano state criticate per essere “troppo generose”, sospettando che qualcuno ne avrebbe certamente approfittato, molti cittadini giapponesi hanno mostrato la loro gratitudine per l’aiuto che il governo ha voluto e continua a dare.
Ancora oggi vengono di volta in volta inviati altri ristori, ma ciò che è accaduto nella città di Abu, nella prefettura di Yamaguchi, ha lasciato senza parole prima l’intera cittadina, e poi tutto il Giappone. Infatti, in questa località di appena 3300 persone, 463 residenze avevano fatto domanda per i ristori da 100mila yen, ma a ricevere TUTTI i soldi è stato il conto corrente di un singolo abitante.
La velocità con cui si sperpera denaro in Giappone
Da quanto è poi emerso dalle parole dei rappresentanti della cittadina, un membro dello staff avrebbe compiuto un qualche errore tecnico nel sistema quando è andato a processare le richieste, causando così l’invio di ben 46 milioni di yen (circa 362mila dollari) tutti nello stesso conto bancario. C’è poi stato il tentativo di contattare la persona che ha ricevuto i soldi in questione, ma una volta raggiunta, essa avrebbe affermato di “aver trasferito tutti i fondi nel conto di un’altra istituzione finanziaria”.
Non è chiaro cosa egli intendesse con ciò: i soldi non sarebbero stati usati per ripagare un qualche debito, ma ci sono stati pochi altri indizi su dove essi potrebbero essere andati a finire. Per contro, il fortunato ha detto che “non poteva più essere annullato. Non scapperò, pagherò per il mio crimine…”. Certo, un’affermazione tanto criptica quanto nobile, ma difficile che la città riesca ad ottenere qualche risarcimento da ciò.
Il sindaco di Abu, Norihiko Hanada, non ha potuto evitare di scusarsi pubblicamente, confermando l’invio di un’ulteriore serie di ristori da 100mila yen alle 463 residenze, e tra esse è inclusa anche quella che ha ricevuto la lauta somma di 46 milioni di yen. Insomma, questi sono alcuni dei momenti che ti fanno desiderare di vivere in Giappone.
In aggiunta, sono sorti anche diversi commenti riguardo questa vicenda: cosa ne ha fatto davvero dei soldi? Li avrà nascosti nei cassetti? Tutto sommato, la colpa non è di chi ha sbagliato nel mandare i ristori? Avranno avuto la sfiga di mandarli proprio a chi era in grado di riciclarli così rapidamente? Chissà, intanto, qualcuno si è sentito ricco per qualche ora.