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La Rai in un servizio sui giovani e i videogiochi: “come cocainomani” e “hanno un minore QI”

La Rai non è nuova nel presentare sui propri canali discussioni che argomentano (spesso in modo alquanto controverso) il modo in cui internet e la tecnologia vanno a influire sulla vita delle persone, attraverso dei servizi che puntano quasi sempre nel “degradare” in qualche modo i giovani (nonostante il web in generale sia frequentato ormai da ogni fascia d’età, e utilizzato universalmente per svolgere le principali attività della vita quotidiana).

In un servizio andato in onda sul TG1 il 12 aprile, la Rai torna nuovamente a parlare dei fenomeni che la diffusione dell’internet in questi ultimi anni ha apportato, ospitando nello studio dell’emittente il Senatore di Forza Italia e giornalista Andrea Cangini. Discutendo dell’intrattenimento digitale, il quale si estende oltre al videogioco, si mettono in luce alcune problematiche effettivamente riconoscibili, ma in delle modalità che lasciano piuttosto perplessi, tanto da chiedersi se il politico sia davvero conscio delle tesi che sostiene.

Nell’intervista infatti viene dato spazio ad un dialogo piuttosto surreale, tra accuse verso i giovani che dovrebbero avere un “quoziente intellettivo inferiore” rispetto al passato, e quelle di essere come dei “cocainomani” nei confronti dei videogiochi.

Rai

La Rai e il “CocaWeb” del Senatore di Forza Italia

Premettendo come sia indiscutibile il fatto che al giorno d’oggi si faccia un eccessivo affidamento su internet e la tecnologia, e non sia raro finire con “l’intossicarsi” per via delle numerose interazioni (positive e negative) che si possono effettuare con i social, il modo in cui viene trattato questo problema all’intervista sul telegiornale della Rai non ha convinto molti telespettatori.

Andrea Cangini, autore del libro “CocaWeb. Una generazione da salvare”, sostiene come i videogiochi e i social abbiano lo stesso identico effetto della cocaina sui giovani, secernendo “l’ormone che trasmette la sensazione del piacere”; da quando le console e gli smartphone sono giunti nelle mani di tutta la popolazione pare inoltre che i problemi e disagi psicologici siano in forte crescita. Egli si sarebbe avvalso dell’opinione di psicologi, neurologi, psicoterapeuti e altri esperti del settore, con un’indagine realizzata dalla commissione Istruzione al Senato che si rivolge al rapporto tra studenti e il digitale.

Mentre Cangini dice che la generazione attuale possiederebbe un quoziente intellettivo minore di quelle che l’hanno preceduta, l’intervistatrice della Rai fa poi riferimento a un qualche “termine cinese” coniato per descrivere “coloro che si trovano con la testa piegata sullo smartphone, che non si guardano in faccia e non leggono libri” (probabilmente parlando – erroneamente – del termine giapponese “hikikomori”), raccontando poi l’esperienza di un “giovane” (ma non tanto) che ha chiesto aiuto per staccarsi dal web.

https://www.youtube.com/watch?app=desktop&fbclid=IwAR3w3R5Hw8TURN1xGar29nUH_e7NkTYPHlLklUZabQ52j0ePc12OLQmgd9I&v=AANhjCbWJHM&feature=youtu.be

Ma ecco che, parlando degli hikikomori e di quanto questo fenomeno sia diffuso, arriva il punto clou di tutta l’intervista della Rai, dove viene mostrata una profonda incoerenza da parte del senatore, e un modo decisamente poco utile per risolvere la questione.

“Se io, lei, chiunque di noi ha un figlio drogato nel senso tradizionale, sa di avere un problema e lo affronta. Tutti noi – e io stesso – preferiamo non affrontare il problema dei nostri figli, che non sono meno drogati dal web rispetto alle droghe tradizionali, perché questo ci consente di non renderci responsabili. Per questo il libro sostiene come ci siano tante cose da fare, ma che non si fanno”.

“Arriverà un momento come il tabacco: ci si è accorti che fumare fa male – io fumo, e so che fa male – e credo che sia giusto che le compagnie del tabacco investano per dire “il tabacco fa male”. Vorrei che le compagnie del web destinassero parte del loro fatturato a dire “il web fa male ai giovani”.

Difficile che inserire un avvertimento del genere riesca in qualche modo ad aumentare un utilizzo consapevole, vista l’efficacia che hanno le scritte presenti sui pacchi di sigarette. Insomma, si tratta un’altra volta di un caso d’informazione fatta male da parte di RAI, per un argomento in realtà attuale e delicato, che affligge numerosi soggetti e che dovrebbe essere trattato con la dovuta coscienza e consapevolezza verso gli elementi discussi.

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Marina Flocco

Marina Flocco

Fruitrice seriale di videogiochi, anime, manga, tutto ciò che è traducibile dal giapponese.

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